di Marco di Blas
In Carinzia i liberal-nazionali hanno imposto un referendum sullo storico accordo che consente finalmente una segnaletica bilingue nei comuni del Land carinziano dove una parte della popolazione (almeno il 17,5%) è di lingua slovena. Tutti gli altri partiti si sono dichiarati contrari al referendum giudicando la consultazione superflua e un inutile spreco di denaro. In realtà temendo che il referendum – coinvolgendo tutta la popolazione carinziana e non soltanto quella dei comuni direttamente interessati – possa affossare un risultato faticosamente raggiunto dopo 56 anni di incontri e scontri. Ma nel governo della Carinzia, come si sa, il Partito liberalnazionale (Fpk) ha la maggioranza e può decidere da solo ciò che vuole.
Ai rilievi delle forze politiche contrarie si sono aggiunti ieri anche quelli, ben motivati, di Karl Korinek, ex presidente della Corte costituzionale. Il giurista ha definito piuttosto “problematico” il referendum che si intende far svolgere per posta tra il 6 e il 12 giugno, anche perché in questa forma non è previsto dall’ordinamento giuridico del Land. In una simile “consultazione informale”, come viene definita, non ci sarebbe alcun controllo di legittimità, non si saprebbe con sicurezza chi viene consultato e chi no, né se il quesito referendario è formulato correttamente e se sono seguite le procedure di legge nelle operazioni di voto e di spoglio dei risultati. E, last but not least, non sarebbe garantita in alcun modo la segretezza del voto.
“Non c’è alcun controllo indipendente del risultato – ha dichiarato Korinek – e questo si dovrebbe dare per scontato nelle elezioni e in uno strumento di democrazia diretta” quale il referendum. Quello che sarà attuato in giugno sarebbe dunque una consultazione che il costituzionalista ha definito “pre-democratica” e che potrebbe risultare un inganno per la popolazione.
C’è da aggiungere che una consultazione del genere, proprio perché non prevista per legge, non sarebbe in alcun modo vincolante. Non annullerebbe, cioè, il memorandum sottoscritto a tutela della minoranza slovena. Il quale memorandum prevede al suo interno l’”ancoraggio costituzionale” degli accordi raggiunti. Che significa? Che il documento, già ratificato dal governo regionale, dovrà passare ora al voto del Parlamento, che dovrà approvarlo con la maggioranza di due terzi dei suoi componenti, conferendogli in questo modo rango costituzionale nella gerarchia delle fonti del diritto.
A Vienna una maggioranza così ampia esiste, perché già tutti i partiti si sono dichiarati favorevoli, compreso quello che in Carinzia invece ha imposto il referendum. Ma il voto dei carinziani potrebbe andare in direzione opposta e, benché giuridicamente non vincolante, potrebbe bloccare tutto. Perché la Carinzia, come si dice spesso in Austria, “ist anders”. È diversa da tutti gli altri Länder austriaci.
Non so cosa c’entra la foto con l’articolo … quella non è Carinzia, ma la chiesa nel villaggio di Drežnica presso Caporetto (Slovenia, Valle dell’Isonzo) – quello nello sfondo è il famoso Monte Nero :))