FOTOGRAFIA: Chisinau la sconosciuta

di Andrea Chiarucci – fotografo indipendente, ha collaborato con L’Espresso, il Giornale, Eastonline con reportage dall’Europa orientale e dall’estremo oriente.

Posizionata al centro della regione storica denominata Bessarabia, la città di Chisinau si erge lungo il corso del fiume Bìc, e conta una popolazione di oltre 870.000 abitanti. Durante l’epoca sovietica l’economia cittadina fu rivoluzionata da un’industrializzazione forzata che ne modificò il suo passato tipicamente rurale. Oggi Chisinau è un centro primario dell’industria e dei servizi e cerca di riscattare la vecchia infrastruttura sovietica attraverso la totale privatizzazione dell’economia e la sempre maggiore attrazione di capitali stranieri.

I giganteschi blocchi abitativi di stampo sovietico, e le ciminiere che svettano all’orizzonte, rappresentano la naturale estetica della città, tuttavia negli ultimi anni Chisinau è cambiata molto a causa di un intenso sviluppo urbanistico e la costruzione di moltissimi palazzi. Poco o nulla resta del centro storico, pesantemente bombardato durante la Seconda guerra mondiale.

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Chisinau è oggi la capitale di uno dei paesi più poveri d’Europa, anche se nelle sue strade è facile vedere auto di grossa cilindrata posteggiate all’esterno dei ristoranti di lusso, e giovani vestiti alla moda animano la vivace vita notturna. Negli ultimi anni hanno aperto innumerevoli discoteche dove suonano i migliori dj di tutta la Russia, tra ballerine in topless, film hard nei bagni e ritmi sfrenati fino all’alba.

Accanto a questa Chisinau votata all’edonismo e al divertimento, ce n’è un’altra sfiancata dalla fatica, dalla miseria, dove si vive con meno di duecento euro al mese, dove l’esasperazione è ai massimi e dalla quale, chi può emigra verso i paesi più ricchi d’Europa. La Moldavia di oggi vive una profondissima crisi economica aggravata dal malgoverno, dalla corruzione, e dalla contesa tra Unione Europea e Russia per estendere la propria influenza sul paese.

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Un commento

  1. Vi ringrazio per gli impulsi alla riflessione, come sempre.
    Ho notato che, nel descrivere l”Est Europa dell’ex “blocco” sovietico, spesso ci si tende a “sovietizzare” aspetti dell’ambiente che non sono esclusivamente sovietici. Un esempio sono i palazzoni “di stampo sovietico”. Ora, per me i palazzoni alveari, o casermoni, o appunto “blocchi” (in rom. blocuri) mi sono sembrati gli stessi di Napoli, di Lione o perfino di Francoforte. Qual è la differenza: che quelli di Napoli, Lione e Francoforte sono capitalistici e quelli di Kišinev sono comunistici? Per me i blocchi sono blocchi, son brutti dappertutto, tanti o pochi che siano. Non è che a volte trascuriamo che la povertà è povertà ovunque nel mondo e che forse quell’Est Europa è per motivi politici una specie di eterno “bloc” rispetto ai nostri quartieri alti occidentali?

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