Gli ebrei di Buchara, un filo che rischia di spezzarsi

Visitando una tra le più famose città dell’Uzbekistan, ci si può imbattere in una storia estremamente affascinante, ossia quella della locale comunità ebraica che, per secoli, ha animato le strade di Buchara con le sue botteghe ed i suoi commerci. Specializzati nella produzione di tessuti e nell’artigianato, gli ebrei di Buchara rappresentano una delle più antiche comunità ebraiche del mondo, una comunità che oggi rischia letteralmente di scomparire. Nonostante le 10mila tombe ospitate dal cimitero ebraico, gli ebrei oggi residenti nella città uzbeka sono solo 150.

L’origine

Gli ebrei di Buchara appartengono al ramo sefardita dell’ebraismo e fanno risalire il loro arrivo in Asia Centrale al 500 a.c., una data che sembra suffragata dal ritrovamento nella turkmena Merv di resti archeologici risalenti a circa 2000anni fa. Sul motivo della loro presenza invece non c’è ancora chiarezza, alcuni studiosi la collegano ai mercanti che operavano lungo quella che poi sarà la Via della seta, mentre altri preferiscono una tesi che rimanda all’esilio durante la sottomissione agli assiri. Col tempo, in ogni caso, gli ebrei di Buchara finirono con l’integrarsi e con il parlare un dialetto tagiko.

Nel corso dei secoli gli ebrei di Buchara seppero adattarsi al clima più o meno favorevole alla loro religione, facendo anche pubblica conversione all’Islam salvo poi continuare a praticare la propria fede in privato. La particolare posizione geografica e le vicende storiche li portarono ad essere non solo la più antica comunità ebraica del mondo, ma anche la più isolata finendo con l’assumere delle condotte religiose non ortodosse. Queste abitudini stupirono diversi visitatori, come il rabbino Yosef Maimon che nel 1793 si fermò a Buchara aprendo una yeshiva e convertendo gli ebrei locali alla corrente sefardita.

L’incontro

Paradossalmente fu sotto il dominio islamico del califfo Omar, ed in contravvenzione alle sue leggi, che nel 1620 venne costruita la prima sinagoga di Buchara. Fino a quel momento gli ebrei erano soliti pregare nella moschea Magoki Attoron, condividendo lo spazio con i fedeli musulmani. La repressione verso il culto ebraico si fece tuttavia sempre più dura, come rilevato nei suoi diari da Armini Vamberi, un viaggiatore ungherese che nella metà del XIX secolo attraversò l’Asia Centrale sostando anche a Buchara. Le leggi locali infatti distinguevano nettamente tra ebrei e musulmani.

Con l’arrivo della colonizzazione russa gli ebrei di Buchara divennero fedeli sudditi dello zar, salvo poi (almeno una parte della comunità) appoggiare la rivoluzione in un’ottica anti-musulmana. Momento di particolare importanza fu poi la Seconda guerra mondiale, quando circa 250mila ebrei, ma ashkenaziti, arrivarono in Uzbekistan in fuga dalla Russia, dall’Ucraina, dalla Moldavia, dalla Polonia e dalla Bielorussia, venendo accolti dalla locale comunità ebraica e dagli uzbeki tutti. Per quanto riguarda Tashkent esiste anche un sito con l’archivio di tutti i rifugiati di fede ebraica nella capitale uzbeka.

L’esodo

La popolazione ebraica di Buchara arrivò a contare anche 35mila persone, sebbene appartenenti a rami differenti dello stesso albero; tutto cambiò nel 1972, quando l’allora Unione Sovietica rese più facile l’emigrazione degli ebrei verso Israele. Dall’Uzbekistan e dal vicino Tagikistan prese il via un vero e proprio esodo che continuò nei decenni successivi ed al quale si aggiunse presto quello verso gli Stati Uniti. Oggi si calcola che gli ebrei di Buchara in Israele siano circa 100mila, mentre sarebbero 50mila nella sola New York. Altre comunità di ebrei di Buchara sono presenti in Australia ed in Europa.

Oggi lo spopolamento della piccola sinagoga situata nel cuore della città vecchia di Buchara preoccupa anche il governo dell’Uzbekistan, che riconosce l’importanza della comunità ebraica nella Storia della città. Le autorità uzbeke stanno mostrando un rinnovato interesse per l’ebraismo, come dimostrato dagli incontri con delegazioni del Congresso mondiale degli ebrei di Buchara (che include quelli residenti negli Stati Uniti), organizzando forum economici con rappresentanti di Israele e concedendo ai cittadini di quest’ultimo paese una favorevole politica di rilascio visti.

Se Buchara dovesse restare senza i suoi ebrei anche l’Uzbekistan perderà una parte di sé.

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Chi è Pietro Acquistapace

Laureato in storia, bibliofilo, blogger e appassionato di geopolitica, scrive per East Journal di Asia Centrale. Da sempre controcorrente, durante la pandemia è diventato accompagnatore turistico. Viaggia da anni tra Europa ed Asia alla ricerca di storie e contatti locali. Scrive contenuti per un'infinità di siti e per il suo blog Farfalle e Trincee. Costantemente in fuga, lo fregano i sentimenti.

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