UCRAINA: La prigioniera di Kharkov. Chi si ricorda di Julija Timoshenko?

di Giovanni Bensi

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Julija resta all’ospedale carcerario. Il tentativo di Berlino

L’ex premier dell’Ucraina, Julija Timoshenko, che sta scontando una condanna in colonia di lavoro con l’accusa di aver danneggiato gli interessi nazionali nelle trattative del 2009 con la Russia sul prezzo del gas, non potrà farsi curare, come si sperava, in Germania. Dovrà invece accontentarsi di rimettersi in salute a Kharkov, sempre in Ucraina, dove già si trova, ma in un ospedale carcerario. Come ha comunicato lunedì il ministero della sanità ucraino, “l’assistenza sanitaria alla Timoshenko verrà organizzata in un reparto specializzato dell’ospedale Ukrzaliznyshchi che appartiene alle ferrovie. Il ministro sottolinea che “la base tecnico-materiale dell’ospedale risponde pienamente a tutte le esigenze illustrate degli specialisti tedeschi e concordate con tutti gli specialisti della Commissione medica del Ministero della sanità”.

È stato anche comunicato che “è stata creata una commissione di specialisti altamente qualificati” per eseguire un’accurata visita medica di Julija Timoshenko e “definire il piano per l’ulteriore realizzazione delle raccomandazioni della Commissione medica internazionale che ha visitato l’ex premier nella colonia correzionale Kachanovskaja a Kharkov.

Questo linguaggio burocratico significa solo che la Timoshenko non potrà andare a farsi curare a Berlino, ma dovrà rimanere a Kharkov, sia pure in condizioni diverse di detenzione. In precedenza era stato affermato che i governi dell’Ucraina e della Germania avevano cercato di accordarsi sulla degenza in una clinica di Berlino, variante, questa, sulla quale aveva insistito la stessa ex premier. Come hanno riferito diversi media tedeschi, la trattativa era stata condotta direttamente fra l’amministrazione del presidente ucraino Viktor Janukovich e l’ufficio del cancelliere federale Angela Merkel.

 L’alto tradimento e il ricatto di Putin

Ricordiamo che il tribunale distrettuale “Pecerskij” a Kiev l’11 ottobre 2011 aveva condannato Julija Timoshenko a 7 anni di reclusione per “abuso di potere” da lei commesso nel corso dei negoziati per i contratti sul gas nel 2009. Non solo ma essa avrebbe accettato, in cambio di un profitto personale, condizioni sfavorevoli all’Ucraina, aprendo la via al sospetto di alto tradimento. Una commissione d’inchiesta nominata dalla Verkhovna Rada, il parlamento ucraino, aveva scoperto che la Timoshenko aveva nascosto al governo e al presidente Viktor Janukovich di avere un debito privato con la Russia, il che le ha procurato l’apertura di un fascicolo per alto tradimento. Adesso, dalle carte risulterebbe che non solo la Timoshenko era ricattabile, ma che Putin veramente la ricattò.

Nella relazione della commissione leggiamo che “durante trattative segrete a quattr’occhi” Putin concordò con la Timoshenko le condizioni per i contratti sul gas del 2009 a causa dei quali l’Ucraina adesso compera il gas russo a un prezzo maggiorato. Inoltre nel 2009 una compagnia privata della Timoshenko (il riferimento è ai “Sistemi Energetici Unificati dell’Ucraina”) era debitrice al ministero della difesa russo di oltre 405 milioni di dollari. E per di più contro di lei in Russia era stato avviato un procedimento penale per “aver ripetutamente dato tangenti a dipendenti del dicastero militare”. Il documento sottolinea che l’ex premier tenne nascosta questa circostanza.

I deputati della Rada (il parlamento ucraino) sono giunti alla conclusione che la Timoshenko accettò di firmare i contratti svantaggiosi per l’Ucraina per difendere i propri interessi personali. Sembra che come “ricompensa” la Russia abbia chiuso il fascicolo contro di lei e le abbia condonato il debito.

La sentenza

 Il presidente del tribunale “Pecerskij”, Rodion Kireev aveva dichiarato di aver accolto la denuncia dell’ente petrolifero di stato “Naftogaz Ukrainy” secondo cui l’ex premier deve risarcire il danno causato alla compagnia nella misura di circa un miliardo e mezzo di hryvne (circa 200 milioni di dollari). Il giudice spiegò che era stato accertato un rapporto di causa ed effetto fra le “azioni criminose” della Timoshenko e i danni subiti dall’Ucraina. Diverse testimonianze nel corso del processo furono favorevoli alla Timoshenko, ma il giudice non ne riconobbe il valore probatorio. Secondo Aleksandr Turcinov, vicepremier ai tempi della Timoshenko e suo compagno di partito, testimoniò che la Timoshenko nel 2009 prese su di sé la responsabilità di recarsi personalmente a Mosca per la trattativa sul gas che fu assai dura. Secondo Turcinov i russi proponevano un prezzo di 450 dollari per mille metri cubi di gas, mentrela Timoshenko riuscì a ottenere uno sconto del 20%.

Le condizioni di salute e gli europei di calcio

Durante la sua detenzione nella colonia penale “Kachanovskaja” a Kharkov, a cominciare dall’agosto 2011 le condizioni di salute dell’ex premier, come affermavano i suoi compagni di partito (“Bat’kivshchyna”, “Patria”, o “Bjut”, “Blocco di Julija Timoshenko” di opposizione) erano peggiorate: essa non era in grado di muoversi autonomamente a causa di problemi alla colonna vertebrale. A metà febbraio la Timoshenko era stata visitata da una commissione della quale facevano parte medici canadesi e tedeschi. Dietro raccomandazione degli specialisti tedeschi la diedero un paio di stampelle. Alcuni giorni fa il procuratore generale dell’Ucraina, Viktor Pshonka, aveva permesso a Julija Timoshenko di curarsi fuori della colonia in cui sconta la pena. Dopo aver esaminato gli appelli dei difensori della Timoshenko, che i deputati del BJUT avevano consegnato al procuratore generale durante un incontro il 23 marzo, Pshonka aveva incaricato il Servizio penitenziario di stato e il ministero della sanità ucraino di “prendere le misure consentite dalla legge in vigore per garantire l’assistenza e la cura della detenuta Timoshenko in un istituto sanitario specializzato al di fuori della colonia penale “Kachanovskaja””. Nel documento non è indicata alcuna scadenza, ed esso non entra neppure nei dettagli del provvedimento.

Secondo il giornale tedesco Süddeutsche Zeitung Janukovich non vuole complicare i rapporti con l’Unione Europea e guastare il campionato di calcio d’Europa in Ucraina a causa della Timoshenko. La liberazione dell’ex premier per motivi di salute sarebbe una chance che gli permetterebbe di “salvare la faccia”. Sempre a detta della Süddeutsche Zeitung, Kiev avrebbe assicurato Berlino di non voler creare un precedente giuridico che renderebbe possibile la cura di detenuti ucraini all’estero. La direzione della nota clinica berlinese “Charité”, d’altra parte, si è detta pronta ad accogliere la Timoshenko.

Nessun privilegio per la Timoshenko, alla faccia dei diritti umani

Il primo sostituto del procuratore generale dell’Ucraina, Renat Kuzmin, ha confermato in un’intervista all’agenzia ufficiale “Ukrainform” che Kiev sta considerando la possibilità di consentire la cura della Timoshenko in Germania. “Noi siamo pronti a un dialogo costruttivo in cerca di un compromesso”, ha rilevato Kuzmin.  Nello stesso tempo egli ha cercato di trincerarsi dietro un argomento morale per giustificare il rifiuto alla Timoshenko di lasciare il paese. Egli infatti ha esortato a non ricorrere alla politica dei “due pesi e due misure” in questioni simili. L’Ucraina teme che un accordo conla Germaniaperla Timoshenkodarebbe la stura a numerose altre richieste in questo senso. “Dobbiamo parlare seriamente”, ha detto Kuzmin. Noi abbiamo molti detenuti con le stesse malattie della Timoshenko. Non stiamo qui garantendo un privilegio? In altri termini, per l’oligarca Timoshenko, la migliore clinica in Germania, e per i detenuti ucraini poveri, la cura in colonia penale. Ciò sarebbe ingiusto”.

A sostegno della sua tesi, Kuzmin ha citato alcuni dati. “Della malattia di cui si lamentala Timoshenko – ha detto – nella colonia penale Kachanovskaja soffrono circa 150 detenuti, e alcuni di loro si pongono la domanda se non sia anche a loro consentito di andare a curarsi in Germania insieme con la Timoshenko”. “Se la clinica tedesca fosse pronta ad accogliere tutti i detenuti ucraini bisognosi di cura, la situazione si risolverebbe da sé”, ha cercato di ironizzare Kuzmin. Egli ha assicurato che la Timoshenko non sarà costretta a prender parte a nuove udienze in tribunale, se non lo permetteranno le sue condizioni di salute. “Se sta male, nessuno vorrà portarla in tribunale, essa potrà curarsi anche fuori dalle mura della colonia Kachanovskaja”, ha rilevato il primo sostituto procuratore.

In precedenza il Tribunale europeo per i diritti dell’uomo aveva invitato le autorità ucraine ad assicurare un’adeguata cura alla Timoshenko in istituti medici in grado di farlo. A sua volta il ministero della giustizia ucraino aveva dichiarato che il Tribunale europeo non ha il diritto di obbligare uno stato a stabilire il modo in cui farlo.

Chi è Giovanni Bensi

Nato a Piacenza nel 1938, giornalista, ha studiato lingua e letteratura russa all'Università "Ca' Foscari" di Venezia e all'Università "Lomonosov" di Mosca. Dal 1964 è redattore del quotidiano "L'Italia" e collaboratore di diverse pubblicazioni. Dal 1972 è redattore e poi commentatore capo della redazione in lingua russa della radio americana "Radio Free Europe/Radio Liberty" prima a Monaco di Baviera e poi a Praga. Dal 1991 è corrispondente per la Russia e la CSI del quotidiano "Avvenire" di Milano. Collabora con il quotidiano russo "Nezavisimaja gazeta”. Autore di: "Le religioni dell’Azerbaigian”, "Allah contro Gorbaciov”, "L’Afghanistan in lotta”, "La Cecenia e la polveriera del Caucaso”. E' un esperto di questioni religiose, soprattutto dell'Islam nei territori dell'ex URSS.

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