Il destino dell'Ucraina, come sempre, è deciso altrove

L’Ucraina, dopo essere riuscita a scrollarsi di dosso un regime che per corruzione superava i più tristi precedenti, ha dovuto subito ricordare che la propria collocazione geopolitica non le permette una completa autodeterminazione: la Storia, ponendola alla radice dell’impero russo, la trattiene ora nell’ombra del più potente vicino, che il crollo dell’URSS aveva momentaneamente separato: solo momentaneamente appunto, perché nei pensieri di Mosca, Kiev e le antiche province del dissolto impero sovietico avrebbero dovuto, e dovrebbero, prima o poi rientrare nell’ambito della madrepatria.

Un primo passo in questa direzione è avvenuto con il recupero manu militari della Crimea, primo e provvisorio monito al nuovo governo di Kiev, colpevole di orientarsi ad occidente e di mostrare eccessive oltranze nazionaliste. L’Europa si è comportata in modo ambiguo nei confronti dell’Ucraina, prima offrendo piccole agevolazioni doganali, e poi fornendo un sostegno morale alla rivolta, di scarsa importanza pratica; è probabile però che siano stati forniti anche aiuti non ufficiali ai dimostranti della Maidan, in collaborazione con finanzieri internazionali  e oligarchi pentiti che non sopportavano più l’estendersi del potere di Yanukovich.

Il nuovo governo insediatosi dopo la fuga del presidente, sostenuto peraltro dai deputati che giorni prima votavano le leggi liberticide di Yanukovich, ha mostrato subito la sua ostilità alla Russia, ritenuta responsabile di aver avallato la repressione, poi culminata con decine di morti, ed ha rivelato la sua ascendenza ucrainofona, proponendo di abolire il russo dal novero delle lingue ufficiali (ma il provvedimento, votato dal parlamento, non è stato firmato dal presidente e quindi non è in vigore): questo è bastato per scatenare la reazione di Mosca, attesa da molti dopo il crollo del regime.

Se l’occidente lo ha dimenticato, per la Russia i principi di sovranità stabiliti a Yalta sono ancora fondamentali: Vladimir Putin lo ha dimostrato subito, impadronendosi senza colpo ferire della Crimea, con un piano pronto da tempo, e schierando ai confini dell’Ucraina ingenti forze militari; ora, è il dominus assoluto della situazione: l’Europa e gli Stati Uniti, dopo aver nobilmente tuonato, hanno partorito sanzioni ridicole, anche perché sanno che Putin in pochi giorni potrebbe invadere e smembrare l’Ucraina a  suo piacimento, e non è escluso che lo faccia. Durante un colloquio telefonico con Obama egli ha chiesto, con formula sibillina, un confronto per “stabilizzare l’Ucraina”: come già avevamo sostenuto, solo un accordo ad alto livello tra Usa e Russia, che non sottragga alla Russia il proprio sostanziale controllo del Paese, può permettere all’Ucraina una limitata autonomia; in caso contrario, qualora le pretese occidentali si rivelassero eccessive, Putin può tranquillamente intervenire manu militari e riprendersi territori che in cuor suo ritiene già propri.

Nessuno muoverà un dito per l’Ucraina, e nessuno sacrificherà la propria economia per sanzioni alla Russia che sarebbero dolorose per tutti. La Francia, ad esempio, sta per consegnare alla Russia una modernissima portaelicotteri, la Vladivostok, tra due anni ne consegnerà una seconda, la Sevastopol, per un contratto da 1.2 miliardi di dollari, e progetta di produrre, nei cantieri di Saint Nazaire, altre due navi militari, con cessione di tecnologie sofisticate e annesso addestramento di centinaia di marinai russi. Nessun ripensamento è ovviamente in vista, nonostante le consuete belle parole in difesa della legalità internazionale.

Le prossime misure per avvicinare l’Ucraina all’Unione Europea e la calda accoglienza tributata da Washington al Premier Yatseniuk, potrebbero rappresentare, vuote come sono di sostegno pratico, un pericoloso incoraggiamento alla Russia per portare a termine il lavoro. L’Ucraina, così, resta in attesa che qualcuno di più potente decida sopra la sua testa quale sarà il suo destino, che interessa a pochi in occidente, dove il dibattito sembra concentrato più sulla bontà dell’intervento russo o americano che sui destini di Kiev.

 

Chi è Giovanni Catelli

Giovanni Catelli, cremonese, è scrittore e poeta, esperto di cultura e geopolitica dell’Europa orientale. Suoi racconti sono apparsi in numerose testate e riviste, tra cui il Corriere della Sera, la Nouvelle Revue Française, Nazione Indiana, L’Indice dei Libri. Ha pubblicato In fondo alla notte, Partenze, Geografie, Lontananze, Treni, Diorama dell'Est, Camus deve morire, Il vizio del vuoto, Parigi e un padre (candidato al Premio Strega 2021). Geografie e Camus deve morire (con prefazione di Paul Auster) sono stati tradotti in varie lingue. Collabora con Panorama e dirige Café Golem, la pagina di cultura di East Journal. Da più di vent'anni segue gli eventi letterari, storici e politici dell'Europa orientale, e viaggia come corrispondente nei paesi dell'antico blocco sovietico.

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10 commenti

  1. “mostrare eccessive oltranze nazionaliste”: che splendido eufemismo per non dire neofascisti e neonazisti. Per il resto, molto interessante.

  2. Michele Bettini

    Esistono regimi non corrotti? Il nostro regime, per esempio, oltre ad essere corrotto fin dentro le ossa è anche incapace e ottuso. La Crimea, che io conosco bene, è tornata alla Russia perché i governi di Kiev non sono riusciti a valorizzarla. Tanto valeva che ci rinunciassero prima, di propria scelta.
    La politica filo-europea dell’Ucraina è ambigua e se voleva fare una scelta tanto coraggiosa doveva fare come la Cecoslovacchia. Dividersi in tre parti: l’Ucraina. L’Ucraina russa con bilinguismo, e la Crimea.
    Sono d’accordo che: Putin in pochi giorni potrebbe invadere e smembrare l’Ucraina a suo piacimento, e non è escluso che lo faccia. Solo un accordo ad alto livello tra Nato e Russia, che non sottragga alla Russia il proprio sostanziale controllo del Paese, può permettere all’Ucraina una limitata autonomia; in caso contrario, qualora le pretese occidentali si rivelassero eccessive, Putin può tranquillamente intervenire manu militari e riprendersi territori che in cuor suo ritiene già propri.
    Nessuno muoverà un dito per l’Ucraina (io non lo farei), e nessuno sacrificherà la propria economia per sanzioni alla Russia che sarebbero dolorose per tutti.
    Le prossime misure per avvicinare l’Ucraina all’Unione Europea potrebbero rappresentare un pericoloso incoraggiamento alla Russia per portare a termine il lavoro. L’Ucraina, così, resta in attesa che i veri potenti decidano sopra la sua testa….

  3. Sarebbe ottimo a fermarsi sul argomento di neofascisti e neonazisti. Non tutti gli ucraini accettano loro propaganda, anzi provoca riggetto verso il nuovo governo. Possiamo esserci ucraini patrioti senza nazismo!

  4. Sarebbe ottimo a fermarsi sul argomento di neofascisti e neonazisti. Non tutti gli ucraini accettano loro propaganda, anzi provoca riggetto verso il nuovo governo.
    Possono esserci ucraini patrioti senza nazismo!

  5. Vorrei segnalare, tratto da “Il Venerdì” di Repubblica (il megafono dell’occidentalismo nostrano) un bell’articolo di Rampini sulla lobby ucraina a Washington, sulle modalità con cui le democratiche (sic!) proteste di piazza sono state portate avanti e, soprattutto, rappresentate in USA e in Europa. Inoltre segnalo l’intervista all’academico americano Bacevich. Equilibrata ed onesta, soprattutto – a differenza di troppi qui in East Journal – quando si tratta di chiacchierare del diritto internazionale: http://www.repubblica.it/esteri/2014/03/18/news/andrew_bacevich_mosca_non_torner_indietro_in_quell_area_ha_troppi_interessi-81249631/ Da ultimo, segnalo che il leader di Settore destro, Dmytro Yarosh, ha smentito duramente e irriso quanto dichiarato dal ministro della difesa di Kiev in merito al disarmo delle fantomatiche milizie di autodifesa ucraine (di estrema destra e antisemite). Questa è una notizia passata sotto silenzio, stranamente?, ma decisiva per valutare oggi sia il potere reale dell’esecutivo di Kiev, sia per misurare il grado di infiltrazione a livelli alti di presunti governi democratici di individui apertamente neonazisti.

  6. E’ una storia già tanto amara, speriamo non venga versato altro sangue.Sostengo sempre il valore della libertà dell’uomo,questo dover soccombere ai poteri criminali è “ingiustizia”.Che qualcuno alzi la voce contro questa mancanza di coscienza,sia ad est che a ovest è da sostenere sempre! Conoscere è il primo passo.Più che buoni o cattivi, qui si capisce che a pochi interessa il diritto della libertà!

    • Ritengo che il presunto neonazismo dei governanti attuali vada valutato in ordine ai provvedimenti che sono stati presi in quella direzione ( e non ve be sono), alle dichiarazioni delle organizzazioni ebraiche sul punto ( sono favorevoli al governo) alla solidarietà o meno da parte di paesi o strutture di sicura fede democratica (la polonia ha escluso che siano nazisti come anche il pse ecc).rimane a sostenere questa tesi ls russia e le agenzie di informazione sulle quali si formano slcuni giornalisti nostrani ( liberation in francia non considera nazisti gli ucraini)…

  7. Certamente Zeno. Come dice Catelli non si tratta di neonazisti o fascisti – pestaggi per Kiev di esponenti comunisti, di diritteroi di TV, di simpatizzanti del partito di Yanucovich compresi. Si tratta solo, come già notato da AGO71 qui sopra, di chi mostra “eccessive oltranze nazionaliste”. Del resto, anche il golpe contro Allende non è stato un golpe, ma un “ritorno all’ordine”. Basta intendersi sulle parole.

  8. Lenin l’aveva detto che il capitalismo vende a se stesso la corda con cui si impiccherà.
    Quello che mi chiedo, è: L’Eurpoa che a Parole o sottobanco ha appoggiato l’Ucraina libera dalla Russia, non avrebbe potuti fare questo ragionamento semplicissimo? Ovvero, cui prodest?

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