Lo spietato ritratto di due bambini durante un conflitto non specificato, in una paese distrutto dalle bombe. Agota Kristof descrive senza peli sulla lingua gli orrori vissuti dai protagonisti, con tutta la sofferenza di chi, come l'autrice, è dovuto fuggire dal proprio paese natale.

LETTURE CONSIGLIATE: “Trilogia della città di K.” di Agota Kristof

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Trilogia della città di K.

di Agota Kristof
Einaudi Editore, 2005
euro 12,50
pagine 384

Leggere questo libro è come essere travolti da una valanga  di odio, disprezzo e cattiveria. Ma la bellezza del romanzo è proprio questa, potersi immedesimare in personaggi brutti, sporchi e cattivi senza rimorsi, perché qui di eroi buoni non ce ne sono.
Diviso in tre parti, “Trilogia della città di K.” racconta in uno stile nudo e crudo le vicende di due gemelli, Lucas e Claus, in un paese bombardato dalla guerra e minacciato da un invasore straniero. I bambini narrano in prima persona gli orrori costretti a vivere, tra violenze, insulti, morti premature e prostituzione. Uno decide di fuggire, mentre l’altro resta, ma nessuno dei due riuscirà a lasciarsi alle spalle la propria sofferenza.
Agota Kristof, scrittrice ungherese naturalizzata svizzera, non dà indicazioni geografiche sui luoghi menzionati nel suo capolavoro, ma non è difficile immaginare questa storia ambientata nella sua Ungheria, durante la Seconda Guerra Mondiale.
Un libro che ci insegna come il confine tra la realtà e la finzione sia così sottile e fragile da essere indistinguibile.

Interessante anche la trasposizione cinematografica “Il grande quaderno” (A nagy füzet), del regista ungherese János Szász, tratto dalla prima parte omonima del romanzo.

Voto: 8,5

Chi è Giulia Pracucci

Classe 1991, laureata in Mediazione Linguistica e Culturale con una tesi sulla carriera degli interpreti dei dittatori. Dopo aver passato un inverno in Lettonia e una primavera in Germania, si stabilisce a Budapest dove vive e lavora da quasi tre anni.

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