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Fonte: Reuters capitano

UNGHERIA: O Capitano! Mio Capitano!

Viktor Orbán ha vinto il suo quarto mandato come primo ministro e il terzo consecutivo dal 2010. Fidesz e KDNP sono riusciti a ottenere la maggioranza dei due terzi in parlamento, e quindi, qualora lo decidessero, potrebbero modificare la Costituzione. L’Ungheria ha scelto il suo capitano.

Il voto

L’8 aprile in Ungheria hanno votato circa il 68,1% degli aventi diritto, pari a quasi 5 milioni e mezzo di persone. Questo è il dato di affluenza più alto degli ultimi quindici anni. Solo nel 2002 era stata raggiunta una cifra più alta, con il 70% dell’affluenza.

I dati quasi definitivi indicano che la coalizione Fidesz-KDNP ha ottenuto 2.498.928 voti, circa 200 mila in più del 2014, pari al 48,48% delle preferenze. il principale oppositore di Orbán si è rivelato essere il partito di estrema destra Jobbik di Gábor Vona, che ha ottenuto il 19,54% delle preferenze, meno del 20,2% ottenuto alle elezioni del 2014, ma sufficienti a strappare una manciata di seggi al partito socialista (MSZP) di Gergely Karácsony. È stata loro la prestazione peggiore, con solamente il 12,33% di preferenze, di fatto dimezzando il risultato del 2014.

Tra gli altri partiti, migliora la prestazione di LMP, la politica può essere diversa, che ha ottenuto il 6,92%, quasi due punti percentuali in più del 2014. Infine, la coalizione democratica si è fermata al 5,58%, mentre il movimento Momentum si è fermato al 2,84%.

I risultati

Sulla base dei voti la coalizione Fidesz-KDNP avrà 133 dei 199 seggi del parlamento monocamerale. Jobbik avrà 26 seggi, i socialisti 20, la coalizione democratica 9, la politica può essere diversa 8, mentre un seggio ciascuno saranno assegnati alla minoranza tedesca MNOO, a Együtt e al candidato indipendente Tamás Mellár che ha vinto nel suo distretto a Pécs. Resteranno fuori dal parlamento sia il movimento Momentum che il partito del cane a due code.

La legge elettorale ungherese è una versione mista di maggioritario e proporzionale. Il maggioritario trova la sua ratio nel principio di governabilità, mentre il proporzionale si fonda sul principio di rappresentanza. Una commistione dei due sistemi ha l’obiettivo di stemperare le criticità di entrambi garantendo al contempo un parlamento rappresentativo e una maggioranza chiara in grado di supportare il governo.

Sebbene la legge elettorale sia stata largamente criticata dalle opposizioni, non ci si sarebbe potuti aspettare un risultato diverso. Il popolo ungherese ha dimostrato un forte senso civico e di attaccamento al proprio stato, aumentando la propria partecipazione elettorale. Nonostante minoranze di cittadini ambissero a un cambiamento del governo, la stragrande maggioranza ha voluto riconfermare Capitan Ungheria alla guida del paese.

Orbán ha dichiarato: “Abbiamo vinto, l’Ungheria ha ottenuto una grande vittoria. Ci siamo lasciati una grande battaglia alle spalle, abbiamo ottenuto una vittoria cruciale, ora abbiamo una possibilità di difendere l’Ungheria.” Sia il leader di Jobbik Gábor Vona, che il leader della coalizione di centro-sinistra Gergely Karácsony, hanno rassegnato le loro dimissioni come risultato della bruciante sconfitta.

Capitan Ungheria nella guerra infinita

In una delle campagne elettorali più prive di senso degli ultimi anni, Capitan Ungheria si è proposto di difendere il suo popolo dall’invasione aliena promessa da Thanos, l’onnipotente George Soros, in una guerra infinita che è solo alle sue prime battute. Riuscirà con il solo scudo da lui costruito a difendere la libertà? Stiamo sicuri che ad attenderci ci saranno ancora battaglie spettacolari.

Come si scriveva qualche giorno fa sulle pagine di East Journal, le elezioni non hanno riservato grosse sorprese. Di fatto, più che a elezioni politiche si è assistito a un referendum su Capitan Ungheria. Jobbik, secondo partito per numero di preferenze, proponeva ricette politiche del tutto simili a quelle di Orbán, solo in chiave “più onesta”. Dove sarebbe stata l’alternanza politica? C’è una e una sola ideologia, quella nazional-populista. C’è solo un regime, la democrazia illiberale. C’è solo un capitano, e a lui oggi sembra dedicata la poesia di Walt Whitman, con buona pace di Abraham Lincoln.

O Capitano! Mio Capitano! Il nostro viaggio tremendo è terminato,
la nave ha superato ogni ostacolo, l’ambito premio è conquistato,
vicino è il porto, odo le campane, tutto il popolo esulta,
occhi seguono l’invitto scafo, la nave arcigna e intrepida;
ma o cuore! Cuore! Cuore!
O gocce rosse di sangue,
là sul ponte dove giace il Capitano,
caduto, gelido, morto.

O Capitano! Mio Capitano! Risorgi, odi le campane;
risorgi – per te è issata la bandiera – per te squillano le trombe,
per te fiori e ghirlande ornate di nastri – per te le coste affollate,
te invoca la massa ondeggiante, a te volgono i volti ansiosi
ecco Capitano! O amato padre!
Questo braccio sotto il tuo capo!
È solo un sogno che sul ponte
sei caduto, gelido, morto.

Chi è Gian Marco Moisé

Dottorando alla scuola di Law and Government della Dublin City University, ha conseguito una magistrale in ricerca e studi interdisciplinari sull'Europa orientale e un master di secondo livello in diritti umani nei Balcani occidentali. Ha vissuto a Dublino, Budapest, Sarajevo e Pristina. Parla inglese e francese, e di se stesso in terza persona.

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