Ho un po’ di paura (…) del compito che abbiamo davanti a noi e che dobbiamo affrontare. La rivoluzione socialista in Germania non c’è stata, la liberazione del fascismo è stata regalata ai lavoratori tedeschi, a tutto il popolo tedesco dall’Armata rossa con la sua lotta vittoriosa (…). Per quel che riguarda la coscienza di classe e la morale dei lavoratori tedeschi è noto in definitiva che un decennio di demagogia fascista non è passato senza aver lasciato in eredità segni profondi”.
Così lo scrittore comunista Willi Bredel inquadrava la situazione politica della RDT nel romanzo-cronaca Ein neues Kapitel (1959), dieci anni dopo la fondazione dei due stati tedeschi di un’unica nazione la cui esistenza sarebbe durata quarant’anni fino alla Riunificazione nel 1990.
In realtà già fra il 1945 e il 1949, anni sul piano politico ancora relativamente fluidi, la divisione sul piano ideologico-culturale fra la parte occidentale e la zona di occupazione sovietica è da considerare già compiuta. Se all’ovest la rivista “Der Ruf” e la formazione del “Gruppo 47” avevano fatto da catalizzatore creando una letteratura dell’“anno zero”, ma anche l’incontro con gli autori dell’“emigrazione interna”, nella zona orientale si attua una rapida ricostituzione di istituzioni culturali nelle quali molti reduci dalla guerra e dall’esilio intravedono la reale possibilità di realizzare ideali e principi socialisti che andrà nel tempo delusa.
Se gli scenari letterari nelle due Germanie, riflesso di modelli di ricostruzione economica e sociale contrapposti (si pensi all’era adenaueriana) appaiono radicalmente diversi, si possono tuttavia individuare elementi di specularità e di intercomunicabilità come risposta, nella sequenza di variazioni diacroniche, all’anomalia storico-politica della divisione. Esemplare è in proposito l’attività editoriale. Se nella RDT la produzione letteraria, in assenza di un libero mercato, avveniva mediante un’organizzazione e una pianificazione centralizzate con cui si definivano le condizioni cui doveva sottostare la pubblicazione, dai quantitativi della carta necessaria, alla tiratura e alla stessa individuazione delle prospettive tematiche, nel caso frequente di mancata autorizzazione alla stampa lo scrittore poteva avanzare la richiesta di pubblicare all’estero, di solito nella Repubblica Federale, a condizione di rimettere allo stato i proventi dei diritti d’autore.
Nel quadro delle chiusure e delle aperture fra i due stati nei quattro decenni, come reazione anche a eventi internazionali, uno snodo fondamentale nelle dinamiche asimmetriche e tangenziali è dato dagli anni 1959-1963. Con due romanzi entrambi pubblicati nel 1959: Mutmassungen über Jakob (Congetture su Jakob) di Uwe Johnson, transfuga dalla RDT, e Die Blechtrommel (Il tamburo di latta) di Günter Grass da un lato si tematizza per la prima volta il rapporto fra le due Germanie, dall’altro si afferma il diritto di condannare il passato nazionalsocialista, ma anche il presente, come avviene ancor più con il romanzo Ansichten eines Clowns (Opinioni di un clown, 1963) di Heinrich Böll. All’ombra del Muro, costruito nell’agosto 1961, simbolo e fonte di tragici conflitti, si alimenta una letteratura del “cielo diviso”, rappresentato in primis da Christa Wolf, che rivela nella sofferta divisione una permeabilità e una complessa, cifrata e spesso carsica tessitura di rapporti.
Questi sono alcuni dei temi al centro dell’incontro-dibattito Asimmetrie e specularità. La letteratura delle due Germanie, organizzato dal Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale, che si terrà a Trento, mercoledì 20 marzo, alle ore 17,30, nella Sala degli affreschi della Biblioteca comunale (Via Roma 55). Interviene Fabrizio Cambi. Prosegue così il ciclo di incontri “Narrare la storia. Il Novecento nella letteratura tedesca”, organizzato con la collaborazione della Biblioteca Austriaca.