Il sindaco di Varsavia, Hanna Gronkiewicz-Waltz, è sopravvissuta al referendum indetto dall’opposizione per rimuoverla dalla carica (recall). Con solo il 27% di votanti, di cui tuttavia il 94% favorevoli alla sua deposizione, il voto ci è andato vicino ma non ha sfondato il quorum del 29% (il 60% della partecipazione alle elezioni precedenti) necessario alla sua validità. Un bel sospiro di sollievo per il partito di centrodestra Piattaforma civica (PO) del premier Donald Tusk, di cui la 60enne Gronkiewicz-Waltz è vicepresidente, oltre che ex governatore della banca centrale.
La raccolta firme contro Gronkiewicz-Waltz era partita da un’associazione civica, Warszawska Wspólnota Samorządowa, guidata da Piotr Guział (poi cooptato come candidato della destra), contro l’aumento dei costi del trasporto pubblico, le tasse sui rifiuti, e la lentezza nella costruzione della seconda linea della metropolitana nella città. L’opposizione di destra capitanata dal partito Legge e Giustizia (PiS) di Jarosław Kaczyński ne ha approfittato per lanciare la sfida alla maggioranza in quella che è considerata la città più liberal del paese. PiS ha raccolto quasi 50.000 firme, che unite a quelle dei comitati sono arrivate a più di 200.000: quasi il doppio del 10% degli elettori necessari per indire il recall.
Piattaforma Civica è subito corsa ai ripari, con il premier Tusk che ha invitato i cittadini varsaviesi a non recarsi alle urne. “Anche non partecipare al referendum è una decisione politica”, ha sostenuto, nonostante le sopracciglia alzate da quanti hanno scorto in tale mossa politica un diniego del carattere “civico” del suo partito e un segnale negativo verso la partecipazione democratica, in un paese in cui l’affluenza alle urne è già tradizionalmente molto bassa.
Tusk è sulla difensiva: da maggio è indietro nei sondaggi, in un paese in cui la crisi inizia a farsi sentire dopo anni di crescita, in parlamento la sua maggioranza è ormai ridotta a soli tre voti, mentre l’opposizione di destra inizia ad accaparrarsi una serie di piccole vittorie (come nella città di Elbląg, al nord) e a scaldare i motori per le elezioni politiche del 2015. Gronkiewicz-Waltz si è data da fare nell’ultimo periodo, sostituendo una serie di dirigenti locali e dando fondo alla comunicazione (aspetto su cui è sempre stata carente, anche per via del suo scarso carisma personale) per mostrare il cambiamento che Varsavia ha vissuto durante il suo mandato. Secondo Guział, avrebbe dovuto “gestire la città negli ultimi sette anni così come l’ha gestita nelle ultime sette settimane.
“E’ solo un gioco politico. Le elezioni amministrative sono l’anno prossimo, voteremo allora. Adesso è solo una spesa inutile”, dice Zygmunt Kowalski, pensionato 60enne alla Reuters. I sondaggi pre-elettorali avevano indicato che il recall sarebbe potuto passare – un segno per il governo Tusk, che entra nel suo settimo anno. La carica di sindaco di Varsavia infatti, nonostante sia una carica locale, ha una grande importanza nel panorama politico polacco. “Se il sindaco venisse rimosso, sarebbe un evento di immane portata politica”, secondo il politologo Aleks Szczerbiak della University of Sussex, intervistato dall’Economist. In ogni caso, anche se Gronkiewicz-Waltz fosse stata rimossa dal voto, il governo avrebbe potuto nominare un commissario fino alle elezioni dell’anno prossimo in cui – stando ai sondaggi – la stessa Gronkiewicz-Waltz potrebbe raccogliere il 54% dei consensi, contro il 18% del candidato di sinistra Ryszard Kalisz e il 9% del candidato di PiS, Guział.
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