GEORGIA: L’avanzata del confine osseto-georgiano si spinge fino all’oleodotto Baku-Supsa

Continua in modo lento ma inesorabile il silenzioso movimento del confine osseto-georgiano. Lungo la frontiera con la Georgia le truppe poste a difesa dei confini dell’Ossezia del Sud stanno da tempo spostando le linee di filo spinato che separano il territorio osseto da quello ancora amministrato da Tbilisi.

È dall’agosto del 2008, ovvero da quando terminò la guerra in Ossezia del Sud, che le milizie che presidiano la frontiera osseta iniziarono a far registrare casi di violazioni territoriali ai danni della Georgia, provando a ridisegnare i confini: in questi ultimi anni infatti la frontiera osseta è stata progressivamente spostata all’interno del territorio georgiano, fino a guadagnare diversi chilometri di terreno.

Negli ultimi giorni sono state registrate ulteriori violazioni, con i confini spostati in avanti per diverse centinaia di metri fino ad arrivare alle porte di Tsitelubani e Orchosani, villaggi situati nel distretto di Akhalgori, attualmente occupato per la maggior parte dalle truppe ossete, e vicini alla città di Gori, estremamente rilevante dal punto di vista strategico in quando da qui passa il principale tratto autostradale della Georgia, che collega la capitale Tbilisi alla parte occidentale del paese; inoltre sempre nei pressi di Gori passa l’oleodotto Baku-Supsa, che trasporta il petrolio dell’Azerbaigian fino alla costa del Mar Nero.

L’ultimo avanzamento dei confini ha fatto ricadere nel territorio amministrato dall’Ossezia proprio una parte dell’oleodotto, come affermato anche dallo stesso Ministero degli Esteri della Georgia. L’oleodotto Baku-Supsa, conosciuto anche come WREP (Western Route Export Pipeline), è un condotto lungo 833 km, ha una capacità massima di 145.000 barili di petrolio giornalieri ed è gestito dalla British Petroleum. È uno dei condotti che trasportano il petrolio proveniente dal bacino del Mar Caspio verso l’Europa Centrale senza transitare dal territorio russo, ed è perciò importante per le politiche europee di diversificazione energetica che mirano a ridurre la dipendenza proprio da Mosca. La perdita del controllo anche solo di un piccolo tratto dell’oleodotto da parte del governo georgiano potrebbe creare problemi legati alla gestione del condotto, mettendo a rischio il rifornimento energetico di diversi paesi dell’Europa centro-orientale.

Non è però la prima volta che il funzionamento del condotto viene messo a rischio: già nel 2008, in seguito allo scoppio della “guerra dei cinque giorni” in Ossezia del Sud, l’oleodotto Baku-Supsa venne momentaneamente chiuso dopo che l’esercito russo occupò nel corso del conflitto la città di Gori. Dopo che le truppe di Mosca si ritirarono dalla cittadina georgiana, in seguito alla mediazione dell’UE, il servizio venne però regolarmente ripristinato.

La perdita di controllo di un tratto dell’oleodotto non è però l’unico problema derivato dallo spostamento dei confini osseto-georgiani: molti degli abitanti dei villaggi di Tsitelubani e Orchosani si sono infatti ritrovati all’improvviso impossibilitati a raggiungere i loro terreni, finiti ora dall’altra parte del filo spinato, all’interno del territorio controllato dall’Ossezia del Sud. Molti agricoltori hanno perso i loro campi coltivati, così come molti allevatori hanno perso i loro pascoli; come del resto è già successo negli ultimi anni a diversi georgiani residenti dei distretti contesi tra Georgia e Ossezia. A difesa dei cittadini georgiani si è schierata l’EUMM (European Union’s Monitoring Mission), che ha promesso di portare la questione all’attenzione della comunità internazionale.

Il gesto è stato condannato dal governo georgiano, che ha accusato Mosca di “avere deliberatamente messo in atto una provocazione estremamente pericolosa, che mette in serio pericolo la stabilità di una regione in cui la sicurezza e la pace sono appese a un filo”. Mosca al momento non ha ancora replicato alle accuse, anche se una risposta è arrivata dall’Ossezia del Sud, dove i rappresentanti del governo hanno assicurato che garantiranno il regolare funzionamento dell’oleodotto. Tskhinvali ha inoltre giustificato l’avanzata affermando che l’esercito georgiano aveva precedentemente messo in atto una serie di provocazioni lungo la linea di confine che hanno costretto le truppe ossete a prendere provvedimenti. Intanto il ministro dell’energia georgiano Kakha Kaladze ha dichiarato che se si verificheranno problemi nell’accesso all’oleodotto verranno studiati progetti alternativi per deviare parzialmente il tracciato del condotto, per portarlo al di fuori dei confini osseti; ipotesi confermata anche dalla stessa BP, società che gestisce l’oleodotto.

La Georgia è strategicamente importante per l’approvvigionamento energetico europeo, in quanto proprio dal paese caucasico passano la maggior parte dei condotti che trasportano il gas e il petrolio dell’Azerbaigian e del bacino del Caspio verso l’Europa senza passare dalla Russia. L’oleodotto Baku-Supsa non è l’unico importante condotto che attraversa il paese; in territorio georgiano passa anche il più importante BTC (Baku-Tbilisi-Ceyhan), costruito nel 2006, che trasporta il petrolio azero fino alle coste mediterranee della Turchia e che arriva ad avere una capacità massima di un milione di barili di petrolio giornalieri.

Le problematiche relazioni con la Russia hanno spinto negli ultimi anni la Georgia a cercare di rafforzare la propria partnership con la NATO e l’Unione Europea, come ricordato dal ministro della Difesa Tina Khidasheli, secondo la quale “la strada per il ripristino dell’integrità territoriale potrebbe passare attraverso l’integrazione della Georgia nel sistema euro-atlantico”.

Chi è Emanuele Cassano

Ha studiato Scienze Internazionali, con specializzazione in Studi Europei. Per East Journal si occupa di Caucaso, regione a cui si dedica da anni e dove ha trascorso numerosi soggiorni di studio e ricerca. Dal 2016 collabora con la rivista Osservatorio Balcani e Caucaso.

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