La Russia è pronta a una guerra di logoramento, Washington no. A dirlo è Keith Kellogg, rappresentante speciale del presidente degli Stati Uniti, che ribadisce come sia necessario usare qualsiasi leva possibile se si vuole costringere il Cremlino a sedere al tavolo delle trattative…
Il presidente Trump è pronto a raddoppiare le sanzioni statunitensi contro la Federazione Russa per costringere Mosca a porre fine alla guerra in Ucraina, ha affermato Keith Kellogg, rappresentante speciale del presidente degli Stati Uniti per l’Ucraina e la Russia, in un’intervista al New York Post.
Secondo Kellogg, l’applicazione di sanzioni contro la Russia rappresenta attualmente “solo un tre” su una scala da uno a dieci per quanto riguarda la gravità della pressione economica. Le sanzioni statunitensi stesse — ad esempio quelle che prendono di mira il redditizio settore energetico russo — sono “nominalmente il doppio”, ma c’è ancora margine per rafforzarle.
Si possono davvero inasprire le sanzioni, in particolare quelle relative alle esportazioni di petrolio, e se c’è qualcuno che capisce cosa sia la leva finanziaria, quello è il presidente Donald Trump, e lo si può vedere da ciò che ha fatto di recente nell’affrontare altre questioni internazionali. “Abbiamo un team per la sicurezza nazionale che si occupa di questo: il presidente, il vicepresidente, il consigliere per la sicurezza nazionale, il segretario di Stato e del Tesoro, il Consiglio per la sicurezza nazionale, tutti lavorano insieme”, ha affermato Kellogg, che ha ribadito come l’obiettivo di Washington sia porre fine ai combattimenti prima di discutere i dettagli di un accordo di pace, perché “non si può uscire da questa guerra uccidendo”, data la mancanza di interesse della Russia nell’impedire ingenti perdite delle proprie truppe.
“Per la Russia questa è una guerra di logoramento. Se guardiamo alla storia, è così che i russi combattono. Ci sono abituati. Voglio dire, la Russia è un Paese che era pronto a perdere, e ha perso, 700.000 uomini nella battaglia di Stalingrado in sei mesi, e non ha nemmeno battuto ciglio”. E quindi la pressione non può essere solo militare. “Bisogna esercitare pressione economica, pressione diplomatica, certi tipi di pressione militare e le leve che si utilizzeranno insieme a queste per assicurarsi che alla fine si arrivi dove si vuole”, ha affermato il rappresentante speciale di Trump, dimenticando però che a Stalingrado non combatterono unicamente russi, ma soldati di quindici repubbliche sovietiche.