Le preoccupazioni riguardo a un possibile attacco militare da parte della Russia non si fermano nella zona del Baltico. Difatti, come riportato lo scorso 3 aprile all’Agenzia Reuters, i servizi segreti lituani hanno calcolato che la Russia ha sviluppato la capacità di occupare il territorio del paese in circa 24 ore, grazie soprattutto al rafforzamento in uomini e mezzi nella zona dell’oblast di Kaliningrad [exclave della Russia sul Mar Baltico tra Polonia e Lituania] portato avanti negli ultimi due anni.
D’altra parte, gli esperti sottolineano come questo rafforzamento militare sia affiancato da una politica di disinformazione, verosimilmente orchestrata dal Cremlino, volta a creare una sorta di giustificazione su basi storiche a una possibile invasione.
Infatti, come spiegato dal ministro della difesa Raimundas Karoblis, ai giornalisti del Guardian: “stanno diffondendo l’idea che la nostra capitale Vilnius non dovrebbe appartenere alla Lituania perché nel periodo tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale fu occupata dalla Polonia. Allo stesso modo la città di Klaipėda [la terza città lituana per numero di abitanti, e importante porto sul Mar Baltico] non sarebbe mai stata parte del paese fino a tempi recenti, in quanto ‘donata’ da Stalin alla fine della Seconda Guerra Mondiale.”
Il sergente Tomas Čeponis, capo del Dipartimento di Comunicazione Strategica dell’Esercito Lituano, ha inoltre aggiunto che questa strategia di disinformazione presenterebbe molte similitudini con ciò che successe prima dell’annessione della Crimea: infatti, come segnalato dai suoi colleghi ucraini, numerose campagne di disinformazione avrebbero avuto luogo nei 12 anni precedenti all’annessione. Lo stesso meccanismo sarebbe stato messo in funzione attraverso il revival del termine di epoca zarista Novorossiya per creare un’identità politica distinta nell’est dell’Ucraina ad uso e consumo dei piani politici russi.
I rappresentanti dell’Esercito Lituano infatti sottolineano come campagne del genere siano state individuate nei programmi televisivi e sui social network, e agirebbero mettendo in discussione la legittimità dell’esistenza di uno stato lituano, reclamando parte del territorio su basi storiche, o diffondendo l’idea che le minoranze russe siano pesantemente discriminate.
In effetti, approfondendo la storia del paese è possibile constatare come questo genere di disinformazione abbia facile presa, soprattutto presso un pubblico male informato. Infatti, non si può negare che la Lituania abbia avuto una storia complessa e travagliata.
D’altra parte, interpretazioni semplificate e decontestualizzate del passato stanno venendo usate per giustificare ambizioni politiche espansionistiche e rappresentano un gioco pericoloso. E’ vero che tra le due guerre Vilnius apparteneva alla Polonia, ma se per assurdo dovessimo usare questo fatto storico per giustificarne la ‘restituzione’, allora dovremmo anche restituire la Galizia ucraina alla Polonia, o la Slesia alla Germania; così come se Klaipėda dovesse essere restituita alla Germania perché un tempo parte della Prussia Orientale, allora secondo questa stessa logica anche la regione di Kaliningrad oggi russa dovrebbe essere restituita, sempre per limitarci al periodo tra le due guerre.
Fonti: Reuters, Guardian; Photo:Delfi.lt