UNIONE EUROPEA: Bulgaria, Romania e spazio Schengen. Knockin' on heaven's door?

Cos’è lo spazio Schengen

Dal 1997 lo spazio Schengen è il territorio europeo in cui è garantita la libera circolazione delle persone: no visto, no controlli sistematici degli individui interni allo spazio stesso. Questo spazio richiede regole e procedure comuni in materia di visti, soggiorni brevi, richieste d’asilo e controlli alle frontiere esterne. Gli accordi permettono, dunque, di estendere l’accesso alla mobilità internazionale aumentando l’orizzonte politico, economico e sociale individuale e comunitario degli stati aderenti.
La sicurezza delle frontiere esterne a questo spazio viene rafforzata tramite il coordinamento e la cooperazione tra i servizi di polizia e l’attività legislativa.

Ad aderire per primi a questi accordi, che prendono il nome dalla città lussemburghese in cui vennero stipulati, furono l’Italia, il Lussemburgo, la Germania, la Francia, la Spagna, il Portogallo, il Belgio, l’Austria, la Danimarca, la Finlandia, la Svezia, l’Olanda e la Grecia.

Sospendere Schengen

Per gli stati non comunitari c’è la possibilità di aderirvi: Norvegia e Islanda ne sono un chiaro esempio. Gli accordi possono essere anche sospesi: la Norvegia, ad esempio, quest’anno ha scelto di sospenderli per rafforzare i controlli interni di sicurezza, in seguito all’attentato di Oslo. Medesima cosa è accaduta in Italia durante il G8 a Genova e il G8 all’Aquila.Eppure non tutti i partecipanti alla cooperazione Schengen sono membri di questo spazio sia perchè non desiderano abolire i controlli alle frontiere sia perchè non soddisfano i requisiti richiesti per la sua applicazione.

Bulgaria e Romania, knockin’ on heaven’s door?

Da tempo ormai Bulgaria e Romania richiedono di poter aderire allo spazio Schengen. La risposta di settembre a queste ripetute richieste è stata nuovamente negativa da parte dell’Unione e il giudizio è stato rimandato alla prossima estate. L’investimento di questi due paesi nella sicurezza però c’è stato, essendo stati immessi oltre un miliardo di euro per implementare la sorveglianza congiunta delle due frontiere.

L’irrisolto problema, dunque, pare che risieda nella corruzione dei doganieri. Nelle campagne circostanti alla frontiera bulgara di Svilengrad, ad esempio, vi sono a testimonianza di questo svariate lussuose ville degli stessi doganieri. La corruzione pare sia talmente nota e sedimentata che circolano battute come questa: “Cosa si regala a un doganiere per il suo compleanno? Una mazzetta tutta per lui!”.

Fonti bulgare e romene però hanno espresso una forte insoddisfazione perchè non solo hanno ottemperato inutilmente ai requisiti allora richiesti ma adesso si trovano a dover soddisfare nuovi standard.

Costringere alle riforme

Il vicepremier bulgaro ha sostenuto che i nuovi adempimenti non sono molto chiari e inoltre sente il suo paese vittima di lamentele imprecise in merito alla corruzione e all’organizzazione del crimine.
E’ possibile che l’Europa rimandi l’entrata di questi paesi nello spazio Schengen per costringere entrambe a mettere mano a più problemi presenti nei rispettivi paesi. La Romania per ora ha arrestato 248 persone tra guardie di frontiera e doganieri mentre la Bulgaria pare abbia messo in pratica l’assegnazione informatizzata dei turni di guardia a rotazione nelle differenti postazioni.

Stando alla mia umile memoria, qualche anno fa, l’Europa non avrebbe di certo bloccato la cavalcata entusiastica verso l’estensione di questi accordi. Oggi evidentemente si palesa un po’ di malumore e di conservazione che non è detto che debba colpire necessariamente la mobilità dei singoli e dei paesi annegati nei pregiudizi decennali e nell’isolamento. Tra le altre cose, l’ ultimo doganiere italiano indagato per corruzione risale solo all’aprile del 2011.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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