RUSSIA: Perché la Germania e l'Europa hanno bisogno di Putin

E’ uscito in Germania un saggio dal titolo: Der kalte Freund. Warum wir Russland brauchen ovvero “L’amico freddo. Perché abbiamo bisogno della Russia.” Il sottotitolo dice tutto: non una domanda, ma un’affermazione, rivolta da un acuto politologo tedesco, Alexander Rahr, al pubblico dei suoi connazionali.

Era esattamente un anno fa, nel novembre 2010, quando Vladimir Putin scriveva un lungo articolo, pubblicato sulle colonne della Süddeutsche Zeitung, nel quale proponeva (alla Germania?) la creazione di un’enorme zona di libero scambio tra Unione Europea e Russia come soluzione per superare la crisi economica. Per il mezzo ed il tono scelti, la proposta sembrava più rivolta agli imprenditori tedeschi che ai politici europei. Comunque Merkel rispose chiaramente che non se ne parlava.

Un anno dopo l’Unione Europea è sull’orlo del precipizio, Merkel subisce un enorme calo di consensi nel suo Paese e le avances velate condotte da Mosca sembra stiano facendo breccia nel cuore pragmatico e ambizioso della Germania produttiva.

Ed è così che nel suo libro appena uscito Rahr ammonisce i suoi concittadini: “La Russia oggi è una potenza energetica senza economia e l’UE è una superpotenza industriale senza riserve energetiche. Dovremmo lasciare che sia la Cina a ricoprire il ruolo dell’UE per la Russia?”. L’autore è piuttosto impietoso nel disegnare quello che è accaduto in Russia in seguito al crollo dell’Unione Sovietica e nel descrivere come si presenta oggi, ma, nella sua stringente logica che trova appoggi fin troppo solidi nell’attualità della politica europea, sembra voler indicare in maniera pragmatica e concreta quale sia la strada per la Germania produttiva in futuro. Ecco la quarta di copertina:

“La Russia ha molto da offrire: un lucrativo, enorme mercato, abbondanti risorse, vaste riserve energetiche. Per la nostra sicurezza e per la nostra prosperità sarà decisivo il modo in cui gestiremo le nostre relazioni con la Russia, sia economicamente che politicamente. Gli Stati Uniti, gli alleati tradizionalmente più forti dell’Europa, si stanno indebolendo a causa della crisi finanziaria. La loro importanza sta diminuendo. La Russia invece diventerà per l’Europa e per la Germania in particolare, sempre più importante: il territorio più vasto della Terra è benedetto da tutte quelle risorse naturali che ci garantirebbero la prosperità anche in futuro, detiene la terza più grande riserva di denaro al mondo, ha bisogno della nostra tecnologia, ci offre una zona di libero scambio ed è pronta a difenderci da possibili attacchi missilistici. Ma la Russia è un partner difficile: rimaniamo sconvolti dalla corruzione dilagante, dalla mancanza di uno stato di diritto e dall’autoritarismo delle strutture di potere di questo Paese che si è liberato del comunismo vent’anni fa. Il processo di transizione non è ancora completo ed è pieno di pericoli.”

A presentare il libro lo scorso mese a Berlino è stato Frank-Walter Steinmeier, ex Ministro degli Esteri e probabile candidato della SPD come sfidante della Merkel alle prossime elezioni. La presentazione si è trasformata in una vera e propria conferenza sulle relazioni tra Russia e Germania, nella quale Steinmeier ha criticato aspramente Merkel e il suo Ministro degli Esteri Westerwelle, parlando di “un susseguirsi di occasioni mancate”, ripetendo più volte che l’approccio nei confronti della Russia deve essere mutato utilizzando una maggiore Realpolitik e sposando in pieno le tesi sostenute da Rahr.

Nel frattempo la crisi che avanza sembra togliere sempre più potere negoziale alla Germania, accrescendo invece quello della Russia, che nel giro di pochi mesi è passata da corteggiatrice a corteggiata, con un gran potere ricattatorio.
Forse non sarà più la Russia a poter essere integrata nell’Unione Europea, ma la Germania a chiedere di poter entrare nell’Unione Euroasiatica che Putin sta tessendo?

foto: Press and Information Office of the Federal Government

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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Un commento

  1. Maurizio Blondet già nel 2007 scrisse il libro “Stare con Putin”, dove sosteneva gli enormi vantaggio geopolitici ed economici che l’Italia avrebbe avuto ad avere come partner privilegiato la Russia piuttosto che gli Usa o l’eurocrazia.

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