GEORGIA: Scontri di piazza a Tbilisi, tra nazionalismo e tensioni sociali

Da TBILISI – Nel giro di pochi giorni nella capitale della Georgia si sono svolte manifestazioni e sono avvenuti scontri di piazza che hanno mostrato alcuni dei cambiamenti e delle contraddizioni della società georgiana contemporanea.

La prima manifestazione, la “Marcia dei georgiani”, si è svolta il 14 luglio, e aveva un carattere ultranazionalista e islamofobo. Il viale David Aghmashenebeli (“David il Costruttore”), dove si è svolta la manifestazione, per la presenza di numerosi locali turchi e arabi ha un valore simbolico per i nazionalisti georgiani, che lo considerano un simbolo dell’invasione straniera di Tbilisi. Ironicamente, gli stranieri sono arrivati dopo che, a partire dal 2010, il Comune di Tbilisi ha iniziato a restaurare e riqualificare gli edifici della zona, alzando i prezzi degli affitti a livelli non accessibili a molti commercianti locali.

I manifestanti portavano bandiere con l’unicorno, simbolo del regno di David il Costruttore, re georgiano del dodicesimo secolo noto per aver sconfitto ed allontanato dalla Georgia i turchi selgiuchidi e per aver avviato il paese verso una vera e propria età dell’oro. L’obiettivo della manifestazione era, secondo quanto riferito da alcuni dei partecipanti, “mettere in guardia gli stranieri sulla loro condizione di ospiti nel paese”.

Il numero effettivo dei manifestanti (circa 2000 secondo le fonti più affidabili) è stato questione di dibattito tra gli organizzatori e i loro avversari politici, ma è comunque rilevante il fatto che nel recente passato, simili movimenti attirassero un numero limitato di persone, soprattutto anziane, mentre alla manifestazione del 14 luglio fossero presenti molti giovani, per lo più uomini.

Nelle ore che hanno seguito la marcia, alcuni dei simpatizzanti del movimento ultranazionalista sui social media hanno minacciato di stupro collettivo Tatia Dolidze, la ex rappresentante giovanile della Georgia presso l’ONU, che li aveva criticati. Questo ingurie sono state causa di una forte indignazione tra le organizzazioni femminili del paese, e hanno portato all’organizzazione di una contromanifestazione il 20 luglio definita come “Marcia delle donne”.

Lo scopo dei circa 150 partecipanti di questa seconda manifestazione era criticare la cultura maschilista presente in Georgia, che rende una minaccia di stupro come una possibile risposta a una donna in un dibattito politico, anche a causa della mancanza di una legge contro le molestie sociali che possa sanzionare simili comportamenti.

La “Marcia delle donne” si è svolta pacificamente, ma lo stesso non è avvenuto per la  seconda manifestazione in risposta ai nazionalisti, organizzata il 23 luglio dal partito di opposizione Movimento europeo. Gli organizzatori avevano come obiettivo dichiarato quello di criticare i partecipanti della “Marcia dei georgiani”, definiti come fascisti filorussi.

Momenti di grande tensione sono stati raggiunti quando alcuni manifestanti ultranazionalisti si sono radunati nelle vicinanze e hanno attaccato la manifestazione del Movimento europeo, causando il ferimento di una persona.

Quanto avvenuto nel corso della terza settimana di luglio ha rivelato alcune delle tensioni latenti presenti nella società georgiana. La “Marcia dei georgiani” ha sottolineato come anche la Georgia sia ormai meta di immigrazione che, come in Europa, è facilmente usata dai movimenti nazionalisti per incanalare la rabbia popolare causata dai problemi economici del paese. Al contempo, la contromanifestazione femminista, nonstante la sua scarsa partecipazione, dimostra come la mentalità maschilista tradizionalmente presente nel paese caucasico stia lentamente cambiando, e insultare e minacciare di stupro pubblicamente una donna, fortunatamente, non è più accettabile agli occhi di una parte della popolazione.

Immagine: Luka Pertaia, OC Media

Chi è Aleksej Tilman

È nato nel 1991 a Milano dove ha studiato relazioni internazionali all'Università statale. Ha vissuto due anni a Tbilisi, lavorando e specializzandosi sulle dinamiche politiche e sociali dell'area caucasica all'Università Ivane Javakhishvili. Parla inglese, russo e conosce basi di georgiano e francese.

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