TURCHIA: Il presidenzialismo secondo Erdogan, la riforma costituzionale è pronta

Approda in parlamento la riforma costituzionale che trasforma la Repubblica turca in un presidenzialismo compiuto. La bozza è stata presentata sabato 10 dicembre dall’AKP, partito di maggioranza al governo, e dal partito nazionalista MHP. Fortemente voluta da Erdogan, cui il ruolo meramente cerimoniale del presidente è sempre andato stretto, la riforma dovrà ora essere discussa in parlamento.

Cosa prevede la riforma

Il contenuto della riforma è stato illustrato nei suoi punti principali durante una conferenza stampa dal segretario dell’AKP Abdulhamit Gül e dal deputato del MHP Mehmet Parsak. Questi i cambiamenti più rilevanti:

Presidenzialismo  – Viene abolita la figura del primo ministro e il potere esecutivo passa nelle mani del presidente, cui sono sottoposti i ministri. L’esecutivo non dipende più da un voto di fiducia del parlamento. Viene introdotta la figura del vice-presidente. Il presidente potrà sciogliere il parlamento, emanare decreti e restare al contempo deputato di un partito. La durata della presidenza e della legislatura parlamentare sono uguali e legate a doppio filo: se salta una delle due si va a elezioni anticipate per entrambe.

Giustizia e bilanciamento dei poteri – Cambia profondamente la Corte Suprema della Turchia (HSYK), la più alta autorità giudiziaria del paese (simile al CSM italiano) finita pesantemente nel mirino all’indomani del golpe fallito. Metà dei suoi membri saranno direttamente scelti dal presidente, l’altra metà invece dal parlamento. I membri della Corte Costituzionale passano da 17 a 15. Ridimensionati i tribunali militari, che restano soltanto per accuse di natura disciplinare.

Gendarmeria – Il comandante della gendarmeria viene estromesso dal Consiglio di sicurezza nazionale (MGK), l’organo che elabora le politiche di sicurezza e tradizionalmente espressione del controllo dei militari sulla vita politica del paese.

Parlamento – Il numero dei deputati passa da 550 a 600, l’età per essere eletti si abbassa da 25 a 18 anni.

Immunità presidenziale – Attualmente il presidente gode dell’immunità eccetto che per l’accusa di tradimento. La riforma revoca l’immunità e stabilisce un procedimento in tre fasi per metterlo sotto accusa. L’accusa deve essere presentata dalla maggioranza assoluta dei deputati (301), deve ottenere almeno 360 voti affinché venga esaminata da una apposita commissione parlamentare, e deve infine ottenere almeno 400 voti (i due terzi) perché il presidente venga deferito alla Corte suprema.

Erdogan guarda al 2029

L’AKP ha presentato la riforma per il presidenzialismo insieme al MHP per essere certo di avere i voti necessari per sottoporla a referendum, che si dovrebbe tenere nella primavera 2017. Infatti servono almeno 330 voti, ma l’AKP dispone solo di 317 seggi per cui i 39 deputati del MHP diventano essenziali. Con questa maggioranza in tasca, la riforma potrebbe essere votata così com’è, senza accogliere nessuna delle rimostranze delle altre opposizioni, i kemalisti del CHP e i filo-curdi del HDP.

Si tratta di un presidenzialismo forte ma non soltanto modellato sulla falsariga di quello francese o statunitense. Infatti il presidente, stando a questa riforma, oltre al potere esecutivo e ampio controllo sul giudiziario, mantiene anche il ruolo di deputato del proprio partito di provenienza. Nel caso di Erdogan, fondatore e padre-padrone dell’AKP, e soprattutto dopo l’estromissione di figure come l’ex presidente Gul o l’ex premier Davutoglu, questo significa continuare a influenzare pesantemente anche il legislativo.

Impossibile poi che il presidente diventi l’americana “anatra zoppa”, cioè non abbia una maggioranza parlamentare a lui favorevole. Infatti la riforma prevede che tutte le elezioni (amministrative, politiche e presidenziali) si tengano nel 2019 e che il voto per la presidenza e il rinnovo del parlamento proceda sempre in parallelo. In teoria il presidente dovrebbe restare in carica al massimo per 2 mandati, ma dato che Erdogan è stato eletto nel 2014 e le regole verranno cambiate in corsa, applicandosi per la prima volta nel 2019, potrà a tutti gli effetti restare a Dolmabahçe fino al 2029.

Chi è Lorenzo Marinone

Giornalista, è stato analista Medio Oriente e Nord Africa al Centro Studi Internazionali. Master in Peacekeeping and Security Studies a RomaTre. Per East Journal scrive di movimenti politici di estrema destra.

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