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Hizballah: dalla rivoluzione iraniana alla resistenza anti-ISIS

 Cos’è Hizballah? È sicuramente un partito presente in parlamento e nelle municipalità libanesi, che nasce però da un gruppo armato ed è rimasto per anni nella black list degli Stati Uniti delle organizzazioni terroristiche, ma non in quella dell’Unione Europea (che differenzia l’ala armata dal partito). È un fornitore di servizi essenziali nelle zone povere del sud del paese, ed è anche accusato di aver ucciso l’ex prima ministro Hariri nel 2005 con un’autobomba. Voleva esportare la Rivoluzione Iraniana di Khomeini in Libano, ma oggi è a fianco dei pashmerga kurdi a combattere lo Stato Islamico. Dalla varietà di risposte che di possono dare alla domanda “cos’è Hizballah?” si intuisce che non ci troviamo di fronte a un attore facilmente definibile.

Hizballah (il Partito di Dio) nasce nel 1982 in Libano, da una costola del movimento Amal (acronimo di Afwai al-Muqawamah al Lubnaniyyah – Battaglioni della Resistenza Libanese), poco dopo che Israele ha invaso il Sud del Paese. È un movimento islamista, il suo scopo infatti non è solo quello di cacciare le truppe israeliane che hanno invaso il Libano, ma anche quello di costituire uno stato islamico sciita, sul modello di quello che sta costruendo Khomeini in Iran dopo la rivoluzione del 1979. È anche un movimento fortemente identitario, rappresenta gli sciiti, la comunità più povera del Libano in quegli anni, e rivendica le loro istanze sociali ed economiche davanti a uno stato centrale sordo alle richieste degli sciiti. Dall’Iran e dalla rivoluzione khomeinista il movimento libanese non trae solo legittimità ed ispirazione, ma anche gran parte dei finanziamenti; un’altra parte sarà invece fornita dalla Siria di Assad, per un giro d’affari di Hizballah che è nell’ordine delle centinaia di milioni di dollari.

Nel 2000 Israele ritira unilateralmente le truppe dal Libano: per Hizballah è una vittoria non solo militare ma anche di popolarità e di legittimità, è infatti il primo “esercito” arabo a sconfiggere le Forze di Difesa di Israele, IDF. Nel 1989 inoltre, Hizballah e gli altri rappresentanti delle comunità libanesi (i musulmani sunniti , i cristiani maroniti e i drusi) firmano gli Accordi di Taif con i quali mettono fine a quindici anni di guerra civile. Se questo viene a significare finalmente la fine di un conflitto che ha esasperato un paese già fragile, per Hizballah però vuole anche dire accettare lo Stato repubblicano e pluriconfessionale, perdendo in pochi anni entrambe le sue ragioni d’essere: la lotta a Israele e la costituzione di uno stato islamico sulla falsa riga di quello iraniano.

In molti avevano scommesso sulla caduta di consensi e di legittimità che avrebbe travolto il movimento proprio perché aveva perso le sue ragioni di lotta, ma il cambio di leadership interna porta Sayyed Hassan Nasrallah ai vertici dell’organizzazione, e con lui una visione strategica e risolutiva: Hizballah si reinventa e nel 1992 si candida alle elezioni generali, conquistando 8 seggi su 128. Il neo-partito non solo può contare sulla popolarità acquisita per aver combattuto (e vinto) contro Israele, ma soprattutto per aver costituito, nel corso degli anni, una rete di fornitura di servizi sociali di gran lunga più efficiente di quella statale.

La struttura di welfare che Hizballah propone è vasta ed articolata: tre strutture principali fanno da ombrello a decine di altre organizzazioni, ONG, scuole, cliniche e ospedali. Alla Social Unit risponde la Jihad Construction Foundation, che negli anni ha ricostruito le abitazioni danneggiate dalle guerre con Israele, la Martyrs Foundation che offre aiuto finanziario alle famiglie dei combattenti morti in battaglia, la Foundation for the Wounded che assiste economicamente i feriti; la Islamic Health Unit e la Education Unit si occupano della sanità e dell’educazione, offrendo cure mediche, borse di studio e impiego, come farebbe un qualunque stato welfarista, se non meglio.

Oggi Hizballah è ancora un partito, ma la situazione politica libanese si gioca sul filo del rasoio. Le elezioni che si sarebbero dovute tenere a gennaio sono state rinviate due volte e sembra si terranno infine il 20 novembre, a causa della situazione in Siria e in Iraq. Hizballah, che non ha mai completamente smantellato e smobilitato la sua ala armata, è impegnato sul campo contro l’ISIS nelle zone di confine con la Siria, ad Arsal, a Hermel, trovandosi di fatto a collaborare con l’esercito regolare libanese.

Ma gli islamisti dell’ISIS vogliono – e stanno riuscendo- a portare Hizballah lontano dalle zone di confine: dal 2012 gli attentati sono tornati a terrorizzare il paese, colpendo Tripoli, Akkar, Beirut e causando centinaia di morti e feriti. Sei attacchi durante il 2013, ma la situazione si sta deteriorando in fretta e le autobombe quest’anno sono più che raddoppiate. Vengono prese di mira soprattutto le roccaforti di Hizballah, cioè i quartieri a sud di Beirut e le città nella valle del Beqaa, ma ad essere colpiti sono in maggior numero i civili. Ed ecco che torna lo spettro della guerra civile, una realtà che il Libano conosce molto bene e da cui la popolazione è uscita traumatizzata dopo quindici anni di scontri, perché a compiere gli attentati non sono soltanto le forze esogene.

In questi anni sono cambiate però le alleanze, e ora non solo il Partito di Dio è a fianco – di fatto – all’esercito regolare, ma il Libano riceve aiuti economici e militari dagli Stati Uniti e dall’Arabia Saudita. Hizballah nega qualunque accordo e qualunque complicità con gli USA, ben consapevole di dover smorzare critiche radicali che arrivano trasversalmente a un’organizzazione che per anni ha praticato e applicato la lotta all’Occidente (sono imputati ad Hizballah gli attentati del 1983 all’ambasciata americana del Libano in cui morirono 63 persone e gli attentati alla caserma dei marines e dell’esercito francese nello stesso anno, che uccisero 241 soldati statunitensi e 58 francesi).

Anche non volendo avvalorare le voci che sostengono uno scambio di informazioni sensibili tra la CIA e Hizballah sull’onda di una collaborazione per impedire gli attentati su suolo libanese, rimane il fatto che una collaborazione indiretta tra Stati Uniti, esercito e Hizballah è difficile da evitare. Riuscirà il Partito di Dio a reinventare di nuovo la sua strategia e a non perdere legittimità?

Foto: Flickr/upyernoz

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