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BULGARIA: Sofia verso le quarte elezioni in meno di due anni

Dopo la caduta dell’ennesimo governo, la Bulgaria si avvia verso una nuova campagna elettorale: stallo politico in vista

La Bulgaria si avvia verso nuove elezioni, le quarte in meno di due anni. L’ultimo governo, formato da socialdemocratici, Continuiamo il cambiamento (centro), Bulgaria Democratica (centro-destra ambientalista) e C’è un popolo così (ITN, partito pigliattutto) è caduto lo scorso giugno a seguito della fuoriscita di ITN per disaccordi sulla gestione di fondi pubblici e sull’adesione della Macedonia del Nord all’UE.

Il presidente Rumen Radev ha quindi affidato al Partito Socialista Bulgaro il compito di formare una nuova maggioranza. Dopo intensi colloqui, i socialdemocratici ne hanno però constatato l’impossibilità: l’ITN ha infatti deciso di ritirarsi dalle negoziazioni. Radev ha quindi nominato un nuovo governo ad interim (il terzo in undici mesi) che guiderà il paese verso nuove elezioni, previste per il prossimo 2 ottobre.

Le prospettive dei partiti

Gli analisti faticano a comprendere l’ostinazione di ITN: secondo i sondaggi, il partito è sotto la soglia di sbarramento ed ha pochissime possibilità di entrare in parlamento a seguito di nuove elezioni. Il voto vedrà infatti protagonisti i due ex premier bulgari Kiril Petkov di Continuiamo il cambiamento e Boyko Borisov del GERB (centro-destra). Due uomini con visioni del mondo contrapposte: il primo ha guadagnato notorietà nel paese grazie alla sua spinta retorica anti-corruzione, mentre Borisov è spesso accusato di aver creato attorno a sé un sistema di stampo quasi mafioso, restando in vetta ai sondaggi per il suo forte radicamento territoriale.

Segue il Movimento per i Diritti e la Libertà (liberali, interessi della minoranza turca) che, con il suo zoccolo duro di elettori turchi, è intorno all’11%, tallonato dai socialdemocratici in lieve rimonta e dai nazionalisti di Rinascita. Infine, secondo i sondaggi, Bulgaria Democratica si attesterebbe intorno al 7%. Stefan Yanev, uno dei primi ministri ad interim nominati da Radev, potrebbe superare la soglia di sbarramento con il suo Risveglio bulgaro: nonostante la sua passata vicinanza agli Stati Uniti ed alcuni ruoli coperti nel settore della difesa euroatlantica e nella NATO, Yanev si è più volte allineato a posizioni pro-russe durante la guerra in Ucraina.

Allo stato attuale delle cose, è difficile immaginare possibili coalizioni: lo scenario più probabile è ancora quello di una paralisi politica seguita da lunghe negoziazioni per un possibile nuovo governo di coalizione.

Sofia ad un bivio: russofilia ed euroatlantismo

Intanto il paese si trova in una posizione molto delicata nel contesto della guerra in Ucraina e della conseguente crisi energetica: il governo ad interim guidato da Galab Donev è considerato molto vicino alla Russia (così come il presidente Radev che lo ha nominato). Il premier ha infatti annunciato che riaprirà il dialogo con Gazprom. A seguito del rifiuto del governo bulgaro di pagare il gas di Mosca in rubli, infatti, la compagnia statale russa ha interrotto le forniture di gas al paese. Una riapertura ritenuta indispensabile per la salvaguardia energetica del paese: secondo il governo, la Bulgaria potrebbe rimanere senza gas da settembre. Si tratta di un’affermazione in contrasto con quanto ritenuto dalla direttrice di Bulgargaz, Denitza Zlateva, che assicura coperture fino a gennaio.

La fallacia del discorso del governo è emersa quando questo ha rifiutato 6 delle 7 consegne di gas naturale liquefatto provenienti dagli Stati Uniti e precedentemente negoziate dal governo Petkov, il quale si era impegnato a stringere accordi con USA e Azerbaijan per ovviare alla mancanza di gas russo. L’ambasciatrice russa Eleonora Mitrofanova ha dichiarato che se la Bulgaria inizierà a pagare il gas russo in rubli, il contratto esistente potrebbe essere rinnovato.

Le contraddizioni della Bulgaria si inaspriscono: Sofia sembra non riuscire più a barcamenarsi tra la sua storica russofilia e la fedeltà euroatlantica. L’inverno – e la maggiore necessità di energia che ne segue – si avvicina, senza alcuna prospettiva di un governo stabile e duraturo.

Foto: dal profilo Facebook di Boyko Borissov 

Chi è Gianmarco Bucci

Nato nel 1997 a Pescara, vive a Firenze. Si è laureato in Relazioni Internazionali all'Università di Bologna con una tesi sul movimento socialdemocratico in Cecoslovacchia, Ungheria e Romania. Al momento è ricercatore alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Scrive su East Journal dal dicembre 2021, dove si occupa di Europa centrale e Balcani.

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