UNGHERIA: Soldati magiari nel Kurdistan iracheno. Contro l'ISIS per affari

L’Ungheria è il primo paese dell’Europa centro-orientale ad impegnare il suo esercito nella coalizione contro lo Stato islamico.Una missione, quella autorizzata nel Kurdistan iracheno, all’insegna della difesa dei valori occidentali condivisi e di prospettive future di cooperazione economica.

Con la visita del Ministro degli esteri Péter Szijjártó lo scorso quattro maggio a Bagdad, si è perfezionato l’impegno ungherese a sostegno della coalizione internazionale contro lo Stato Islamico. Il capo della diplomazia magiara ha definito con le autorità irachene i termini della missione sul piano bilaterale in considerazione del fatto che non esiste un mandato diretto ed esplicito di ONU e NATO al coinvolgimento militare degli stati. L’adesione dell’Ungheria alla coalizione anti ISIS trova la sua legittimazione in una decisione del parlamento di Budapest adottata il 17 aprile in cui si fa riferimento alle due risoluzioni del Consiglio di Sicurezza che toccano la materia, la 2170 e la 2178, entrambe aventi come oggetto le “minacce alla pace e alla sicurezza internazionale causate da atti di terrorismo”, e alla richiesta ufficiale inoltrata dal governo della Repubblica dell’Iraq ai membri delle Nazioni Unite il 25 giugno 2014.

Scopo e natura della missione

Il contingente magiaro, composto da 110 effettivi – con 27 riserve pronte in Ungheria ad eventuali rotazioni straordinarie – sarà dislocato a Erbil nel Kurdistan iracheno. Sei ufficiali rivestiranno posizioni di comando e a fine mese saranno i primi a raggiungere l’area di competenza per preparare e guidare il dispiegamento dei militari. A tal scopo sono in corso contatti con gli omologhi americani e italiani già presenti nella zona. La missione sarà operativa a tutti gli effetti a partire dalla fine di agosto. Il parlamento ungherese ha dato la sua autorizzazione per un mandato biennale con scadenza al 31 dicembre 2017. I compiti svolti saranno prevalentemente di sorveglianza e di garanzia della sicurezza ad Erbil e nelle zone limitrofe con particolare attenzione all’aeroporto internazionale ed alle strutture di addestramento dell’esercito iracheno e dei combattenti curdi peshmerga.

Il ministro Szijjártó definisce l’impegno ungherese in Iraq necessario a fronteggiare “la minaccia che lo Stato Islamico costituisce per il mondo e che occorre prendere sul serio ma a cui non tutti danno ancora lo stesso peso. E’ la giusta risposta all’attacco globale e brutale che un’organizzazione terroristica ha sferrato contro l’intero sistema di valori della comunità occidentale ”. Il coinvolgimento magiaro è stato molto apprezzato a Bagdad dove si è sottolineato come l’Ungheria sia stata la prima nazione dell’Europa centro-orientale ad aver inviato soldati a ridosso delle aree di conflitto. Più in generale quello ungherese è il diciassettesimo esercito in ordine di tempo ad essere impiegato da una coalizione internazionale anti ISIS in cui altri hanno optato per forme di supporto alternative: da quello logistico, al rifornimento di armi e munizioni, da varie forme di finanziamento agli aiuti umanitari.

L’Ungheria deve agire per proteggere i valori dell’Occidente ed essa stessa considera la partecipazione a questa missione una parte importante della sua identità occidentale” è quanto ha dichiarato il premier Viktor Orbán accogliendo proprio Masoud Barzani, presidente della regione del Kurdistan iracheno, lunedì scorso in visita ufficiale a Budapest. “Le unità sono composte da soldati professionisti – ha aggiunto Orbán – che hanno scelto volontariamente la destinazione di Erbil e che con il loro lavoro sapranno guadagnare il giusto riconoscimento per l’Ungheria”. Allargando il punto di osservazione il premier ha spiegato che “occorre stabilizzare il Medio oriente e il Nord Africa per gestire le crescenti pressioni migratorie sull’Europa”.

Le reazioni interne

Il ruolo dell’Ungheria nella coalizione anti ISIS viene concepito “nell’interesse di ostacolare tutte le violazioni dei diritti umani compiute dall’organizzazione terroristica denominata Stato Islamico ed in modo particolare il genocidio e altri crimini contro l’umanità commessi in territorio iracheno nei confronti dei cristiani e di altre minoranze religiose”. Questo si legge nella risoluzione con cui l’Assemblea Nazionale ha autorizzato l’invio delle truppe magiare e che ha diviso le opposizioni generando un voto bipartisan. Il documento, che richiedeva una maggioranza dei due terzi dei presenti (come prescrive la Legge fondamentale all’articolo 47 c.2), è stato infatti approvato con 137 voti favorevoli e 57 contrari. Hanno votato con il governo i deputati di Coalizione Democratica (DK) dell’ex leader socialista Ferenc Gyurcsány spiegando come sia “un dovere umano, morale oltre che derivante dall’appartenenza alle alleanze internazionali prendere parte alle operazioni contro l’ISIS perché non si può restare inerti di fronte a stermini di massa”. Motivazioni simili anche alla base del voto dei liberali di Insieme 2014 (Együtt) che vedono nella missione magiara ”un’opportunità per riparare le non idilliache relazioni tra Budapest e Washington”.

Il fronte del ”no” all’invio dell’esercito è guidato dai socialisti che avrebbero preferito trasferire in Ungheria sia le attività di formazione del personale militare curdo e iracheno sia la cura dei feriti. Tra i contrari anche gli indipendenti (verdi, ndr) di La politica può essere diversa (LMP) che vedono inutile ogni forma di utilizzo degli eserciti dei paesi membri dell’Unione europea laddove è chiaro che i veri strumenti per fronteggiare un nemico così atipico sono ad esempio l’individuazione ed il congelamento dei canali di finanziamento e di reclutamento. Altrettanto netta la posizione dell’estrema destra dello Jobbik decisamente propenso solo all’offerta di aiuti umanitari. Secondo lo Jobbik lo schiaramento di truppe aumenta la misura della minaccia terroristica che è pertanto in contrasto con l’interesse nazionale.

Future opportunità

La presenza magiara in Kurdistan è foriera di opportunità economiche nella fase della stabilizzazione e della ricostruzione. Lo ha fatto capire il ministro Szijjártó che nella sua visita a Bagdad ha anche ipotizzato per la fine dell’anno la firma di accordi cooperazione e di armonizzazione fiscale tra i due paesi. La banca ungherese Eximbank ha già messo in essere una linea di credito per un valore di venti milioni di dollari la cui destinazione riguarderebbe edilizia, sanità e industria automobilistica. Imprescindibile poi lo sviluppo delle relazioni nel settore energetico. Da più parti si è ricordata un’esperienza di successo e di coraggio, quella della società ungherese MOL – con due concessioni di ricerca e di estrazione petrolifera nella regione curda – che non ha abbandonato il territorio iracheno nemmeno nella fase di conflittualità più critica e rischiosa. Anche l’Ungheria, ha sottolineato il Ministro degli esteri magiaro, farà la sua parte per sollecitare la conclusione degli accordi di cooperazione strategica tra Unione Europea e Iraq, una tappa necessaria sulla strada del consolidamento di una futura partnership energetica.

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