Giorgio Panagakis, demotix.com

GRECIA: Affari d'oro. Come le multinazionali (straniere) sfruttano la crisi

Nella penisola di Halkidiki*, nella Grecia nord-orientale, le multinazionali straniere stanno per fare, letteralmente, affari d’oro. Attratte dalle ricchezze minerarie della regione e facilitate dall’instabilità economica del paese, le compagnie minerarie si sono accaparrate i diritti di estrazione e intendono cominciare a sfruttare le risorse aurifere della penisola il più presto possibile. Gli abitanti, invece, non intendono trasformare le loro risorse naturali in merce di scambio, e si oppongono strenuamente ai piani di sfruttamento delle loro risorse.
Tutto ebbe inizio nel 2011, quando la compagnia Hellas Gold, filiale della multinazionale canadese Eldorado Gold Corporation, ottenne dallo stato greco i diritti di estrazione sulle miniere della penisola, ad un prezzo ben al di sotto del loro valore di mercato e in assenza di alcuna gara d’appalto. Lo stato greco, infatti, aveva fretta di riparare al fallimento della società canadese TVX Gold, operativa nell’estrazione di oro nella penisola fino al 2003, anno in cui dichiarò bancarotta lasciando senza stipendio i suoi oltre 400 lavoratori. Così, oltre ad offrire condizioni particolarmente vantaggiose, lo stato greco esentò Hellas Gold dalla riparazione del danno ecologico causato dalla società che l’aveva preceduta. Oltre al danno, la beffa: l’inquinamento peggiorerà, dato che il proseguimento dell’attività estrattiva da parte di Hellas Gold prevede l’uso del cianuro, una tecnica considerata ad alto rischio ambientale, ma non ancora bandita in Grecia.
L’altro lato della medaglia
Gli abitanti della penisola, invece, temono le conseguenze devastanti che la riapertura delle miniere comporterà, soprattutto in termini ambientali. Antiche foreste come quelle attorno al villaggio di Skouries saranno rase al suolo, mentre ingenti risorse idriche, abbondanti nella penisola, verranno sprecate nel processo di estrazione e inquinate dai materiali di scarto. Per non parlare dei rifiuti tossici che potrebbero inquinare irrimediabilmente il suolo della penisola. Qualche migliaio di posti di lavoro, affermano gli oppositori del progetto, non giustificano una tale devastazione ambientale. Anche perché le attività lavorative termineranno una volta esaurito l’oro da estrarre (la stima è di circa 27 anni), mentre il danno ambientale sarà permanente.
La comunità locale e la solidarietà internazionale
Gli alleati più stretti delle comunità greche che si oppongono allo sfruttamento aurifero della penisola di Halkidiki sono gli attivisti di Rosia Montana, in Romania. I problemi da affrontare sono simili, così come analoghe sono le compagnie coinvolte. Tra i suoi azionisti, infatti, Hellas Gold conta il famoso Frank Timis, controverso businessman romeno-australiano già fondatore della Gabriel Resources, compagnia attiva nell’estrazione dell’oro a Rosia Montana.
I cittadini greci sono scesi in piazza molte volte In difesa della penisola di Halkidiki e in solidarietà con la sua popolazione, contando sull’appoggio di ambientalisti e attivisti internazionali. La risposta dello stato non si è fatta attendere: la polizia antisommossa è intervenuta più volte per fermare le proteste, fino all’ultimo, clamoroso, intervento a marzo nel villaggio di Ierissos. Di fronte all´ennesima manifestazione della popolazione locale, la polizia ha reagito lanciando gas lacrimogeni all’interno di una scuola, all’interno della quale si trovavano alcuni studenti e professori, giustificando poi l’arresto di alcuni minorenni in quanto potenziali partecipanti ad un’azione di sabotaggio contro la compagnia canadese avvenuta il 17 febbraio nel cantiere di Skouries.
Nonostante la comunità locale si opponga strenuamente al progetto, secondo i piani di Hellas Gold le attività dovrebbero ricominciare nel 2015.

*in italiano penisola Calcidica

Chi è Chiara Milan

Assegnista di ricerca presso la Scuola Normale Superiore, dottorato in Scienze politiche e sociali presso l'Istituto Universitario Europeo di Fiesole (Firenze). Si occupa di ricerca sulla società civile e i movimenti sociali nell'Est Europa, e di rifugiati lunga la rotta balcanica.

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