Alternative für Deutschland

La sconfitta di Alternative für Deutschland in Turingia e le proteste di piazza in Germania

In seguito a proteste di massa nazionali, Alternative für Deutschland ha subito una sconfitta inaspettata nelle elezioni regionali in Turingia. La palma del vincitore é andata a Christian Herrgott della CDU, che ora diviene così il nuovo governatore del Landkreis locale dopo le votazioni nel distretto di Saale-Orla.

Da dove nasce la sconfitta di AfD alle elezioni in Turingia

A fine gennaio Christian Herrgott, esponenente della CDU, il partito cristiano – democratico tedesco, ha sconfitto il candidato di Alternative für Deutschland Uwe Thrum durante delle consultazioni regionali in Turingia, “Land” che negli ultimi anni ha mostrato una solida vicinanza al partito di estrema destra tedesco.

L’evento, che può apparire di natura meramente locale, non é affatto di poco conto. Anzi, questo giro di elezioni in Turingia era stato descritto come un “barometro” dei sentimenti della popolazione verso AfD e come una prova che il partito di estrema destra avrebbe dovuto superare per affermarsi anche a livello nazionale. Del resto, AfD può vantare nella regione della Turingia, in cui il leader del partito é il controverso Björn Höcke, un seguito che si attesta al 30% dei consensi regionali, a rimarcare le grosse differenze sociali, politiche, ma in primis economiche tra la vecchia Germania Ovest e l’ex DDR.

A scombinare i piani della formazione guidata da Tino Chrupalla un’inchiesta del sito di giornalismo investigativo Correctiv, la quale fece luce su una riunione dei vertici di Afd avvenuta a Potsdam, nei pressi di Berlino, il 25 di novembre 2023, e in cui si trattò il cosiddetto tema della remigrazione forzata, per cui persone richiedenti asilo, immigrati con permesso di soggiorno e anche cittadini tedeschi di origine straniera dovrebbero essere espulsi dal paese. Tale operazione servirebbe a scongiurare il fantasma della “sostituzione etnica” che minaccerebbe il Vecchio Continente.

A tale incontro parteciparono vari esponenti del partito neonazista tedesco, ma anche il famigerato Martin Sellner, austriaco di nascita, fondatore del partito Movimento Identitario nel proprio paese ed esponente di spicco della “nuova destra” in Europa. AfD ha confermato la sua presenza alla riunione, ma é sembrata distanziarsi dalle posizioni più radicali espresse da Sellner.

Da dove nascono le proteste contro AfD

Successivamente alla pubblicazione dell’inchiesta di Correctiv le strade tedesche hanno cominciato a riempirsi di cittadini pronti a fare sentire la propria voce contro il pericolo rappresentato dall’estrema destra; manifestazioni che continuano tutt’oggi e che non hanno smarrito la loro forza originaria. Anzi, nell’ultimo week-end il vento di protesta ha toccato anche la vicina Austria. In Germania tali contestazioni hanno portato a degli effetti concreti, enunciati dalle nuove misure adottate dal Ministro degli Interni tedesco, Nancy Faeser, per contrastare le minacce poste dai partiti e dai movimenti di estrema destra.

E’ ad Amburgo che durante l’ultimo fine settimana si sono viste le proteste più partecipate, con circa 50’000 persone che si sono ritrovate per esprimere messaggi contro AfD e per la difesa dei diritti umani e di quella democrazia nata dalle rovine della seconda guerra mondiale. A Dresda, capitale della Sassonia e città che era parte della vecchia DDR – e che come altri centri dell’ ex Germania Est viene considerata uno dei bacini elettorali più vicini all’estrema destra tedesca – più o meno 20’000 persone sono scese nelle strade per lo stesso motivo. Così avvenne anche a Saalfeld, cittadina della Turingia storicamente vicina alle posizioni e ai messaggi della destra più radicale, dove qualche settimana fa circa 1’500 persone, con posizioni politiche che andavano dal conservatorismo alla sinistra radicale, si sono radunate per esprimere messaggi contro la politica e il radicamento elettorale di AfD in città e nella regione, al fine di promuovere una cultura democratica a partire già dal piano locale.

Afd secondo recenti sondaggi gode del 23% dei consensi nazionali e rappresenta la seconda forza partitica in terra tedesca, ma l’inchiesta di Correctiv e le proteste di piazza hanno minato non poco la sua popolarità, come dimostrato dal caso delle elezioni regionali in Turingia. A questo si deve aggiungere che nessuno dei partiti tedeschi sarebbe ad oggi disposto a entrare in una coalizione governativa con AfD. Ciò non ci deve portare a credere che la democrazia tedesca sia in ottima salute, anzi. Come raccontato in un reportage sulle proteste di piazza degli ultimi tempi apparso sul New York Times, molte persone in Germania cominciano non solo a spostarsi su posizioni radicali, bensì iniziano a contestare l’intero sistema su cui si basa la democrazia tedesca. A questo ha contribuito la guerra in Ucraina, l’alto costo dell’energia e la temutissima inflazione, che in Germania rimanda agli spettri della Repubblica di Weimar.

Dunque, non sarebbe completamente corretto affermare che il sistema politico tedesco sia immune a derive anti-democratiche. Semplicemente, come conseguenza allo scoop di Correctiv, centinaia di migliaia di persone che hanno a cuore democrazia e diritti umani hanno sentito con urgenza i pericoli impersonificati da Afd e hanno risposto al richiama della piazza. Ma, come suggerisce l’articolo del Nyt di Anna Sauerbrey, la quale riprende le parole del sociologo Steffen Mau, sarebbe sbagliato descrivere questa porzione di popolazione come rappresentativa dell’intera Germania.

Ciononostante l’onda lunga delle proteste ci permette di dire che nei momenti di crisi la società civile tedesca risponde presente. Un segnale che le manifestazioni di piazza e l’indignazione generale, se non possono cambiare le sorti della storia, possono almeno determinare il risultato di importanti elezioni e che la Germania non ha di certo voglia di cedere ai messaggi tanto rassicuranti quanto faziosi dell’estrema destra.

Chi è Lorenzo Fraccaro

Classe 1998, ha una laurea in scienze politiche presso l’università di Padova. Successivamente ha conseguito il suo titolo magistrale in relazioni internazionali all’Università Ca’ Foscari di Venezia con una tesi sui totalitarismi del Novecento. Grande appassionato di storia e politica internazionale, negli anni ha approfondito eventi e dinamiche riguardanti l’Europa Orientale. Per East Journal è il responsabile dell’area che si occupa di Russia, Ucraina, Bielorussia, Caucaso e Asia Centrale.

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