SERBIA: Torna l’autonomismo in Vojvodina

Oltre 50.000 persone hanno recentemente firmato una petizione a favore dello status di Repubblica per la Provincia settentrionale della Serbia. Perché?

Il rapporto tra Belgrado e la Vojvodina, già negli anni ottanta del secolo scorso si configurava, politicamente, in termini piuttosto problematici. Il 5 ottobre 1988, a Novi Sad (capoluogo della Provincia settentrionale serba), grazie alla vittoria della fazione “unitarista” guidata da Slobodan Milosevic in seguito a moti di piazza, e con gli emendamenti costituzionali del marzo 1989, la notevole autonomia venne fortemente ridimensionata.

La Vojvodina, dal 2014, dopo interminabili discussioni, ha un proprio Statuto che ne definisce l’autonomia, tuttavia una parte della società civile è insoddisfatta. Il pomo della discordia è costituito dalle tasse: uno degli slogan più noti, in maniera piuttosto eloquente, afferma che “La Vojvodina non è una vacca da mungere”.

In prospettiva delle prossime elezioni politiche, provinciali e locali in Serbia, che si terranno nel 2016 (forse in primavera), anche a Novi Sad si stanno profilando futuri scenari di alleanze tra partiti. Attualmente la maggioranza di governo della Provincia autonoma della Vojvodina è composta dal Partito Democratico (Demokratska Stranka – DS – il partito dello scomparso Zoran Djindjic), dalla Lega Socialdemocratica della Vojvodina (erede della fazione autonomista Lega dei Comunisti della Vojvodina) guidata da Nenad Canak, e dalla Federazione degli Ungheresi vojvogiani. L’attuale Presidente del governo della Provincia è Bojan Pajtic, che ricopre anche la carica di presidente del proprio partito, il DS [all’opposizione nel parlamento nazionale serbo, ndr].

Sebbene uno dei problemi più urgenti della Vojvodina, in questi mesi, sia indubbiamente legato al flusso dei profughi provenienti dalla Siria e dal Medio Oriente, recentemente sono apparsi dei graffiti che equiparano la Vojvodina alla Catalogna, a firma di una fantomatica associazione, Mlada Vojvodina (Giovane Vojvodina). Questa associazione, secondo le scarse informazioni disponibili, sarebbe presente in circa quindici località della Provincia, e pare che sia composta da giovani, caratterizzati da un orientamento antifascista, contrari sia alla Russia di Putin che all’imperialismo della NATO. Di fondo il loro approccio è fortemente critico nei confronti dell’establishment politico locale e nazionale, nessuno escluso.

Per quanto questi episodi di inni ad un presunto secessionismo vojvogiano possano apparire privi di una solida base sociale, di certo non sono passati inosservati ai mezzi di comunicazione di massa e ai partiti nazionalisti. I titoli non hanno lasciato spazio a dubbi di sorta, e potrebbero essere così riassunti: “Anche la Vojvodina ha i propri separatisti”. Più in concreto, più che di separatismo, l’idea che sta serpeggiando tra alcuni movimenti locali e partiti, è quella di trasformare la Vojvodina da Provincia a Repubblica federata assieme alla Serbia centrale (senza le Province). A prescindere dalle etichette, l’idea sottostante è quella di allentare i rapporti con Belgrado.

Il motore principale di questo processo è il Partito Vojvogiano, sorto nel 2005, un’entità extraparlamentare che non controlla, per ora, neppure un singolo municipio. L’attenzione dei media è cresciuta a seguito della “Passeggiata per la Vojvodina”, tenutasi lo scorso 5 ottobre, per commemorare la sconfitta degli autonomisti nel 1988, e per rivendicare, appunto, lo status di Repubblica. Il leader del Partito Vojvogiano, Aleksandar Odzic, si batte per il diritto alla federalizzazione della Serbia, mentre gli altri partiti, con toni differenti, prendono le distanze da simili pretese, ossia di attribuire caratteristiche tipiche di uno stato alla Provincia settentrionale.

L’opposizione nel Parlamento di Novi Sad reputa che la rivendicazione autonomista, anche se sta raccogliendo l’attenzione della Lega Socialdemocratica della Vojvodina e dei DS, godrebbe nel complesso di uno scarso consenso, e fatalmente condurrà al fiasco elettorale le forze politiche che la sostengono. Nel frattempo Odzic, forte delle 50.000 firme raccolte, intravede la concreta possibilità di ottenere dei seggi nel parlamento locale.

Chi è Christian Costamagna

Christian Costamagna, classe 1979, ha insegnato presso l'Università del Piemonte orientale nell'anno accademico 2014-2015 (corso di Storia contemporanea e dell’Europa Orientale) dove ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienze Storiche. Nella tesi di dottorato si è occupato dell’ascesa al potere di Slobodan Milosevic nella seconda metà degli anni ’80. Ha svolto ricerche d’archivio a Belgrado e Lubiana. I suoi articoli sono apparsi su East Journal, Geopolitical Review. Geopolitica – Rivista dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie, Mente Politica, European Western Balkans, e sul “LSE blog about South Eastern Europe”. Costamagna è consulting analyst per Wikistrat.

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