UNIONE EUROPEA: Aperto il corridoio sud, dall’Azerbaijan a Bruxelles

 

La realizzazione del corridoio sud per il trasporto del gas naturale dalle regioni del Caucaso e del Mar Caspio all’Ue è più vicina dopo la firma, il 13 gennaio, di un accordo tra il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, e il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev. In una dichiarazione congiunta, i due leader hanno sottolineato che l’obiettivo comune è quello di rendere operativo “il prima possibile” il corridoio sud e di fare in modo che “l’Azerbaigian diventi un contributore sostanziale” nell’approvvigionamento del gas. L’intesa chiede che “vengano assegnate rapidamente” le risorse dei giacimenti presenti nel paese caucasico, in particolare quelle dello “Shah Deniz II”, situato nel Mar Caspio a pochi chilometri dalla capitale azera Baku.

Il testo dell’accordo evidenzia che, attraverso il trasporto di gas naturale dall’Azerbaigian, “il corridoio sud completerà la rete di gasdotti dell’Unione europea”, garantendo la sicurezza energetica del vecchio continente. Allo stesso tempo, il nuovo percorso permetterà all’Azerbaigian di sviluppare le proprie risorse, “con la certezza dell’esistenza di adeguate infrastrutture e di condizioni di mercato in grado di assorbire le quantità di gas estratte”. Un’intesa, insomma, “che va a vantaggio di tutti nel lungo termine”, compresi gli altri fornitori di gas nella regione del Caspio, “che potranno svilupparsi grazie alle condizioni di fiducia così createsi”. La dichiarazione congiunta tra Bruxelles e Baku afferma poi che il corridoio sud “richiede la creazione di una specifica infrastruttura che permetta il trasporto e la distribuzione del gas naturale dall’Azerbaigian all’Ue e ai paesi dell’Europa sudorientale”.

Nelle intenzioni di Bruxelles, l’infrastruttura principale del nuovo corridoio sarà il gasdotto Nabucco, che lungo il suo percorso di oltre 4mila chilometri partirà dal Caucaso e attraverserà la Turchia, la Bulgaria, la Romania e l’Ungheria, per arrivare infine in Austria. Nel 2015, quando Bruxelles si augura possa entrare a pieno regime, la connessione potrebbe essere in grado di trasportare 31 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Le imprese che fanno parte del progetto sono la turca Botas, la bulgara Bulgargaz, la romena Transgaz, l’ungherese Mol, l’austriaca Omv e la tedesca Rme. Nabucco può già contare sui 200 milioni di euro messi a disposizione dalla Commissione europea nel marzo del 2010. Nel settembre scorso, inoltre, è stato avviato un processo che potrebbe portare allo stanziamento complessivo di 4 miliardi di euro, di cui 2 miliardi della Banca europea per gli investimenti, 1,2 miliardi della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo e 800 milioni della Banca mondiale.

Il governo azero non pare comunque intenzionato ad assumere impegni formali nei confronti di Nabucco, almeno non prima che altri paesi abbiano messo a disposizione del consorzio le proprie riserve di gas naturale. Ad affermarlo chiaramente è stato il viceministro degli Esteri azero, Araz Azimov, al termine di una visita ufficiale a Roma il 13 gennaio. Azimov ha ricordato che il giacimento di “Shah Deniz II” ha una capacità produttiva stimata in circa 10 miliardi di metri cubi l’anno, insufficiente a rifornire Nabucco. Il viceministro azero ha poi mostrato il forte interesse del suo paese per un altro progetto del corridoio sud, l’Interconnessione Turchia-Grecia-Italia (Itgi), che dovrebbe collegare la costa del Mar Caspio con la Puglia, rafforzando le infrastrutture esistenti in Turchia e Grecia. A realizzare il gasdotto Itgi, che potrebbe raggiungere una capacità di trasporto di 10 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno, è un consorzio costituito dall’italiana Edison, dalla greca Depa e dalla turca Botas.

Oltre a Nabucco e all’Itgi, l’intesa siglata dalla Commissione europea e dall’Azerbaigian potrebbe favorire la realizzazione di altre infrastrutture del corridoio sud, come il White Stream (che attraversando il Mar Nero collegherà la Georgia alla Romania) e il gasdotto Trans-Adriatico (Tap). Quest’ultimo partirà da Salonicco, nella Grecia orientale, e arriverà in Italia passando per l’Albania e il Mar Adriatico, per un totale di 520 chilometri, di cui 115 sottomarini. L’azionariato del progetto è composto da una quota del 15 per cento della tedesca E.on Ruhrgas e da altre due quote del 42,5 per cento ciascuna della norvegese Statoil e della svizzera Egl. Secondo le previsioni delle società promotrici, entro il 2017 il Tap permetterà un’importazione di gas naturale compresa tra i 10 e i 20 miliardi di metri cubi all’anno.

La realizzazione del corridoio sud è da tempo considerata una delle principali priorità dell’Unione europea. Secondo Bruxelles, Nabucco permetterà l’apertura di un nuovo collegamento dopo quelli norvegese, russo e nordafricano, consentendo il continuo approvvigionamento di gas anche in caso di crisi. Non rientra invece negli obiettivi dell’Ue la costruzione del gasdotto South Stream, sviluppato congiuntamente dall’italiana Eni e dalla russa Gazprom, che intende collegare la Russia alla Bulgaria passando per il Mar Nero. Tale infrastruttura, ha spiegato la Commissione europea, non consente la diversificazione delle fonti di energia dato che si tratterebbe di gas importato dalla Russia e che già arriva attraverso l’Ucraina. Non è presa in considerazione da Bruxelles neanche la possibile convergenza tra Nabucco e South Stream, di cui ha parlato recentemente in un’intervista a “La Stampa” l’ambasciatore americano a Roma, David Thorne. “Si tratta di un’idea già presentata dall’Eni l’anno scorso – hanno riferito fonti dell’esecutivo Ue –, ma nessuna impresa coinvolta nella realizzazione di Nabucco ha espresso il desiderio di lavorare con South Stream”.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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