GEORGIA: L’ex presidente Saakashvili annuncia il ritorno in patria

DA TBILISI– L’ex presidente Michail Saakashvili ha annunciato, in un’intervista al canale televisivo Rustavi 2, il suo ritorno in Georgia in vista delle elezioni parlamentari di ottobre.

Saakashvili aveva lasciato il paese caucasico nel novembre 2013 in seguito alla doppia sconfitta nelle tornate elettorali del 2012 e del 2013 contro la coalizione del Sogno Georgiano guidata dal miliardario Bizina Ivanishvili. L’ex capo di stato ha speso gli anni del suo esilio prima a New York e poi, da circa un anno, come governatore della città ucraina di Odessa. Nel frattempo, in patria, similmente a molti funzionari del suo vecchio governo, è stato accusato e condannato per la repressione violenta di alcune manifestazioni anti-governative a Tbilisi nel novembre del 2007.

Le dinamiche del suo esilio permettono di dare uno sguardo sul personaggio, che gode di una grande popolarità, soprattutto negli Stati Uniti (in particolare tra le fila del Partito Repubblicano) e nell’Europa orientale, ma il cui operato, al contempo, ha generato pareri contrastanti all’estero e in Georgia.

Saakashvili ha guadagnato la sua fama grazie, soprattutto, alle riforme radicali lanciate nel decennio della sua presidenza della Georgia tra il 2003 e il 2013. Infatti, salito al potere in seguito alla cosiddetta Rivoluzione delle Rose, è riuscito a creare, partendo da quello che era, di fatto, uno stato fallito caratterizzato da livelli di corruzione altissimi, istituzioni basate su modelli occidentali che costituiscono un unicum nello spazio post-sovietico (escludendo i paesi baltici) in quanto a trasparenza ed efficienza.

Alcune delle riforme che hanno maggiormente cambiato la vita quotidiana dei cittadini sono state, ad esempio, quelle volte all’eliminazione delle pratiche di corruzione della polizia  con il licenziamento in tronco di circa 16 mila poliziotti e la completa riorganizzazione delle forze dell’ordine, divenute uno dei fiori all’occhiello dell’azione di governo.

Più dibattuta, soprattutto all’estero, la gestione di Saakashvili della situazione con le due regioni separatiste dell’Abkhazia e dell’Ossezia che, secondo l’inchiesta Tagliavini lanciata dall’Unione Europea, è stata una delle cause primarie dello scoppio della cosiddetta guerra dei cinque giorni con la Russia nell’agosto del 2008 che ha definitivamente allontanato ogni possibilità di reintegrazione dei due territori.

In Georgia, invece, la figura di Saakashvili causa discussioni a causa dell’uso indiscriminato di metodi coercitivi da parte dello stato nel corso della sua presidenza. In particolare, l’ex presidente viene criticato, oltre che per la repressione delle manifestazioni del 2007, anche per la situazione nelle prigioni, venuta alla luce a pochi giorni dalle elezioni del 2012; infatti, nei penitenziari erano diffusamente praticate, e tenute sotto silenzio dal governo, torture sui prigionieri. Inoltre, le prigioni erano affollate a causa di una politica lanciata nel 2007 volta, usando le parole di Saakashvili, “ad eliminare la spazzatura dalle strade”, che introdusse l’incarcerazione obbligatoria per reati minori e condanne civili e incrementò del 300% la popolazione carceraria tra il 2003 e il 2010.

Nel frattempo Saakashvili ha iniziato la sua campagna elettorale attraverso saltuarie dichiarazioni in televisione e sul suo profilo Facebook contro l’attuale governo e con il rientro di alcuni suoi compagni di partito in Georgia.

Nel caso di un suo reale ritorno in patria sarà interessante capire la reazione dell’attuale governo che da quando è in carica si è attivamente mosso per indebolire e screditare Saakashvili ed i suoi collaboratori, principalmente utilizzando il potere giudiziario.

Immagine: RFE/RL

Chi è Aleksej Tilman

È nato nel 1991 a Milano dove ha studiato relazioni internazionali all'Università statale. Ha vissuto due anni a Tbilisi, lavorando e specializzandosi sulle dinamiche politiche e sociali dell'area caucasica all'Università Ivane Javakhishvili. Parla inglese, russo e conosce basi di georgiano e francese.

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