lingua macedone

LINGUAE: Il macedone è una lingua o un dialetto?

Il veto recentemente posto dal governo bulgaro di Boyko Borisov al Consiglio “Affari generali” ha bloccato l’avvio dei negoziati per l’adesione all’Unione europea della Macedonia del Nord. Tra le annose questioni storiche e identitarie alla base delle controversie mai sopite tra i due stati è prontamente riemersa la disputa sulla lingua macedone, non riconosciuta come idioma a sé stante in Bulgaria. L’opinione che il macedone sia una delle svariate forme dialettali del bulgaro non si limita al ceto intellettuale – Accademia bulgara delle scienze (Bălgarska akademija na naukite, BAN) inclusa -, ma è una teoria diffusa in maniera trasversale nel paese. Mutualmente intelligibili, entrambe appartenenti al ceppo delle lingue slave meridionali, bulgaro e macedone formano un continuum dialettale; la prima basata sui dialetti più orientali, la seconda su quelli più occidentali.

Quasi amici 

Storicamente, la regione della Macedonia si estende dall’estremo sud-occidentale della Bulgaria fino alla parte centrale e settentrionale della Grecia, toccando gli odierni Kosovo, Serbia e Albania. Da sempre teatro di ambizioni territoriali contese dai vari paesi limitrofi, smembrata in tre dopo la prima guerra balcanica nel 1913, l’attuale Macedonia del Nord viene ricostruita come stato federale negli anni Quaranta, quando Josip Broz Tito ne fa la sesta repubblica jugoslava. Il 1° agosto 1947 il maresciallo e il primo ministro bulgaro Georgi Dimitrov firmano l’accordo di Bled (Bledska spogodva), in cui è ufficialmente riconosciuta l’esistenza di una nazione, un’identità e una lingua macedone.

Con la rottura dei rapporti tra Tito e Stalin nel 1948 la Bulgaria inizia però a tornare sui suoi passi, finché nel 1966 il presidente dell’Unione degli scrittori bulgari (Săjuz na bălgarskite pisateli, SPB) Georgi Džagarov rifiuta di sottoscrivere un concordato di collaborazione e amicizia con gli scrittori macedoni. Nel 1993 il governo bulgaro post-comunista ricusa la firma di un accordo bilaterale con la Macedonia, poiché nell’ultima clausola è menzionata la lingua macedone. Nel 1999 i due paesi siglano congiuntamente una dichiarazione bilingue di buon vicinato, consolidata da un memorandum nel 2008. Nel 2017 Bulgaria e Macedonia firmano un trattato di amicizia, anch’esso steso in entrambi gli idiomi.

In cirillico, ma senza declinazioni

Rispetto alle altre lingue slave moderne, bulgaro e macedone hanno mantenuto il maggior numero di caratteristiche proprie dello slavo ecclesiastico antico, sviluppato nei secoli a partire dall’opera di Cirillo e Metodio, i padri dell’alfabeto glagolitico, precursore del cirillico. Prive del sistema flessivo dei casi, eccezion fatta per il vocativo e qualche rara forma cristallizzata, sono entrambe dotate di una grammatica analitica e di un ricco paradigma verbale.

Altra peculiarità fondamentale è la presenza di articoli determinativi posposti, concordati in genere e numero col sostantivo o aggettivo che accompagnano. Il bulgaro ne ha un solo tipo, il macedone tre; due di questi, poco frequenti, fungono anche da pronome dimostrativo, indicando prossimità o distanza dal parlante, e sono comuni anche nella parlata del distretto bulgaro di Blagoevgrad, noto come Pirinska Makedonija (“Macedonia Pirin”). In bulgaro l’articolo maschile singolare ha due forme differenti, una per il soggetto e una per i complementi; in macedone è invece invariabile.

Ufficialmente codificato il 5 maggio del 1945, l’alfabeto cirillico utilizzato in macedone è in parte diverso da quello bulgaro, poiché segue il principio di corrispondenza tra grafema e fonema. Mancano infatti le lettere Щ (št), il cui fono è espresso dalla combinazione ШТ, la semivocale Й (i kràtko, “i breve”), e le due er, il segno palatalizzante ь (er màlăk) e la vocale ridotta Ъ (er goljàm). Quest’ultima è sostituita dalle vocali А, О, У (u) oppure dalla Р (r) sillabica, preceduta da un apostrofo, a seconda dei casi; la prima persona del verbo essere bulgaro съм (săm) diventa quindi сум (sum). Il ‘cirillico macedone’ comprende inoltre i grafemi propri del serbo Љ (lj), Њ (nj), Ј (j, che sostituisce la i breve), Џ (), e tre caratteri peculiari: Ѓ (gj), Ќ (kj) e Ѕ (dz).

Una versione ‘semplice’ del bulgaro?

Sul piano lessicale, il macedone è particolarmente ricco di prestiti, soprattutto anglicismi e serbismi, assenti in bulgaro. Le differenze di vocabolario tra i due idiomi si limitano però a un centinaio di termini del tutto difformi e all’uso di geosinonimi adattati ortograficamente. Ad esempio, il pronome interrogativo “cosa”, in bulgaro standard какво (kakvò), in substandard що (što), esiste in macedone solo nella seconda variante, trascritta come што. Ciò è dovuto al recupero di arcaismi e dialettalismi durante il processo di codificazione e purificazione del linguaggio standardizzato.

Anche a livello grammaticale le differenze sono minime. Il perfetto, un tipo di passato composto, a seguito di una recente ridefinizione in macedone viene espresso dall’unione di verbo avere e participio passivo, diversamente da quelle altre lingue slave che possiedono e formano questo tempo verbale unendo all’ausiliare essere il participio attivo. Questo modello, detto ‘vecchio perfetto’, è tuttavia ancora in uso nella parte orientale del paese. Per quanto riguarda l’indicativo presente, in bulgaro la prima persona singolare può avere tre terminazioni, -я (ja), -а oppure -ам. Nei primi due casi, la prima persona plurale termina in -м, mentre nel terzo in -ме. Il macedone invece ha sempre la desinenza -м nel primo caso, e -ме nel secondo.

È sulla base di tutti questi attributi che studiosi bulgari, ma anche internazionali, negano l’indipendenza della lingua macedone. Lo scrittore, partigiano e politico macedone Venko Markovski, autore del primo libro in macedone standard, nel dopoguerra prende parte alla codificazione battendosi contro la completa ‘serbizzazione’ della lingua. Negli anni Sessanta viene espulso dalla Jugoslavia e si rifugia a Sofia. Pochi giorni prima della sua morte, nel 1988, dichiara alla Televisione nazionale bulgara (Bălgarska narodna televizija, BNT) che non esiste un’identità nazionale né linguistica macedone, in realtà frutto dell’influenza del Comintern e della volontà del maresciallo Tito di allontanare la Macedonia jugoslava dalla Bulgaria, per meglio incorporarla nella federazione.

Un (ennesimo) trauma balcanico

La scrittrice Kapka Kassabova ha origini macedoni per via materna. In una recente intervista in occasione della pubblicazione in Bulgaria del suo ultimo libro To the Lake, incentrato sui laghi di Ocrida e Prespa, si esprime sull’annosa diatriba tra i due paesi:

Se si dovesse definire con una sola parola il trauma bulgaro-macedone, sarebbe probabilmente “confine”. In effetti, “confine” è sinonimo di ogni singolo trauma balcanico. Il “confine” nella nostra storia balcanica è un film dell’orrore fatto di una sola parola. E i confini più pericolosi e difficili da attraversare sono nella testa delle persone. Vengono piantati lì da determinate forze politiche che utilizzano la lingua come arma. Una volta eretti, i confini fisici con il tempo cadono e la natura li decompone, ma questo diventa molto più difficile nelle menti e cuori offesi della gente. (…) E forse un altro termine che spiega il trauma bulgaro-macedone è “schizofrenia” – la scomposizione di un’unità in frammenti separati, i quali litigano tra loro. Il più folle insiste maggiormente nell’avere ragione ad ogni costo. La posta in gioco in questo caso è troppo alta: il futuro della Macedonia e i rapporti tra i due paesi e i loro popoli.

foto: btvnovinite.bg

Chi è Giorgia Spadoni

Marchigiana con un debole per le lingue slave, bibliofila e assidua frequentatrice di teatri e cinema. Laureata al Dipartimento di Interpretazione e Traduzione di Forlì, ha vissuto in Russia (Arcangelo), Croazia (Zagabria) e soprattutto Bulgaria. Nel 2018 ha vinto il premio di traduzione "Leonardo Pampuri", indetto dall'Associazione Bulgaria-Italia. Si interessa di cultura est-europea, storia e attualità bulgara.

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