TURCHIA: L’OSCE boccia il referendum costituzionale, Erdogan tira dritto

Nonostante un giudizio negativo da parte degli osservatori dell’OSCE in merito al voto referendario, Erdoğan rivendica la vittoria e rilancia il dibattito sulla pena di morte, che vorrebbe fosse oggetto di un nuovo referendum. Le cancellerie europee sottolineano la forte divisione all’interno della società turca, mentre Trump si smarca e chiama il presidente turco per congratularsi.

I dati “definitivi”

La Commissione elettorale turca comunicherà i risultati ufficiali fra una decina di giorni ma i dati sono ormai chiari. Con un’affluenza attorno all’85%, i Turchi hanno risposto attivamente alla chiamata alle urne. I Sì sono stati il 51,41% ed i No il 48,59%, con uno scarto di 1.124.091 voti. Nelle tre principali città il No ha vinto: 51,4% ad Istanbul, 51,2% ad Ankara e 68,8% a Smirne. Contrari alla riforma costituzionale nelle zone costiere dell’Egeo e nel sud est curdo, favorevoli invece, con punte dell’80%, in Anatolia centrale e sulle coste settentrionali del mar Nero.

Erdoğan durante la campagna elettorale non ha fatto mistero di puntare molto sui turchi residenti all’estero, con tanto di polemiche a riguardo ed i dati gli hanno dato ragione: i Sì hanno vinto in Austria col 73%, in Belgio col 75%, in Francia col 65%, in Germania col 63%, in Olanda col 71%. In Italia invece vittoriosi i No col 62%, anche se da sottolineare che la comunità turca è molto ristretta.

Per gli osservatori internazionali il voto è fuori standard

L’OSCE, nelle sue conclusioni preliminari, ha criticato fortemente il voto. Nonostante le operazioni siano state “ben amministrate”, il “contesto legale è apparso inadeguato allo svolgimento di un processo genuinamente democratico”. Alle opposizioni non sono state concesse uguali opportunità di campagna rispetto ai promotori del Sì con la scusa della persistenza dello stato d’emergenza a seguito del fallito colpo di stato del 15 luglio 2016, e la copertura mediatica non è stata equilibrata e non ha garantito agli aventi diritto un accesso ad un’informazione equa e pluralistica.

Inoltre la decisione della Commissione elettorale, comunicata a scrutinio in corso, di ritenere valide le schede non autenticate è stata definita “in violazione della legge” e in grado di “minare un principio di salvaguardia del voto”. Insomma, una bocciatura chiara.

Le opposizioni, anche alla luce di tali giudizi hanno espresso la volontà di ricorrere contro la decisione della Commissione elettorale centrale e chiedono l’annullamento del referendum: qualcosa di difficilmente ipotizzabile considerato che l’unica istituzione turca titolata ad esprimersi in merito è la stessa Commissione elettorale centrale.

Le reazioni internazionali – Trump controcorrente

Le cancellerie occidentali hanno sottolineato la necessità di rispettare gli standard internazionali e han focalizzato l’attenzione sul modesto scarto del risultato.

Angela Merkel ha avvertito che il risultato dimostra la grande divisione della società turca che richiede grande responsabilità. L’Unione Europea, con un comunicato congiunto Juncker-Mogherini-Hahn, ha dichiarato di attenersi alle valutazione dell’OSCE ed ha consigliato di rispettare gli obblighi derivanti dall’adesione al Consiglio d’Europa, mentre il Ministro degli Esteri austriaco Sebastian Kurz ha dichiarato che il referendum è stato un chiaro segnale contro l’Unione.

In controtendenza invece Donald Trump che ha conversato telefonicamente con Erdoğan congratulandosi senza esprimere riserve.

Le reazioni di Erdoğan

Il Presidente turco ha criticato i giudizi dell’OSCE definendoli “motivati politicamente” e rigettandoli al mittente. Egli ha espresso la convinzione che il referendum chiuda definitivamente il dibattito sulle modifiche costituzionali, lasciando ora spazio all’attuazione della riforma. Inoltre, aprendo un nuovo capitolo, ha paventato l’indizione di un nuovo referendum sull’introduzione della pena di morte. Un passo, quest’ultimo, che bloccherebbe definitivamente ogni aspirazione europea della Turchia.

Chi è Pietro Rizzi

Dottorando in Relazioni Industriali presso l’Università degli Studi di Bergamo, collabora con l’OSCE/ODIHR come osservatore elettorale durante le missioni di monitoraggio in Est Europa. Redattore per East Journal, dove si occupa di Ucraina, Est Europa e Caucaso in generale. In passato è stato redattore ed art director del periodico LiberaMente, e si è a lungo occupato di politica come assistente parlamentare e consulente giuridico per comitati referendari. Ha risieduto, per lavoro e ricerca, a Kiev e Tbilisi.

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