Romania guerra
L’esercito tedesco che entra a Bucarest nel 1916

ROMANIA: Bucarest reclama ori per tre miliardi affidati alla Russia durante la Grande guerra

Durante la Grande guerra la Russia prende in custodia un tesoro restituito solo in parte: oggi Bucarest reclama ori per oltre tre miliardi

Lingotti, opere d’arte e monete per un totale di oltre novanta tonnellate d’oro si sono persi in Russia dopo che i rumeni, per metterli al sicuro dai tedeschi, li portarono a Mosca durante la Prima guerra mondiale. Bucarest ha mai rinunciato a riaverli, e da quasi vent’anni reclama con forza un tesoro valutato oltre tre miliardi di euro.

Gli ori affidati allo zar durante la Grande guerra

A portare il tesoro rumeno a Mosca furono le vicissitudini della Prima guerra mondiale. La Romania nell’agosto 1916 impugna le armi, essenzialmente per strappare all’Impero austroungarico la Transilvania a maggioranza rumena. Dopo un buon inizio, le cose per il regno degli Hohenzollern si mettono male, e a dicembre i tedeschi occupano buona parte del paese e marciano verso la capitale Bucarest.

La Russia dello zar, alleata della Romania, si fa garante di trasporto, custodia e rientro in patria a guerra finita di uno sconfinato elenco di beni e documenti. A fine 1916, mentre i tedeschi spadroneggiano sotto i Carpazi, partono i primi convogli ferroviari con quasi 1.800 casse piene di lingotti, oggetti in oro, gioielli della regina. A luglio 1917 vengono trasferiti a Mosca dalla capitale provvisoria Iași, vicino all’attuale confine con la Moldavia, altre 1.900 casse con fondi bancari, collezioni d’arte e vari preziosi, titoli, testamenti e altri ori.

I bolscevichi al potere, la Russia non è più amica

Nel frattempo però, purtroppo per i rumeni, in Russia cambia tutto. Con la rivoluzione d’ottobre salgono al potere i bolscevichi e dichiarano guerra alla Romania. Alle richieste di riavere i beni in custodia, la nascente Unione sovietica risponde a gennaio 1918 con un documento, firmato da Lenin in persona, che chiarisce: “L’oligarchia rumeno non toccherà il tesoro, che sarà restituito al popolo romeno”. Nel 1935, ristabiliti i rapporti diplomatici tra Bucarest e Mosca, in Romania tornano centinaia di casse forzate e messe a soqquadro: dentro ci sono documenti storici, atti privati, libri antichi, ma mancano soprattutto ori e gioielli.

La restituzione parziale del 1956

Nel 1956 l’Urss fa tornare nella Repubblica popolare rumena un bel po’ di roba, anche di particolare valore artistico e storico, come il Tesoro di Pietroasele, pregevole esempio di arte barbarica. A Bucarest arrivano 33 chili d’oro e 690 d’argento. Però confrontando i verbali di partenza del 1916 con quelli del 1935 e del 1956, la Banca nazionale della Romania nel 2011 calcola che per strada si siano perse 91,2 tonnellate d’oro, che al momento valgono circa 3,2 miliardi di euro.

Continua la battaglia ripresa nel 2004

Nel 2004 è stata formata una commissione mista tra Romania e Russia per affrontare l’argomento, che nel 2012 è stato portato anche all’attenzione del parlamento europeo. Bogdan Aurescu, ministro degli Esteri del governo presieduto dal liberale Nicolae Ciucă, ne ha riparlato nei giorni scorsi in televisione. “È difficile organizzare incontri della commissione, ma è un argomento che continuiamo a seguire da vicino”, ha detto Aurescu riferendosi alle riunioni rinviate a causa della pandemia, “siamo ancora interessati ai progressi della commissione che si occupa del tesoro della Romania: non abbiamo accantonato questo problema”.

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Immagine: l’esercito tedesco che entra a Bucarest nel 1916

Chi è Andrea Rapino

Nato nel 1973 a Lanciano, in Abruzzo, dove vive e lavora come giornalista professionista, si è laureato in Storia a Bologna con una tesi sulla letteratura serba medievale, e ha frequentato la scuola di giornalismo dell'Università di Roma - Tor Vergata. Si occupa di cronaca, sport e cultura per diverse testate locali. Ha iniziato a scrivere per East Journal dal dicembre 2021.

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