UNGHERIA: Il voto che non c'è. Riassunto di un'elezione "da record"

Per la terza volta quest’anno l’Ungheria è stata chiamata al voto, e per la terza volta i risultati hanno confermato la netta supremazia del partito al governo, Fidesz. In realtà la posizione del partito di Orbán non era in discussione e la vera partita si giocava all’opposizione per decidere il futuro concorrente del leader ungherese. Una sfida tutt’altro che facile alla terza prova elettorale di un 2014 che per il centro-sinistra è stato a dir poco complesso e che ha visto tra l’altro le dimissioni di Attila Mesterházy da guida dell’MSzP (il partito socialista) e quelle di Gordon Bajnai, fondatore di uno dei partiti alternativi di centro-sinistra, Együtt-PM, dal futuro ora quantomai incerto.

Dopo le elezioni del 12 ottobre è dunque chiaro che il concorrente di Orbán non avrà vita facile. Anche se le vittorie di altre formazioni o di sindaci indipendenti legati a forze dell’opposizione sono state registrate in centri di importanza territoriale o strategica, resta innegabile che Fidesz ha dominato in quasi tutto il Paese. Il partito arancione conferma la maggioranza in tutte le contee (maggioranza che detiene dal 2010), prende 20 capoluoghi su 23 (ne aveva 22) e soprattutto conferma la posizione dominante a Budapest dove il sindaco Tarlós viene confermato ed il partito guadagna più dei 2/3 del consiglio dei Sindaci di quartiere. Insomma come titola il NépszabadságUno Stato-Fidesz, con isole“.

L’opposizione di centro-sinistra in questa tornata elettorale conferma tutte le sue difficoltà: la divisione interna, l’incapacità di essere alternativa (si veda il ritiro del candidato sindaco a Budapest) e di mobilitare i suoi elettori (le elezioni hanno raggiunto il tasso d’affluenza più basso dal 1990). Insomma se il Fidesz, visto il risultato del 2010, aveva tutto da perdere, il centro-sinistra avrebbe dovuto fare almeno dei passi in avanti. Ebbene questi non ci sono stati, o comunque sono stati molto piccoli.
Dalle elezioni il partito socialista esce malconcio. Nonostante sia stato superato in tutte le regioni, tranne una, dallo Jobbik, il presidente Tóbiás si è mostrato fiducioso parlando di “inizio di una nuova storia”. Immaginiamo riferito soprattutto alla capacità di tenere dietro a sé la DK di Gyurcsány (pericolosamente vicina alle europee), ex-premier socialista che smania dalla voglia di riprendersi la leadership e di mettere all’angolo il partito socialista. Proprio lui sembra essere stato uno dei pochi che, a sinistra, possono dirsi soddisfatti dell’andamento delle amministrative. Come spiega Stefano Bottoni in una recente intervista di economia.huin filigrana è lui (Gyurcsány, ndr) uno dei vincitori del 12 ottobre: ha voluto un candidato, Bokros, e non solo l’ha fatto approvare nonostante il parere contrario, ma ha anche dimostrato di avere ragione, dato il risultato superiore alle aspettative”. Principale alternativa a Tarlós come sindaco di Budapest, Bokros ha infatti raccolto il 36% dei voti (con il partito di recente formazione MoMa, Movimento per un’Ungheria Moderna): niente male, considerando che nel 2010 i socialisti ne avevano collezionati il 29,47%. Guardando ai risultati complessivi, ad ogni modo, l’MSzP è risultato il partito più votato tra quelli di centro-sinistra, lasciando indietro DK ed Együtt-PM.

Discorso a parte per l’LMP, i verdi-liberali, che hanno subito una diminuzione dei consensi, dovuta probabilmente alla bassa affluenza delle grandi città dove storicamente possiedono una forte base elettorale: a queste elezioni ha votato meno del 40% degli aventi diritto. Il dato sembra aver danneggiato in modo considerevole le formazioni più piccole, ma non mancano giudizi più severi sulla sconfitta dell’LMP. Secondo Bottoni l’LMP deve prendere provvedimenti al più presto se vuole avere qualche speranza di restare sulla scena, avendo deluso “sia a Budapest che fuori”. Prosegue Bottoni: “se in oltre 4 anni non hanno saputo formare una base elettorale…per il futuro devono davvero temere per la loro permanenza in Parlamento”.

E Jobbik? Il partito radicale può a questo punto vantare di essere la maggiore opposizione al Fidesz. Gábor Vona ha dichiarato: “il Fidesz ha vinto tutte e tre le elezioni quest’anno, lo Jobbik è stabilmente secondo. L’opposizione siamo noi. Piaccia o non piaccia a Orbán, le discussioni andranno affrontate con noi visto che la sinistra si è atomizzata“. Queste elezioni non hanno sancito l’avanzata trionfale del partito, come si aspettavano i suoi leader (speravano in particolare di conquistare una grande città, Miskolc), ma il movimento ha dimostrato comunque un consolidamento che lo ha portato a vincere in 12 comuni (nel 2010 erano 3). Comuni che non sono più solamente piccoli e marginali, ma acquistano peso simbolico e demografico. Allo Jobbik va vanno Devecser (comune del disastro dei fanghi rossi), Tapolca (città di 16.000 abitanti dell’Ungheria occidentale), Ózd comune di 34.000 abitanti, nel nord-est più povero e marginale, con una forte presenza rom. Qui il nuovo sindaco è Dávid Janiczak, 27 anni della minoranza polacca. A Békéscsaba invece, città capoluogo, vince un sindaco indipendente appoggiato esternamente dallo Jobbik.

Queste elezioni confermano come la virata a destra del paese magiaro sia una traiettoria politica di lunga durata, la destra nazionale e conservatrice mantiene le sue posizioni, quella radicale e nazionalista si consolida e amplia il suo raggio di azione approdando in Ungheria occidentale ma restando debole a Budapest, il vero banco di prova di qualunque partito che aspiri a governare il Paese. Nella capitale l’opposizione di sinistra appoggia il candidato di un partito conservatore, Bokros, che ha alle spalle l’ex primo ministro “dello scandalo”, Ferenc Gyurcsány, elemento che pare intramontabile e abbastanza potente, nonostante tutto. Da tenere presente, per concludere, che l’affermarsi della destra nazionale ha portato sicuramente ad un erosione della partecipazione delle donne alla vita politica. In questa tornata elettorale su 165 comuni sopra i 10.000 abitanti solo 10 avranno il Sindaco donna, a Budapest una su 23. Come dire nella nuova Ungheria di Orbán (il suo governo ha solo Ministri maschi) la politica è affare tutto maschile.

Chi è Aron Coceancig

nato a Cormons-Krmin (GO) nel 1981. Nel 2014 ho conseguito all'Università di Modena e Reggio Emilia il Ph.D. in Storia dell'Europa orientale. In particolare mi interesso di minoranze e storia dell'Europa centrale. Collaboro con il Centro Studi Adria-Danubia e l'Istituto per gli incontri Culturali Mitteleuropei.

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