31 marzo 2012. È il minuto 19 di Aston Villa-Chelsea. Daniel Sturridge ha segnato da una manciata di minuti il gol del vantaggio dei Villans. Nonostante in campo non stia succedendo niente, tutti gli spettatori presenti al Villa Park si alzano in piedi a battere le mani: c’è da tributare Stilijan Petrov, detto Stan, a cui il giorno prima è stata diagnosticata una forma acuta di leucemia. Il minuto 19 è il numero di maglia del bulgaro dell’Aston Villa.
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Poche settimane prima, l’Arsenal aveva impartito una sonora lezione ai ragazzi di Birmingham, vincendo 3-0 piuttosto agevolmente. Il colpo peggiore, per l’Aston Villa, è però quanto succede al termine dei novanta minuti. Sull’autobus di ritorno, infatti, Stilijan Petrov si sente particolarmente affaticato, come se fosse stato colpito da una forma influenzale: il medico al seguito della squadra pensa a un virus. Per contrastare questa particolare forma di affaticamento, a Petrov vengono consigliati degli accertamenti. Nulla lascia presagire che la causa possa essere una leucemia, peraltro anche in stato acuto. Petrov deve iniziare con la chemioterapia al più presto possibile, già dal lunedì successivo alla partita con il Chelsea.
Da subito l’ambiente gli si stringe intorno, per sostenerlo in questa battaglia per sopravvivere. I piccoli gesti simbolici, come l’omaggio tributato dai sui tifosi ogni diciannovesimo minuto oppure la fascia di capitano lasciata a lui nonostante il ritiro dal calcio giocato, contribuiscono al processo di recupero del centrocampista bulgaro. Appena quattro mesi dopo la diagnosi, Paul Lambert e Stan Petrov annunciano sul prato del Villa Park la regressione della malattia. Da quel momento comincerà un trattamento medico più leggero, che non prevede la chemioterapia.
La malattia regredisce a tal punto che Stilijan Petrov prende addirittura parte a una partita amichevole organizzata in suo onore dalle due squadre alle quali ha dedicato l’intera carriera: Celtic e Aston Villa. 228 presenze tra i biancoverdi di Glasgow e le 186 nel nord dell’Inghilterra hanno rappresentato la sua vita – un totale di 14 anni – lontano da Sofia. L’altra maglia della sua vita è quella della nazionale bulgara, che indossa per la prima volta alla fine del 1998, per poi vestirla in 105 occasioni.
Una storia lunga e anche travagliata, che lo vede capitanare la Bulgaria a Euro 2004, ma anche annunciare il ritiro nel 2006, a 27 anni, per contrasti – poi appianati – con l’allora CT Hristo Stoičkov. Al suo ritorno nel 2007, il capitano è diventato Dimitar Berbatov: la fascia tornerà a Stilijan Petrov al ritiro di quest’ultimo, nel 2010. Il 26 marzo 2011, un anno e quattro giorni prima della diagnosi di leucemia, festeggia la sua centesima presenza in maglia bulgara.
Stilijan Petrov annuncia il ritiro ufficialmente nel maggio 2013. Una selezione di ex giocatori della nazionale bulgara (che include anche l’ex antagonista Stoičkov) incontra l’Aston Villa al Villa Park, per celebrare la carriera di Stan. Petrov però non abbandona il calcio: continua a inseguire un pallone sui campi della Sunday League per over-35 e accetta con entusiasmo il ruolo di assistente allenatore nel settore giovanile dei Villans. Un ruolo accettato però forse senza piena consapevolezza di quello che avrebbe comportato. «Troppo e tutto presto», dichiara da lui stesso, per poterlo fare con serenità contemporaneamente alle fine delle cure. Petrov preferisce allora prendere un periodo per concentrarsi sulla famiglia e sul pieno recupero fisico, promettendo alla società che gli aveva offerto un lavoro di restituire quanto ricevuto non appena tornato nel pieno delle forze.
Nel 2015 arriva un’altra chiamata: questa volta da Tim Sherwood, manager della prima squadra che lo vuole come assistente per evitare una retrocessione poi rimandata soltanto di un’altra stagione. Una chiamata per valorizzare il patrimonio di una squadra come l’Aston Villa, una sorta di Torino italiana, coraggiosa e determinata.
Non è però un lieto fine: non perché non sia lieto, ma perché Stilijan Petrov ha deciso di provare a scrivere un altro finale alla sua storia, accettando di tornare a giocare come professionista dopo oltre quattro anni e mezzo dal suo ritiro forzato. Farà parte della squadra riserve, un gruppo composto da calciatori non di primissimo piano che si allenano con la prima squadra e si fanno trovare pronti a subentrare in caso di necessità. Un ruolo per il quale è necessario tanto spirito di sacrificio e determinazione, caratteristiche che di sicuro a Stan Petrov non mancano.