RUSSIA: Nuvole oscure sul futuro dell’Unione Eurasiatica

L’Unione Economica Eurasiatica (od UEE) è un’unione economica creata nel 2014 dai presidenti di Russia, Bielorussia e Kazakistan, ed entrata in funzione il primo Gennaio del 2015.

Il progetto di costruire una tale area, annunciato nel 1994 dal Kazakistan, venne perseguito solo a partire dagli anni 2000, in seguito al rafforzamento della posizione internazionale della Russia di Putin. Oltre al voler essere una versione “eurasiatica” dell’Unione Europea, nei piani del Cremino, questa unione avrebbe permesso di incrementare l’influenza russa sull’area dell’ex impero sovietico, andando così a riaffermare lo status di grande potenza della Russia.

Tuttavia, a solo un anno dalla sua creazione, l’Unione Eurasiatica mostra una serie di debolezze e fratture che spingono a dubitare della possibilità di questo piano di realizzarsi.

Innanzitutto, l’Unione ha fallito, prima ancora di nascere, nel suo obiettivo di integrare al suo interno l’Ucraina, lasciando l’organizzazione priva di una reale dimensione europea ed incrementandone il carattere asiatico. Anche in questa regione tuttavia l’UEE è riuscita a suscitare scarse aspettative ed ha raccolto pochi consensi. Infatti, solo l’Armenia, ed il Kirghizistan, Paesi poveri e già profondamente dipendenti dalla Russia, sono entrati a far parte dell’Unione, mentre il Tagikistan ha annunciato il suo potenziale ingresso. Al contrario Uzbekistan e Turkmenistan, Paesi fondamentali per l’abbondanza di risorse energetiche, hanno rifiutato l’invito a diventare membri, in quanto molto più interessati al ricco mercato cinese e preoccupati dell’ingerenza russa .

Se il panorama internazionale sembra poco roseo per la UEE, la dimensione interna appare ancora più scoraggiante. Infatti, l’annessione della Crimea alla Federazione russa e le promesse del presidente Putin di proteggere la popolazione di etnia russa, anche quella che vive fuori dai confini russi, hanno profondamente inquietato Bielorussia e Kazakistan, Paese dove la popolazione è composta per il 23,7% da Russi, il quale teme di diventare una “seconda Ucraina” .

La tensione politica non ha tardato molto ad accompagnarsi a conflitti economici, e la recente svalutazione del rublo che ha reso i prodotti russi più economici non ha fatto altro che gettare benzina sul fuoco. Per tali ragioni, il Kazakistan ha iniziato ad imporre una serie di limiti alle importazioni di beni provenienti dalla Russia, in particolare, pollame, latticini ed, in ultimo, prodotti petroliferi. Mosca ha subito reagito con misure simili, bloccando le importazioni di meloni e latticini dal Kazakistan.

In questo contesto, nel Maggio del 2015, è arrivata la notizia che il presidente Putin ed il leader cinese Xi Jinping hanno firmato una dichiarazione per la cooperazione tra l’UEE e la Cintura Economica della Via della Seta, un mastodontico progetto cinese per collegare il proprio Paese con il mercato europeo, progetto in cui i Paesi dell’Asia centrale rivestono un ruolo fondamentale. Se da un lato la retorica ufficiale può celebrare questo annuncio come la formazione di un asse russo-cinese in funzione anti-europea, un’analisi più profonda rivela una realtà differente.

Qualora infatti si verificasse una fusione dei due progetti, appare chiaro che l’economia russa, indebolita dalle sanzioni occidentali e soprattutto dal crollo del prezzo delle materie prime, ha poche possibilità di combattere l’influenza dell’economia cinese che, nonostante il recente rallentamento, presenta ancora elevati tassi di crescita ed un grande bisogno di materie prime.

Pertanto, con questa dichiarazione il Cremino ha di fatto riconosciuto il fallimento del proprio piano di contrastare l’influenza cinese sull’Asia centrale mediante la creazione di una zona economica facente capo a Mosca.

La Russia può ancora aspirare alla conservazione del ruolo di principale potenza militare dell’area, che attualmente viene esercitato tramite l’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (conosciuta come CSTO), soprattutto a causa dello scarso interesse mostrato fino ad ora da Pechino ad impegnarsi militarmente fuori dai propri confini .

Se anche la possibilità di fusione dei due progetti sia ancora solo un’ipotesi, sembra molto improbabile che l’Unione Economica Eurasiatica possa trasformarsi in quell’area di influenza progettata da Mosca, indebolendo così ancora di più la posizione russa sia in termini di hard power che di soft power nella lotta per l’influenza sull’Asia centrale.

Chi è Umberto Guzzardi

Nato a Novara nel 1991, appassionato di geopolitica, relazioni internazionali, storia antica e moderna, ha conseguito la laurea magistrale in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Alma Mater Studiorum Università di Bologna sede di Forlì. Ha trascorso vari periodi di studio all'estero, tra cui uno in Lituania ed un altro a Buenos Aires, per la scrittura della tesi magistrale. Atualmente è Ricercatore presso Wikistrat, e collabora anche con il Caffè geopolitico, dove si occupa di America latina e Sud-est asiatico.

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