Trent’anni di Germania unita: a che punto siamo?

Il 3 ottobre 1990, a un anno dalla caduta del muro di Berlino, la Germania tornava a essere un solo paese, dopo circa quarant’anni di divisione tra est e ovest. Come ogni anniversario “tondo” che si rispetti, anche quest’anno ci si interroga sulla buona riuscita della riunificazione. La risposta a questa domanda è complessa, poiché tanti sono i fattori da tenere in considerazione. Vediamone alcuni.

L’economia: paesaggi fioriti a metà

Una della frasi più famose riguardo alla riunificazione tedesca fu quella di Helmut Kohl, all’epoca cancelliere della Germania ovest, il quale predisse che la Germania est sarebbe “fiorita” poco tempo dopo l’inizio delle riforme. Kohl si riferiva soprattutto alla stagnante situazione economica dei cosiddetti neue Länder, i nuovi stati, che avevano subito le conseguenze di quarant’anni di economia pianificata, ma che presto avrebbero raggiunto i livelli occidentali. A trent’anni da quel 3 ottobre, davvero le differenze economiche si sono appianate? A prima vista, la risposta sembra chiara: dopo una corsa al recupero iniziale, in cui il reddito dei tedeschi dell’est è salito dal 61% al 79% del livello di quelli dell’ovest, dalla metà degli anni Novanta questo processo è continuato a passo molto lento. Trent’anni dopo la riunificazione, il reddito dei tedeschi dell’est è mediamente inferiore del 14% rispetto a quello dei loro concittadini occidentali.

Gli alti tassi di disoccupazione, soprattutto nei primi anni post-riunificazione, uniti alla ritrovata libertà di movimento hanno causato una forte ondata migratoria dalle regioni della ex DDR, che hanno perso circa il 15% della popolazione. Questo calo demografico va a pesare sulle casse pubbliche rendendo le spese dei Länder orientali più limitate rispetto a quelle degli stati occidentali, aumentando, di conseguenza, il divario tra est e ovest per quanto riguarda i servizi e qualità della vita in generale.

Una nota positiva è costituita dai dati sul cosiddetto gender pay gap, il divario retributivo di genere, molto più basso nella parte orientale del paese. Qui, le donne guadagnano in media il 7% in meno degli uomini, mentre a ovest questo divario è tre volte più alto (21%).

Quante popolazioni per un solo stato?

La misura in cui è progredita l’unificazione non è e non può essere determinata solo da indicatori demografici ed economici. Un altro aspetto di cui tenere conto – e in qualche misura il più interessante, sebbene molto più difficile da misurare – è l’unità a livello della società. A riguardo esistono numerosi studi e in occasione di questo anniversario ne vengono condotti di ulteriori.

Secondo un sondaggio dell’agenzia demoscopica Forsa, solo il 47% degli intervistati si trova d’accordo con l’affermazione “I popoli della Germania orientale e occidentale sono diventati un popolo unico”, mentre il 49% degli intervistati ritiene che siano ancora le differenze a prevalere. Un dato ancora più significativo, tuttavia, emerge analizzando le diverse risposte dei cittadini provenienti da est e ovest e il cambiamento nel tempo. Mentre a ovest è aumentata considerevolmente la convinzione di essere un popolo unico e, di conseguenza, si crede che le differenze si stiano appianando, a est le percentuali sono rimaste molto basse negli anni.

Fonte dati: Forsa – Meinungen zu 30 Jahre Deutsche Einheit

 

Un altro studio condotto dell’istituto berlinese per la popolazione e lo sviluppo evidenzia un ulteriore aspetto interessante della questione. Persino tra gli intervistati più giovani, tra i 18 e i 29 anni, infatti, la provenienza dall’est o dall’ovest gioca ancora un ruolo significativo, soprattutto per i giovani dell’est. Anche se nati e cresciuti in una Germania unita, gran parte degli intervistati credono più spesso dei loro coetanei della Germania occidentale che la provenienza abbia un’influenza sulle possibilità e sulle opportunità. Per la maggior parte dei giovani tedeschi occidentali di oggi, invece, non fa più alcuna differenza da quale parte del paese si provenga.

Fonte dati: Berlin-Institut für Bevölkerung und Entwicklung

 

Gli stereotipi sugli “altri”, inoltre, sarebbero duri a morire. L’est viene ancora visto come una regione retrograda, meno civilizzata e l’essere un Ossi può essere visto come uno svantaggio. I sempiterni stereotipi dell’occidentale “so-tutto-io” e del “cittadino dell’est lamentoso” sono ancora in voga, insieme alla sensazione, molto diffusa a oriente, di essere considerati cittadini di seconda classe.

Diverse esperienze, diversa memoria

Se, secondo la logica, a beneficiare della riunificazione sono stati soprattutto i cittadini orientali, questi ultimi sono anche quelli che ne hanno subito le conseguenze. La “trasformazione”, infatti, non ha coinvolto le regioni occidentali, ma è stata la ex DDR a essere sottoposta a riforme economiche radicali, che ne hanno profondamente mutato il tessuto sociale. Le storie dei cittadini dell’est e le loro esperienze traumatiche in quegli anni turbolenti emergono periodicamente, ma passano in qualche modo in secondo piano. La riunificazione è raccontata soprattutto come storia di successo e, anche se l’arrivo dell’economia di mercato ha “mietuto delle vittime”, queste sono state necessarie per il bene ultimo del paese. Insomma, i cittadini orientali avrebbero poco di cui lamentarsi.

Una certa indifferenza alle storie che vengono da est si registra anche nei confronti delle esperienze che i cittadini hanno vissuto durante la loro vita precedente, ai tempi della DDR. Nella narrazione ufficiale manca spesso una prospettiva orientale su quell’esperienza, che viene descritta principalmente in maniera monolitica, descrivendo esclusivamente gli aspetti di una dittatura socialista, dalla quale non si poteva salvare nulla. Se le esperienze vissute dai cittadini dell’est durante il processo di riunificazione valevano poco, ancora meno valevano quelle del periodo precedente.

Col passare degli anni, queste diverse prospettive si stanno facendo largo, grazie a numerosi progetti, che cercano di portare complessità alla discussione. Le storie dei tedeschi orientali dopo la riunificazione e le loro esperienze nella vita quotidiana nella DDR servono ad arricchire una versione della storia che dipinge l’est della Germania come una regione che deve costantemente “recuperare” e “adeguarsi” agli standard occidentali, quasi come se non avesse un’esperienza e una dignità propria. Una maggiore consapevolezza che l’esperienza dell’est fa parte della storia tedesca tutta aiuterebbe la Germania a raggiungere la tanto agognata unità.

La redazione di East Journal vi dà appuntamento giovedì 8 ottobre, a partire dalle 18.30 per una diretta sulla riunificazione delle due Germanie. Non mancate!

 

FOTO: Andreas Lippelt

Chi è Maria Baldovin

Nata a Ivrea (TO) nel 1991, laureata in lingue e in studi sull’Est Europa. Per East Journal ha scritto prevalentemente di Russia, politiche di memoria e questioni di genere. È stata co-autrice del programma radiofonico "Kiosk" di Radio Beckwith

Leggi anche

GERMANIA: Libertà di dissenso! Una lettera aperta degli intellettuali ebrei tedeschi

Traduciamo l'appello di oltre cento intellettuali ebrei ed ebree tedesche contro la repressione del dissenso e delle manifestazioni a favore della Palestina nella Germania di oggi.

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com

×