GEORGIA: Nuovo accordo con Gazprom, ma Tbilisi ci guadagna?

La Georgia è destinata a monetizzare il transito del gas russo diretto in Armenia. In seguito a una riunione di governo svoltasi lo scorso 11 gennaio, i vertici del governo georgiano hanno infatti deciso di firmare un nuovo contratto biennale con Gazprom, il colosso russo del gas naturale, accettando dopo lunghi negoziati la proposta della controparte russa, decisa ad adottare un diverso sistema di compensazione finanziaria per il transito del gas diretto in Armenia.

Ogni anno Gazprom convoglia in totale 2,4 miliardi di m³ di gas in Armenia, di cui 0,3 miliardi vengono trattenuti dalla Georgia. Infatti, secondo quanto previsto dal contratto precedentemente in vigore, scaduto lo scorso 31 dicembre, Gazprom cedeva alla Georgia il 10% del gas naturale trasportato attraverso il paese caucasico come spesa di transito. Il nuovo accordo prevede invece un cambio nel metodo di pagamento, con la Georgia che riceverà una compensazione monetaria direttamente proporzionale alla quantità di gas russo che transiterà nel proprio territorio; tutto questo senza fare aumentare al contempo la dipendenza di Tbilisi dalle risorse energetiche di Mosca, come ha ricordato il ministro dell’Energia Kakha Kaladze, che ha inoltre evidenziato come la compensazione finanziaria di cui godrà la Georgia rappresenterà una delle tariffe di transito più alte d’Europa. Il nuovo accordo entrerà in vigore nel 2018, e fino ad allora le due parti continueranno a rispettare i termini del contratto scaduto a fine 2016.

Più gas dalla Russia?

Secondo il nuovo accordo la Georgia sarà inoltre in grado di richiedere forniture supplementari di gas a un prezzo ribassato, in modo da poter venire incontro all’aumento della richiesta di gas naturale nel periodo invernale, acquistando l’oro blu a 185 dollari ogni 1.000 m³ (secondo il vecchio contratto Tbilisi poteva comprare il gas russo al prezzo di 215 dollari ogni 1.000 m³). Attualmente, la Georgia importa la maggior parte del gas naturale dall’Azerbaigian, importante partner economico che negli ultimi anni ha consentito a Tbilisi di rompere la dipendenza energetica da Mosca. Ma se durante la presidenza di Saakashvili il consumo di gas russo è finito per calare drasticamente anno dopo anno, in seguito alla salita al potere del Sogno Georgiano le autorità hanno firmato un nuovo contratto con Gazprom, ripristinando i contatti con il colosso russo.

Negli ultimi anni le autorità hanno provato ad aumentare la quantità di gas russo immesso nel mercato georgiano, in modo da fare concorrenza al gas azero e creare una situazione più favorevole per i consumatori. Il progetto è stato però bocciato dall’opposizione, che ha contrastato con fermezza ogni trattativa, accusando il governo di voler aumentare la dipendenza energetica dalla Russia e puntando il dito contro l’ex primo ministro Bidzina Ivanishvili, miliardario e fondatore del Sogno Georgiano, colpevole secondo l’opposizione di volere stringere i legami con Gazprom per soddisfare alcuni interessi personali. Nuove proteste sono state organizzate nel marzo scorso, quando per spingere il governo a rifiutare le offerte avanzate dal colosso russo l’opposizione ha organizzato una vera e propria catena umana lunga circa sette chilometri, che dall’ambasciata russa si è estesa fino ai principali edifici governativi, convincendo le autorità a rinunciare alle trattative con Gazprom e firmare un nuovo contratto con la compagnia azera SOCAR.

Una mossa preventiva

Nonostante l’ottimismo di Kaladze, i termini stabiliti da Gazprom, accettati solo dopo due cicli di negoziati falliti, non sembrano avere convinto del tutto l’opinione pubblica georgiana. Per dissuadere il governo dal firmare il nuovo contratto con il colosso russo, definito da alcuni attivisti “il meno affidabile dei partner economici della Georgia”, una parte della società civile, guidata dalla piattaforma “A Difesa della Libertà”, ha organizzato per il 18 gennaio una manifestazione pubblica nel centro di Tbilisi, evidenziando come questo accordo metta il paese caucasico in una situazione di svantaggio. Lo stesso ministro dell’Energia, commentando la decisione di accettare l’offerta di Gazprom, ha affermato che “l’unica altra opzione era quella di continuare a far transitare il gas illegalmente”, essendo scaduto il precedente contratto, e in una situazione del genere continuare a trattenere una parte del gas russo diretto in Armenia avrebbe quindi costituito un furto.

La decisione di accettare i termini proposti da Gazprom non è però solo figlia della necessità di legalizzare l’acquisizione di una parte del gas russo diretto in Armenia, ma può essere anche interpretata come un tentativo del governo georgiano di mettersi al riparo da un possibile cambiamento dello scenario politico internazionale. Il recente insediamento di Trump alla Casa Bianca potrebbe infatti ridisegnare i rapporti tra la NATO e i paesi dell’Europa orientale, Georgia compresa, con il paese caucasico che, dopo anni passati a cercare riparo sotto l’ala protettiva dell’Alleanza atlantica, potrebbe ritrovarsi costretto a rivedere la propria politica estera e riconsiderare il rapporto con Mosca, per evitare l’isolamento politico.

Chi è Emanuele Cassano

Ha studiato Scienze Internazionali, con specializzazione in Studi Europei. Per East Journal si occupa di Caucaso, regione a cui si dedica da anni e dove ha trascorso numerosi soggiorni di studio e ricerca. Dal 2016 collabora con la rivista Osservatorio Balcani e Caucaso.

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