Una delle avventure forse meno note di Corto Maltese, il gentiluomo di fortuna creato nel 1967 dal genio di Hugo Pratt, vede il marinaio più famoso della “letteratura a fumetti” italiana attraversare Turchia e Caucaso, spingendosi fino in Asia Centrale. Si tratta dell’albo La casa dorata di Samarcanda, pubblicato nel 1980.
“Il più grande bastardo che abbia mai conosciuto”
Corto Maltese nasce il 10 luglio 1887 a La Valletta, Malta. Sua madre, la Niña de Gibraltar, è una gitana spagnola della cui bellezza si era invaghito anche il pittore francese Jean-Auguste-Dominique Ingres, mentre suo padre è un marinaio originario della Cornovaglia, nipote di una strega dell’Isola di Man.
Solitario, apparentemente cinico, insensibile e individualista, il personaggio di Hugo Pratt è l’antieroe per antonomasia. Dietro la sua ironia sagace cela il suo lato altruista, sentimentale, ‘ottocentescamente’ romantico.
Iniziato ai testi dello Zohar e della Cabala ebraica, quando ancora giovanissimo una gitana di Cordova gli dice che sulla sua mano non ha la linea della fortuna, lui se ne taglia una da solo col rasoio.
“A cosa serve un’amicizia della quale non si può abusare?”
Alla costante ricerca di tesori scomparsi e città leggendarie, nell’autunno del 1921 l’avventuriero con l’orecchino d’oro è a Rodi, all’epoca nel Dodecaneso italiano, sulle tracce di un manoscritto perduto di Lord Byron. Qui si imbatte in una mappa per il tesoro di Alessandro Magno, detto “il Grande Oro”, nascosto da qualche parte nell’antica regione del Kafiristan, in Afghanistan.
Poco distante, a Samarcanda, il suo miglior nemico Rasputin è rinchiuso nella spietata prigione che dà il titolo all’albo. I sogni dorati provocati dall’hashish sono l’unica via per evadere dalle torture degli aguzzini: aiutare Rasputin è il vero motivo del viaggio di Corto.
Prima di lasciare Rodi, però, il marinaio viene involontariamente coinvolto in una riunione segreta di un movimento nazionalista turco dissidente. Corto Maltese scopre così di avere un sosia, un oscuro rivoluzionario turco di nome Timur Chevket – figura immaginaria creata appositamente da Pratt per mettere il suo personaggio alla prova, costringendolo ad un confronto con se stesso. L’incontro col proprio doppio è inoltre presagio di morte.
Da Rodi, Corto arriva a Van, al confine con Armenia e Iran. Qui, un vecchio yazidi gli chiede di portare oltreconfine un’orfana armena, figlia di amici, ma alla frontiera il marinaio si imbatte nella Setta degli Assassini, i Nizariti.
Insieme alle sue compagne di viaggio molto particolari, Marianna e Venexiana Stevenson, Corto finisce poi nelle mani dell’Armata rossa. Sospettati di essere spie, scampano alla fucilazione grazie ad una telefonata provvidenziale che il marinaio fa a Stalin – chiamandolo amichevolmente “Giuseppe“. Secondo la narrativa prattiana, infatti, i due si conoscono ad Ancona nel 1907.
I tre raggiungono finalmente Baku e attraversano il mar Caspio fino a Krasnogorsk, nel Turkestan sovietico – l’attuale Turkmenbashi, in Turkmenistan.
“Sono russo, ma la mia vera nazionalità è il denaro”
Nel frattempo, a Samarcanda, Timur Chevket in persona offre a Rasputin di diventare istruttore volontario nell’esercito dell’emiro agli ordini del controverso generale Enver Pascià. Il barbuto russo diventa così lo scalcagnato “Qaid Raspa”, senza perdere l’ottusa sfrontatezza che lo caratterizza nemmeno di fronte al Pascià stesso.
Corto Maltese ritrova Rasputin nei pressi di Bukhara, odierno Uzbekistan, amorevolmente curato e sbarbato da Marianna. Il criminale siberiano coglie al volo l’occasione per disertare i ribelli Basmachi e seguire Corto alla ricerca del Grande Oro. Insieme sfuggono per un pelo a una morte certa, e prima di partire alla volta dell’Afghanistan assistono all’eroica fine di Enver Pascià sotto i colpi dell’artiglieria sovietica, a sud-est di Dushanbe, oggi capitale del Tagikistan.
“La verità non esiste!”
Tra il 2002 e il 2003, una coproduzione italo-francese traspone le avventure di Corto Maltese sul piccolo schermo, in una riuscita serie di episodi animati impreziositi dall’evocativa colonna sonora di Franco Piersanti. Nella versione italiana è Luca Ward a dare la voce al marinaio malinconico, mentre Rasputin è interpretato da Ennio Coltorti.
Corto Maltese e Rasputin terminano la loro avventura a Chitral, in Pakistan. Quanto al tesoro di Alessandro Magno, “abbiamo voluto vederlo anche se non c’era, ma c’è di sicuro, nascosto da demoni dispettosi e introvabile nei labirinti delle nostre domande e risposte…”