Chi ha perso la Turchia?

di Raffaele Morani

da Istanbul Avrupa

Il giornalista Marco Ansaldo, inviato speciale di Repubblica, nel suo recente libro Chi ha perso la Turchia (Einaudi, 2011) partendo dal riconoscimento che la Turchia è un Paese di confine tra Europa ed Asia, ma saldamente al fianco dell’Occidente e dentro la Nato, un candidato ideale nell’ottica di un allargamento che sarebbe un rafforzamento dell’UE, sottolinea come la sensazione dei più sia che questo paese si stia allontanando e che il rischio che l’Europa perda la Turchia sia reale, ma è solo colpa dell’Europa o anche nel paese anatolico ci sono forze e spinte che cercano di allontanare quel paese dall’Occidente?

A questa domanda risponde Ansaldo, individuando da parte europea una bocciatura di fatto, evidente, sebbene mai finora espressa con una decisione finale, quanto con una politica dilatoria e reticente, tanto è vero che i negoziati si trascinano in modo stanco “con il richiedente costretto a fingersi entusiasta per non perdere almeno la faccia, e i giudicanti mai risoluti nel chiudergli definitivamente la porta, pena un clamoroso caso internazionale la cui portata e conseguenze non sono oggi immaginabili.” I responsabili di questa perdita sono però anche sulla sponda turca e, a parere di Ansaldo, sono i Lupi Grigi ed i nazionalisti del MHP, “i partiti che si richiamano ad istanze socialdemocratiche ma si battono in realtà per istanze nazionaliste”, un chiaro riferimento ai kemalisti del CHP, l’esercito ed i generali autori di golpe in passato e “dell’inquietante Stato Profondo che in Turchia tutto controlla e molto decide”, certo per motivi diversi costoro sono “i fautori del no al disegno comunitario e anche all’occidente”.

Nonostante loro e nonostante il raffreddamento dei rapporti con l’Unione Europea, secondo Ansaldo una buona fetta di cittadini turchi resta tuttora favorevole all’Europa e spinge ancora per entrare e a ricordarci che i patti devono essere rispettati e le regole non possono essere cambiate quando il gioco “come adesso, è ancora in corso.”

Il libro di Ansaldo, preciso e puntuale, ha il merito di sottolineare come coloro che secondo alcuni luoghi comuni ma anche molti commentatori e giornalisti, ovvero i militari ed il CHP, descritti spesso come custodi della laicità e dei valori occidentali, non siano poi così entusiasti dell’ingresso del loro paese nell’UE, visto che perderebbero definitivamente il peso che hanno avuto nella società turca fino ad ora e che si è molto ridimensionato da quando l’AKP di Erdogan è apparso sulla scena, ma il peso di costoro in Turchia è sempre minore, di sicuro non paragonabile a quello di alcuni governi europei e della burocrazia dell’UE, che con la loro politica dilatoria hanno finito per bloccare di fatto i negoziati e fornito argomenti a chi in Turchia sottolinea le chiusure ed il doppiopesismo dell’Europa.

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