traduzione di Daniela Ferrara
di Hemmanuel Haddad
In un momento storico in cui i civili sfollati delle rivoluzioni arabe diventano potenziali clandestini in marcia verso l’Europa, i leader europei si riuniscono per respingere il più velocemente possibile questa migrazione di massa, con la benedizione della maggior parte dell’opinione pubblica europea.
Ci si dimentica, però, che all’interno del Parlamento europeo un altro tipo di “clandestini” sta agendo, al momento, in totale impunità.
In Europa, il termine “clandestino” non sempre coincide con la definizione che si attribuisce di solito a questo termine. Quando si legge o si guarda in tv che le recenti rivoluzioni arabe spingono i civili a bordo di imbarcazioni dirette verso le coste europee, gli europei pensano subito ai “clandestini” classici, quelle persone che salgono a bordo di un treno, di un aereo o di una nave senza pagare il biglietto. Ma questi sono presenti ovunque, anche all’interno dei nostri confini: non pagano la metropolitana, bruciano le code davanti al cinema e si danno da fare affinchè siate sempre voi ad invitarli e non viceversa. In Germania vengono chiamati molto semplicemente “Passagier Blinder”, ovvero “passeggeri non vedenti”, come quelli che non vedono lo sportello del treno prima di saltarci dentro…
Ma ciò che ci spaventa, non è tanto un clandestino locale quanto un’invasione di clandestini che arrivano da fuori, una “Lampedusa alla decima potenza”, come il Presidente Sarkozy ha definito, lo scorso 11 marzo, presso il Consiglio d’ Europa, le circa circa 200. 000 persone sfollate a causa dell’ instabilità politica in Tunisia, Egitto e Libia.
E sì, tutti questi poveri rischiano di sbarcare sulle nostre coste. Quindi “rimettiamoli in barca! », ha suggerito il membro dell’Ump (Unione per un Movimento Popolare), Chantal Brunel, senza ulteriori indugi. Questi clandestini farebbero meglio, quindi, a leggere “The Guardian”, prima di uscire sulle loro “patere” ( dal nome dato a quelle zattere di fortuna su cui salgono, talvolta, immigrati improvvisati). Perché, secondo un sondaggio pubblicato dal quotidiano britannico prodotto anche in Polonia, Germania, Spagna, Francia e Regno Unito, due terzi degli europei si considerano tolleranti e aperti. Ma al contrario, solo un terzo è a favore dell’immigrazione dai paesi extraeuropei.
Se questi potenziali immigrati sapessero che all’interno del semicerchio più rispettato delle nostre istituzioni democratiche, il venerabile Parlamento europeo, una sessantina di “clandestini” se la sono presa comoda fino a quando non sono stati denunciati dalla deputata Nikki Sinclaire. La teoria del “free rider”* o teoria del clandestino, sviluppata nel 1950 in matematica applicata, sostiene che la maggior parte degli individui tenderanno sempre ad approfittare dello sforzo collettivo senza contribuirvi. Così hanno fatto questi deputati europei che il venerdì sera si recavano al Parlamento europeo per ricevere la loro consueta diaria di 304 euro e poi si godevano il fine settimana e pure con le tasche piene. Intervistato dal giornale “El Mundo”, un portavoce del Parlamento ha detto che questa pratica “è pienamente conforme alle regole”. In Germania, questi opportunisti sono denominati “Trittbrettfahrer (da ” Trittbrett ” che significa “passo”).
Ecco… non sarebbe, forse, il caso di fare un passo avanti per quei clandestini che arrivano da fuori e che, il più delle volte, soddisfano i requisiti per chiedere asilo e uno indietro, invece, per quelli di “casa nostra”, ovvero tutti quei “clandestini” impuniti che siedono in Parlamento e farli scendere, così, dai loro piedistalli?
*Il fenomeno del free rider ha luogo quando, all’interno di un gruppo di individui, si ha un membro che evita di dare il suo contributo al bene comune poiché ritiene che il gruppo possa funzionare ugualmente nonostante la sua astensione.Il Free Riding è un comportamento che prende il nome da colui che sale sull’autobus senza comprare il biglietto.Il problema del free rider si verifica quando i singoli individui scelgono di non pagare il prezzo di un bene, scaricandolo su qualcun altro. Quando vi sono altre persone che desiderano consumare un bene pubblico, sa che potrà beneficiare ugualmente del bene, senza che sia costretto a pagare. Di qui la necessità -in alcuni casi- di imporre il pagamento attraverso la tassazione e di garantire l’offerta del bene mediante l’intervento pubblico.