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AZERBAIGIAN: La parata della vittoria di Baku

Ad un mese dalla fine delle ostilità, oggi si è tenuta la parata militare per celebrare la vittoria azera nella seconda guerra nel Nagorno-Karabakh. Bandiere e forze armate azere e turche hanno sfilato lungo le strade di Baku, segno di un legame fra i due paesi che appare più solido che mai.

Per saperne di più: Cronache di guerra dal Nagorno-Karabakh. Tutti i nostri articoli

Una vittoria per due

Atterrato nella capitale azera già durante la giornata di ieri, il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, è stato l’ospite d’onore delle celebrazioni. Nelle ore che precedevano la parata, insieme al capo di stato dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev,  hanno visitato il parco Dağüstü per rendere omaggio al monumento dei martiri turchi nella battaglia di Baku del 1918 e alla tomba di Heydar Aliyev, predecessore e padre dell’attuale presidente azero.

L’evento principale, iniziato alle ore 13 (10.00, ora italiana), si è tenuto di fronte al palazzo del governo situato a piazza della Libertà [in azero: Azadlıq Meydanı]. Prima dell’inizio della parata, sia Aliyev che la sua controparte turca hanno tenuto un discorso. Aliyev ha sottolineato come attraverso questa operazione militare, rinominata Operazione Pugno di Ferro, l’Azerbaigian abbia ripristinato la giustizia storica e il diritto internazionale. Ha, poi, rivendicato le regioni dello Zangezur, Goycha (rispettivamente la regione armena del Syunik e la riva orientale del lago Sevan) e Erevan come terre storicamente azere, affermazioni ovviamente molto controverse. Erdoğan, nel suo discorso, ha commemorato Nuri Pasha, generale turco ottomano a capo dell’esercito dell’Islam del Caucaso che nel 1918 ha sottratto Baku all’occupazione bolscevica-armena. Ha anche affermato che “una nuova era inizierà nella regione se il popolo armeno imparerà da ciò che è accaduto in Karabakh”.

La parata

Alla parata militare hanno partecipato oltre 3000 soldati azeri e turchi, 150 armamenti utilizzati durante il conflitto, come missili e sistemi di artiglieria e di difesa area, oltre che a navi da guerra a largo delle coste del Caspio. Tantissimi i cittadini in strada, nonostante a causa della situazione epidemiologica critica nel paese, il governo abbia annunciato misure molto severe che entreranno in vigore il 14 dicembre. Da notare la presenza dei droni di fabbricazione turca Bayraktar TB-2, strumenti di guerra che sembrano essere stati decisivi nel decidere le sorti del conflitto. Sono stati fatti sfilare come bottino di guerra anche i carri armati armeni rinvenuti nei territori conquistati dall’esercito azero. Su tutto, è saltata all’occhio la scritta, diventata lo slogan azero nei giorni del conflitto, “Il Karabakh è Azerbaigian!” [QARABAĞ AZƏRBAYCANDIR!] su una parete formata dalle targhe dei veicoli armeni conquistati.

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Immagine: Reuters

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Chi è Marco Alvi

Laureatosi in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali al L'Orientale di Napoli, continua i suoi studi magistrali al corso di Interdisciplinary Research and Studies on Eastern Europe (MIREES) dell'Università di Bologna. Si interessa da lungo tempo di Caucaso e conflitti etnici, a cui si aggiungono diverse esperienze pratiche nella regione caucasica. Dopo aver vissuto in Russia e in Azerbaigian, inizia a scrivere per East Journal occupandosi di sicurezza energetica, conflict resolution e cooperazione tra Caucaso, Mar Nero e Mediterraneo orientale.

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