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BIELORUSSIA: Approvata la nuova Costituzione, tra arresti e minacce

Lukashenko resterà al potere fino al 2035 grazie all’approvazione del referendum costituzionale. Ma il voto è il risultato di brogli e minacce

Il 27 febbraio scorso, la popolazione bielorussa è stata chiamata alle urne per decidere se approvare o meno la nuova Costituzione proposta da Aleksandr Lukashenko, il presidente del Paese dal lontano 1994. Secondo i dati della commissione elettorale centrale bielorussa l’affluenza alle urne è stata molto alta: su quasi 7 milioni di cittadini chiamati a votare, 5.3 milioni si sono presentati e solo il 12% si è espresso negativamente. Eppure, la comunità internazionale si rifiuta di riconoscerne l’effettività.

“Il referendum è stato un successo”?

Secondo Igor Karpenko, il Presidente della commissione elettorale centrale della Bielorussia, l’affluenza registrata attorno al 75% è pienamente in linea con i dati  dei precedenti referendum tenutesi rispettivamente nel 1995, 1996 e 2004 quando la situazione del Paese era nettamente diversa. Il successo è, secondo Karpenko, da attribuirsi all’ottimo lavoro svolto dal governo nei mesi precedenti la votazione: l’implementazione di piattaforme di dialogo ha permesso ai cittadini di arrivare preparati, informati e di prendere quindi una decisione ragionata ed affidabile. Invece, secondo Svetlana Tikhanovskaja, la principale oppositrice del governo di Lukashenko, si tratta dell’ennesima violazione dei diritti e delle libertà dei cittadini bielorussi: l’esito positivo raggiunto anche grazie alle centinaia di arresti avvenuti prima e durante la votazione avvicinerà il Paese sempre di più alla Russia e sempre di meno alla comunità internazionale, condizione che, secondo Julie Fisher, ambasciatrice americana in Bielorussia, renderà la Repubblica partecipe di una guerra che la popolazione non può permettersi.

Non è tutto ora ciò che luccica

Anche la comunità internazionale non è d’accordo con Karpenko per quanto riguarda la legittimità e la trasparenza del referendum. James Cleverly, politico britannico attualmente ministro di Stato per l’Europa e l’America del nord, considera la votazione nulla. Secondo Cleverly, i cittadini bielorussi non sono stati messi davanti ad una vera e propria opzione soprattutto per l’alto tasso di arresti registrati prima e nel corso della votazione. Inoltre, durante il plebiscito è mancata la presenza di osservatori indipendenti esterni: il governo bielorusso ha specificato che la decisione di non far assistere al referendum l’ODHIR (ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani, principale istituzione dell’OSCE) è legata all’alta politicizzazione dei loro report, ritenuti quindi inaffidabili. La presenza di osservatori facenti parte della missione di osservazione della Comunità degli Stati Indipendenti, organizzazione internazionale composta da nove ex repubbliche sovietiche con sede a Minsk, non è bastata a convincere gli Stati occidentali del rispetto degli standard internazionali. Infine, la votazione è avvenuta in un periodo molto delicato, a soli quattro giorni dall’inizio dell’attacco russo all’Ucraina, fattore che ha facilitato l’insabbiamento di eventuali brogli e delle repressioni.

Ciò che succederà nei prossimi giorni

Dall’altra parte, rimanendo fedeli alla propria versione dei fatti secondo la quale la popolazione bielorussa perfettamente a conoscenza del nuovo testo e dei cambiamenti apportati si è espressa a favore della modifica di alcuni aspetti fondamentali della Costituzione, Lukashenko e il suo entourage si dichiarano felici del risultato raggiunto. Dopo dieci giorni dall’entrata in vigore del nuovo testo, al Presidente bielorusso sarà permesso di prolungare il proprio mandato fino al 2035 e di presiedere, una volta giunto al termine del su mandato, l’assemblea nazionale bielorussa che diventerà l’organo decisivo nel nuovo tipo di ordinamento statale del Paese. Sarà proprio questa assemblea ad avere la possibilità di rimuovere il presidente in carica qualora si ritenga abbia commesso una violazione della Costituzione, alto tradimento o altri crimini seri.  Attualmente però, a preoccupare maggiormente la popolazione bielorussa e l’arena internazionale è la possibilità data alla Russia di trasferire parte del suo arsenale nucleare e delle sue truppe permanentemente sul territorio bielorusso, ponendo fine alla neutralità del paese e ponendolo in una situazione scomoda e pericolosa.

Chi è Sofia Mariconti

Classe ’97, è una studentessa magistrale all’ultimo anno dell’università di Bologna dove frequenta il MIREES (Interdisciplinary Research and Studies on Eastern Europe). Appassionata di est-Europa e Russia, dopo aver trascorso un semestre in Lituania, sta svolgendo un tirocinio presso LAPAS.lv in Lettonia. Per East Journal, prima testata con cui collabora, scrive principalmente di attualità.

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