ECONOMIA: Quando l'est Europa guarda alla Cina

Mentre l’Unione Europea procede a rilento nell’integrazione dei Balcani occidentali la Cina approfitta dello spazio lasciato vuoto per fare affari. La penetrazione di Pechino nell’Europa centro-orientale e nei Balcani è prima di tutto economica, ma resta da capire se il piano d’investimento cinese non nasconda un intento politico. Osservando quanto la Cina sta facendo in Africa occidentale —dove a una massiccia penetrazione economica è seguita una radicale ingerenza nelle politiche locali— i timori per gli sviluppi della presenza cinese nell’Europa sud-orientale sembrano fondati.

Serbia

È la Serbia in particolare a intrattenere rapporti privilegiati con Pechino. Nell’ottobre 2009 la China Road & Bridge Corporation (CRBC) ha stipulato con il governo serbo un accordo di 232 milioni di dollari per la costruzione del ponte di Zemun, a Belgrado, che dovrà attraversare il Danubio. Allo stesso tempo il governo cinese ha erogato alle autorità serbe un prestito di 150 milioni di dollari, restituibile in quindici anni, a un tasso di interesse del 3%, dunque assai contenuto. Nel febbraio 2010 i due paesi hanno poi stipulato un contratto, di ben un miliardo di dollari (l’85% dei quali saranno messi a disposizione dalla China Exim Bank sotto forma di prestito), per il potenziamento della centrale elettrica di Kostolac, che vedrà la propria capacità aumentare di circa 450 Mw. Non finisce qui, poiché la Cina si è battuta in sede Onu contro l’indipendenza del Kosovo, sostenendo sempre le ragioni di Belgrado. Ma qualcosa in cambio Pechino la chiede. Alla cerimonia di assegnazione del Nobel per la Pace al dissidente cinese Liu Xiaobo, la Serbia disertò, obbedendo al diktat cinese. Per Belgrado, che da un mese appena aveva avviato il suo percorso di adesione all’Unione Europea, si è trattato di un pesante prezzo da pagare in termini diplomatici. Bruxelles ha infatti replicato con parole dure: “In Europa ci sono dei valori. Chi non li rispetta, non può farne parte”.

Croazia

In Croazia, invece,sono previsti investimenti cinesi nel settore delle infrastrutture, dei trasporti, dell’industriae del turismo, per un ammontare di circa 13,3 miliardi di dollari. L’investimento principale coinvolge il gigante cinese COSCO (quinta compagnia marittimaal mondo,con un fatturato di 26,9 miliardi di dollari nel 2008), che sta trattando col governo croato per acquisire una concessione pluriennale per la gestione del porto di Rjeka. Un’altra trattativa riguarda la gestione del porto di Ploce, con un investimento di 10 miliardi di euro. La Croazia diverrebbe così la principale via di transito per i prodotti cinesi verso l’Europa.

Macedonia

La Cina è già presente in Macedonia, dove la China Water & Electric Corporation ha stretto un accordo con la macedone Elem per la costruzione di una centrale idroelettrica dalla capacità di circa 80 Mw, e in Montenegro, cui Pechino ha prestato 47,7 milioni di dollari, ripagabili in quindici anni a un tasso di interesse del 3%, per contribuire alla costruzione di una flotta mercantile.

Grecia

E poi c’è la Grecia. Nel corso del 2009 la COSCO ha ottenuto dal governo greco una concessione, della durata di 35 anni, per la gestione del porto ateniese del Pireo. L’accordo prevede una spesa complessiva di 665 milioni di dollari e l’obbligo di destinare alle autorità greche il 24,5% dei profitti conseguiti (che si stima saranno complessivamente pari a 3,4 miliardi di euro). Nell’ambito di questo progetto il gruppo edilizio cinese BCEGI Group si impegna a investire successivamente 100 milioni di euro per la costruzione di un complesso immobiliare, e dare vita a quattro joint venture con imprese greche nel settoreoleario. I soldi cinesi hanno rappresentato, prima della crisi, una possibilità di fare cassa molto più conveniente dei fondi del Fmi che ora stritolano l’economia ellenica.

Ungheria

Il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha incontrato nel fine settimana  il suo omologo cinese, Wen Jiabao. La visita ufficiale del presidente cinese Jiabao a Budapest si è conclusa con la firma di un pacchetto di 12 accordi bilaterali, tra cui un prestito da 1 miliardo di euro, l’accordo sull’acquisto da parte della cina di una quota del debito ungherese, la creazione di un centro logistico regionale e programmi di cooperazione economica, militare e culturale.Uno degli accordi prevede una cooperazione finanziaria dal valore di 1,1 miliardi di euro tra la Bank of China e la società chimica ungherese BorsodChem, il cui proprietario di maggioranza è il gruppo cinese Wanhua Industrial Group. Firmato inoltre un accordo strategico per un centro di fornitura di apparecchiature per la produttrice cinese di telecomunicazioni Huawei.

Sulle altre cooperazioni che compongono il pacchetto sono note le seguenti informazioni:
– Sarà avviata una cooperazione in materia di trasporto aereo e di acqua;
– Una collaborazione anche tra il ministero del commercio cinese e quello ungherese dello sviluppo nazionale;
– La Cina intende intervenire nello sviluppo del sistema ferroviario magiaro;
– Saranno creati in cooperazione nuovi centri culturali;
– Sarà costruita una piattaforma logistica e commerciale cinese per la regione centro-est europea, in Ungheria;
– Sempre in Ungheria, verrà realizzato un centro logistico e una zona di sviluppo in ccoperazione per la zona del centro-est Europa.

Secondo le parole di Viktor Orbán, soddisfatto dalll’incontro, lUngheria intende raddoppiare entro il 2015 il volume degli scambi commerciali tra Cina e Ungheria, portandolo a 25 milioni di dollari USA.

Slovacchia

Le industrie slovacche avranno molte possibilità di entrare nel mercato cinese negli anni a venire, soprattutto nel settore delle tecnologie eco-sostenibili e nelle forniture industriali. Questo è quello che è emerso dagli accordi presi tra il delegato slovacco e cinese alla conferenza economica bilaterale organizzata venerdì durante il Canton Fair.

“Crediamo che ci sia molto potenziale tra la Slovacchia e la Cina” ha affermato Robert Simoncic, capo dell’agenzia slovacca per l’investimento e il commercio SARIO. Il Canton Fair, fondato nel 1957, è uno dei più grandi eventi in cui i partner commerciali della Cina possono incontrarsi con le industrie della “Terra di Mezzo” ma il nuovo Canton Fair ospiterà circa 60.000 stand che permetteranno a migliaia di aziende di incontrarsi. “E’ dal 2007 che si è aperta una zona per le importazioni, cosa che ha aperto una possibilità per il commercio estero della Cina” ha detto l’ambasciatore cinese in Slovacchia, Gu Ziping.

Conclusioni

Grazie agli investimenti cinesi, i piccoli bilanci dei paesi balcanici e centro-orientali risolvono grandi problemi. Il denaro di Pechino, con tassi d’interesse tanto bassi, è assai più conveniente di quello del Fondo monetario internazionale. Per gli stati dei balcani occidentali, inoltre, gli investimenti cinesi non sono alternativi o concorrenziali rispetto al percorso di integrazione europea. Grazie a quei soldi si riescono a produrre investimenti che consentono di allinearsi agli standard richiesti da Bruxelles. Dal canto suo, la Cina ha tutto l’interesse a favorire il percorso d’integrazione dei suoi partner economici, poiché così si troverà con molta probabilità a gestire importanti fette di mercato in seno all’Unione.

La fortezza Europa rischia di avere nei Balcani un cavallo di Troia per gli interessi economici di Pechino, e ciò dovrebbe indurla a riflettere sui tempi dell’integrazione dei Balcani, che trovando chiusa la porta dell’Unione si rivolgono inevitabilmente a oriente. E per le ansie (e le politiche) protezionistiche europee, non si tratta certo di un affare.

Chi è Claudia Leporatti

Giornalista, è direttore responsabile del giornale online Economia.hu, il principale magazine in italiano sull'economia ungherese e i rapporti Ungheria-Italia, edito da ITL Group. Offre tour guidati di Budapest in italiano e inglese. Parla inglese e ungherese, ma resta una persona molto difficile da capire. Scrive racconti e sta lavorando (o pensando) al suo primo romanzo. Nata a Bagno a Ripoli (Firenze) senza alcuna ragione, vive a Budapest, per lo stesso motivo.

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5 commenti

  1. Stefano Bottoni

    Ottima analisi. E’ la prima volta che mi capita di leggere su un organo di informazione italiano un quadro complessivo degli investimenti cinesi (e delle relative condizioni imposte) nella regione. L’unico dubbio – lasciando perdere le considerazioni etiche, giacchè gli affari sono affari – riguarda il problema dell’interscambio commerciale. Cosa potranno offrire ai consumatori cinesi questi paesi dal potenziale produttivo così limitato? Ovvero: se l’interscambio produce una bilancia commerciale molto sbilanciata in favore della Cina, non si rischia di perdere molti dei benefici acquisiti? Questa mi pare la vera domanda. Per il resto l’espansione della Cina (anche in quest’area) è al momento inevitabile. Nessuno al mondo ha al momento così tanti soldi da spendere dove e come vuole. Per la Cina le decine di miliardi di dollari “impegnati” nelle ultime visite greche, ungheresi ecc. sono e restano spiccioli.

  2. Complimenti per la rassegna dati, dipinge un panorama sicuramente interessante.
    Non stupisce affatto questa recente attrazione dei paesi europei orientali verso la Cina, del resto la cosa è anche molto instintiva: dinnanzi ad un’Europa diffidente e arrancante, meglio salire sul cavallo cinese, che tra l’altro ci sta anche per “sverniciare”.
    Molto intuitiva è anche la rinuncia al FMI, organo egemonizzato dagli USA che ne detengono la moneta e il “veto economico” (tra l’altro l’intenzionato rottamatore del dollaro – Strauss-Khan – lo hanno rovinato per benino negli States): tutti i paesi che si sono rivolti ad esso per un aiuto economico, si ritrovano ora perpetuamente soggiogati!
    Infine mi sa tanto che per forza di cose vi sarà una ripercussione politica cinese su questi paesi, ma chi ha colpa (noi) pianga sè stesso..

  3. Stefano, non esagerare…Io ne avevo parlato due anni fa…

    http://radioeuropaunita.wordpress.com/2010/07/18/il-grande-balzo-cinese-nei-balcani/

    Bravi ragazzi, comunque. Il tema è grosso. Nel prossimo East ci sarà un mio articolo proprio sull’argomento, segno che siamo in sintonia. Occhio al possibile asse ionico-adriatico con il Pireo (già cinese) e il porto di Rijeka (trattative), alla Bulgaria, dove c’è Great Wall Motors. In Romania appena aperta la più grande Chinatown. Senza contare il grande annuncio di Wen Jiabao dalla Polonia. Però secondo me lo scenario africano, nei Balcani e nell’Est, è totalmente irrealizzabile. L’Africa è terra di nessuno, piena di risorse minerarie. Nei Balcani e nell’Est i cinesi sono gli ultimi arrivati e non possono azionare la leva coloniale. Ci stanno solo per fare i soldi, perché sono bravi imprenditori e fiutano i saldi di fine stagione. Saluti,

    M.

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