CINEMA: Quando il passato bussa alla porta. Esce in Italia “Dall’altra parte”

E’ da poco uscito nelle sale italiane “Dall’altra parte” (S one strane), l’ultimo film dell’acclamato regista croato Zrinko Ogresta. Il film, presentato alla Berlinale 2016 e candidato dalla Croazia agli Oscar 2017, affronta il delicato tema del trauma di guerra con una prospettiva inusuale.

Se a soffrire è chi sta “Dall’altra parte”

Vesna (Ksenija Marinković) è una donna di mezza età che lavora come infermiera a Zagabria. I suoi due figli, ormai adulti, hanno un futuro incerto: Jadranka (Tihana Lazović) sta per sposarsi, si è appena laureata in legge ma non trova lavoro, forse anche a causa di un cognome ingombrante. Vladimir (Robert Budak) invece è sposato, ma aspetta un figlio da un’altra donna. In un giorno come tanti altri, Vesna riceve una chiamata inaspettata: dall’altra parte del filo c’è Žarko (Lazar Ristovski), il marito che non sente da più di vent’anni, da quando la guerra è cominciata.

Telefonata dopo telefonata, scena dopo scena, lo spettatore viene coinvolto nella dolorosa storia di una famiglia distrutta dalla guerra. Contrariamente a quanto ci si aspetta, tuttavia, nel 1991 Žarko era a capo dell’Armata Popolare Jugoslava (JNA) in Croazia, l’oramai ex esercito federale che combatteva a fianco degli indipendentisti serbi. L’uomo, che aveva abbandonato la famiglia per stare, appunto, “Dall’altra parte” della barricata, è appena stato rilasciato dall’Aja e vive a Belgrado, mentre in Croazia e in Bosnia il suo nome continua ad essere associato ai crimini commessi durante la guerra. Al contrario, dopo lo scoppio della guerra, Vesna era stata costretta a lasciare la propria casa e aveva scelto di trasferirsi con i due figli a Zagabria, con la speranza di ricostruirsi una vita nell’anonimato.

La storia di Vesna, vera protagonista del film, lascia emergere gli aspetti più intimi e privati del dopoguerra, legandoli all’altisonante memoria di un paese. Žarko ora è un criminale di guerra, un carnefice, ma è anche stato un marito, un padre, un amico: è possibile dimenticare tutto questo? Che spazio viene lasciato dalla società a chi, un tempo, ha amato questo uomo? Fino a che punto si può perdonare, senza ferire chi ci sta intorno? Questi sono gli interrogativi che sembrano guidare Vesna, mentre si occupa costantemente di chi la circonda e si fa intermediaria tra le persone per ricucire i rapporti spezzati o crearne di nuovi.

Attraverso il personaggio di Vesna, Ogresta riesce a rappresentare la complessità della riconciliazione più profonda e personale, rivelando la difficoltà di chi, soffrendo, vorrebbe affrontare il proprio passato e si scontra, invece, con un paese che ha deciso di dimenticare. Verso la fine del film, quando la donna sembra aver finalmente deciso di riappacificarsi con la storia della sua famiglia, un colpo di scena la riporta alla realtà. La vita di sempre ricomincia, lasciando Vesna con il cuore ancora più pesante.

“Dall’altra parte” offre numerosi spunti di riflessione, senza però dare delle risposte. Davanti alle complesse e, talvolta, contrastanti emozioni rappresentate nel film, lo spettatore rimane spaesato, incapace di schierarsi: una novità, se si considera il tema trattato. Ogni ferita, bisogno e paura dei personaggi, persino di quelli secondari, viene infatti compresa e rispettata, rendendo impossibile distinguere con certezza le vittime dai persecutori.

Qui il trailer del film.

Questo articolo è frutto della collaborazione con MAiA Mirees Alumni International Association. Le analisi dell’autrice sono pubblicate anche su PECOB, Università di Bologna

 

Chi è Silvia Trevisani

Nata nel nord-est italiano, vive e lavora tra Zagabria e Copenaghen. Possiede una laurea triennale in Studi Internazionali (Università di Trento) e una magistrale in Interdisciplinary research and studies on Eastern Europe (Università di Bologna). Appassionata di Balcani, interessata agli studi di genere e spaventata dai neofascismi, ne scrive per East Journal. Parla inglese, francese e, dopo una rakija, serbo-croato.

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