GEORGIA: Dopo il voto le proteste. L’opposizione denuncia brogli e chiede di tornare alle urne

Lo scorso 28 novembre, in seguito a due turni elettorali, i cittadini georgiani hanno eletto il loro nuovo presidente. A succedere a Giorgi Margvelashvili sarà dunque Salome Zurabishvili, candidata indipendente appoggiata dal partito di governo del Sogno Georgiano, che superando al ballottaggio il candidato dell’opposizione, Grigol Vashadze, è riuscita a diventare la prima donna nella storia della Georgia a ricoprire tale carica.

Tuttavia, l’opposizione si è rifiutata di riconoscere il risultato del voto, denunciando centinaia di gravi violazioni che secondo i principali esponenti del Movimento Nazionale Unito, partito fondato dall’ex presidente Mikheil Saakashvili e ora presieduto proprio da Vashadze, avrebbero contribuito in maniera decisiva all’elezione della candidata dell’establishment.

La denuncia dell’opposizione

I primi brogli sono stati denunciati a partire dal giorno stesso in cui si è svolto il ballottaggio: già nella notte del 28 novembre infatti, l’ex parlamentare Giorgi Vashadze, capo della campagna elettorale di Grigol, attraverso un comunicato stampa ha parlato di “una situazione grave in tutto il paese”, annunciando molteplici casi di violazioni.

Tra le varie irregolarità segnalate si è parlato di acquisto di voti (con esponenti del Sogno Georgiano che avrebbero offerto denaro agli elettori in cambio del loro voto a Zurabishvili), voti multipli e violazioni del segreto elettorale, fino a casi di espulsione degli osservatori dai seggi elettorali.

È stato persino pubblicato un sito, dzala ertobashia (La Forza è nell’Unità), motto della coalizione d’opposizione (che poi è anche il motto ufficiale della Repubblica georgiana), dove compare una sorta di “mappa dei brogli”, indicante tutte le presunte violazioni segnalate.

La mappa include ben 1130 casi di irregolarità verificatisi nel corso del ballottaggio, che vanno ad aggiungersi agli altri 1296 denunciati nel corso del primo turno elettorale. Per ogni caso il sito indica regione, città e seggio in cui la violazione sarebbe stata compiuta, allegando persino una o più foto, e talvolta addirittura filmati, di schede elettorali e protocolli riassuntivi incriminati.

L’appello di Saakashvili

Sempre la sera del 28, a risultato ormai acquisito, è arrivata la presa di posizione di Saakashvili. L’ex presidente georgiano, attualmente residente nei Paesi Bassi, ha dichiarato di rifiutarsi di riconoscere il risultato del ballottaggio, poiché “non è stata un’elezione legittima”, invitando la popolazione a fare lo stesso.

“Questa non è stata un’elezione, né un processo democratico, e non rispecchia assolutamente la volontà dei cittadini”, ha continuato Saakashvili, che ha poi esortato i georgiani a scendere in piazza per chiedere l’annullamento del voto e le dimissioni del governo, invitando le stesse forze dell’ordine a schierarsi dalla parte del popolo.

L’opposizione scende in piazza

Alla fine, l’appello dell’ex presidente non è rimasto inascoltato. Seppur ritenendo le dichiarazioni di Saakashvili espressione di “una sua posizione personale”, dopo essersi consultato con gli altri leader dell’opposizione, il 29 novembre Vashadze ha annunciato ufficialmente la decisione di non riconoscere il risultato delle elezioni, affermando inoltre la necessità di tornare al più presto alle urne, questa volta non per votare il presidente, ma per cambiare il governo.

“La Georgia non ha avuto elezioni; abbiamo avuto una farsa criminale condotta in condizioni di terrore […] Il Sogno Georgiano non ha il diritto morale di possedere la maggioranza costituzionale” ha tuonato Vashadze, che ha poi annunciato l’organizzazione di una manifestazione di piazza mirata appunto a chiedere lo svolgimento di elezioni parlamentari anticipate (le ultime si sono tenute nel 2016).

Così, il 2 dicembre, le forze d’opposizione, guidate dal Movimento Nazionale Unito e incitate da numerosi sostenitori, si sono riunite di fronte al Palazzo del parlamento di Tbilisi per far sentire la propria voce. Sebbene non ci sia stata la partecipazione popolare sperata da Saakashvili, alla manifestazione erano comunque presenti diverse migliaia di persone. Tra i leader che hanno preso la parola vi è stato lo stesso ex presidente, che ha espresso il proprio sostegno ai manifestanti via Skype, ricevendo un’ovazione dalla folla presente.

Chi invece ha deciso di non partecipare è stato il partito Georgia Europea, che pur al ballottaggio aveva sostenuto Vashadze. Seppur d’accordo sul fatto che “i risultati del voto non rispecchino la volontà degli elettori”, e condividendo la richiesta dell’opposizione di indire elezioni anticipate, il maggiore esponente del partito, Davit Bakradze, ha fatto sapere di preferire portare avanti le proprie battaglie attraverso l’attuazione di riforme politiche piuttosto che partecipando a manifestazioni di piazza. Alla protesta era tuttavia presente uno dei principali leader del partito, l’ex sindaco di Tbilisi Gigi Ugulava, seppur a titolo individuale.

Arringando la folla, Vashadze ha fatto sapere che contesterà i risultati del voto in tribunale, ribadendo ancora una volta la necessità di tornare al più presto alle urne, poiché “Il Sogno Georgiano non gode più del mandato politico e della fiducia del popolo per governare il paese”.

Il leader del Movimento Nazionale Unito ha poi invitato il governo a modificare l’attuale sistema elettorale, passando dal sistema misto a uno puramente proporzionale. Da rivedere anche la composizione delle commissioni elettorali, all’interno delle quali, secondo Vashadze, andrebbero inseriti rappresentanti della società civile, esperti internazionali e membri dell’opposizione.

Per discutere di questi temi e trovare insieme una via d’uscita alla crisi politica, Vashadze ha proposto al Sogno Georgiano di creare un gruppo di lavoro composto da almeno cinque persone per parte. L’opposizione si aspetta una risposta entro il 16 dicembre, data dell’insediamento ufficiale di Zurabishvili, la quale ha intanto incontrato il presidente uscente, Giorgi Magvelashvili, per effettuare un primo passaggio di consegne.

Chi è Emanuele Cassano

Ha studiato Scienze Internazionali, con specializzazione in Studi Europei. Per East Journal si occupa di Caucaso, regione a cui si dedica da anni e dove ha trascorso numerosi soggiorni di studio e ricerca. Dal 2016 collabora con la rivista Osservatorio Balcani e Caucaso.

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