GEORGIA: L’UE dà l’ok alla liberalizzazione dei visti

La Georgia ha ottenuto la liberalizzazione dei visti dall’Unione Europea. Dopo cinque anni di intense trattative la decisione finale è arrivata lo scorso 2 febbraio, quando il Parlamento europeo, con 553 voti a favore, 66 contrari e 28 astenuti, si è espresso in favore dell’abolizione dell’obbligo del visto per i cittadini georgiani, che potranno così entrare nello spazio Schengen per periodi non superiori a 90 giorni, in un arco di 180 giorni.

Dopo il via libera del Parlamento, prima della definitiva attuazione la liberalizzazione dovrà essere formalmente approvata dal Consiglio europeo (la votazione è prevista a fine febbraio), anche se quest’ultimo ha già trovato un accordo con il Parlamento lo scorso dicembre. In seguito all’approvazione da parte del Consiglio, verso la fine di marzo la nuova normativa potrebbe già entrare ufficialmente in vigore, facilitando così l’ingresso dei cittadini georgiani nei paesi UE.

La liberalizzazione dei visti rappresenta il coronamento di un percorso, intrapreso nel 2012, che ha portato negli ultimi anni il governo georgiano a promuovere ampie riforme e nuove leggi valutate positivamente da Bruxelles, che nonostante alcune iniziali remore ha deciso di premiare gli sforzi fatti da Tbilisi. Proprio la liberalizzazione dei visti e, più in generale, l’intensificazione dei rapporti con l’Unione Europea, hanno da sempre rappresentato due dei principali punti chiave dell’agenda politica del Sogno Georgiano, l’attuale partito di governo, al potere dal 2012.

Nonostante la decisione di abolire l’obbligo del visto per soggiorni di durata limitata, l’Unione Europea è però voluta comunque correre ai ripari, introducendo insieme alla liberalizzazione un meccanismo che consentirà a Bruxelles di sospendere per 9 mesi l’esenzione dal visto nel caso venga registrato un improvviso aumento delle richieste d’asilo, nel caso non venga rispettato il limite dei 90 giorni e nel caso si verifichi un sostanziale aumento del rischio per la sicurezza e l’ordine pubblico. Se poi il problema dovesse persistere, l’UE sarà in grado di estendere la sospensione per altri 18 mesi, non prima però di aver consultato il Parlamento europeo. All’indomani del voto del Parlamento il primo ministro georgiano Giorgi Kvirikashvili ha voluto comunque tranquillizzare Bruxelles, assicurando che i cittadini georgiani avrebbero mostrato “un’eccezionale responsabilità nell’accettare e rispettare questo traguardo, osservando scrupolosamente le leggi dei paesi ospitanti”.

La liberalizzazione dei visti, come ha affermato il presidente georgiano Giorgi Margvelashvili, sarà applicabile anche ai cittadini residenti nelle repubbiche di Abkhazia e Ossezia del Sud, regioni de facto indipendenti ma rivendicate dalla Georgia e non riconosciute dall’UE. Come ha ricordato Margvelashvili, abkhazi e sud-osseti potranno però viaggiare liberamente nello spazio Shengen solo se in possesso di un passaporto biometrico georgiano. In risposta, il Ministero degli Esteri di Sukhumi ha definito le parole del presidente georgiano “l’ennesima trappola studiata per trarre in inganno i cittadini abkhazi”, così come lo è stata in passato l’idea di introdurre il “passaporto neutrale”, proposto da Tbilisi nel 2011, iniziativa che però ha finito per rivelarsi un fallimento.

Chi è Emanuele Cassano

Ha studiato Scienze Internazionali, con specializzazione in Studi Europei. Per East Journal si occupa di Caucaso, regione a cui si dedica da anni e dove ha trascorso numerosi soggiorni di studio e ricerca. Dal 2016 collabora con la rivista Osservatorio Balcani e Caucaso.

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