UCRAINA: Kiev, pedina in una nuova rivalità che rischia di diventare permanente

A quasi un anno dallo scoppio delle proteste nella piazza centrale di Kiev, quella Maidan Nezhalezhnosti diventata famosa per le bandiere europee prima e per i cecchini poi, la crisi ucraina sembra lontanissima da una soluzione definitiva. Il coinvolgimento, diretto ed indiretto, di Washington, Mosca e delle principali cancellerie europee ha avuto l’effetto di internazionalizzare la crisi riaccendendo le frizioni sull’asse est-ovest.

Ucraina come simbolo

Da un punto di vista geopolitico, la crisi ucraina è stato il culmine di un processo di deterioramento dei rapporti tra Mosca e Washington iniziato nella seconda metà dello scorso decennio. Il discorso di Putin durante la Conferenza per la Sicurezza di Monaco nel 2007 e la breve guerra russo-georgiana dell’agosto 2008 sono stati segnali chiaramente percepiti dalla Casa Bianca. La flebile politica dell’amministrazione Obama non ha poi saputo imporre una sterzata decisa alle relazioni, determinando il fallimento della politica del reset promossa inizialmente dal nuovo inquilino della Casa Bianca.

L’Ucraina in quest’ottica non rappresenta la causa, ma il simbolo e il culmine di una più profonda crisi di relazioni tra Mosca e Washington. L’azione della Federazione Russa ha determinato un vero e proprio punto di rottura nel sistema internazionale dominato negli ultimi due decenni, anche se con crescente difficoltà, dagli Stati Uniti. L’attuale sfida tra i due grandi rivali del passato, non riguarda quindi solo il presente e il futuro dell’Ucraina, ma piuttosto la struttura stessa dell’ordine internazionale che Washington appare determinata a preservare e che è stato apertamente messo in discussione dal Cremlino.

Non chiamatela nuova Guerra Fredda

La facile associazione con la situazione internazionale della seconda metà del novecento è stata più volte utilizzata negli ultimi mesi per descrivere i nuovi mutamenti nelle relazioni tra Russia e Stati Uniti. Nonostante il fascino del parallelismo con la Guerra Fredda, però, la situazione attuale è molto diversa e probabilmente proprio per questo più instabile rispetto al periodo successivo alla seconda guerra mondiale. Innanzi tutto è indispensabile constatare la grande asimmetria di potere tra le due parti. La Russia di Putin non possiede le capacità materiali necessarie per sfidare concretamente il potere americano, mentre il rapporto con Pechino più che un’alleanza strategica appare come una “partnership di convenienza”, per utilizzare le parole di Bobo Lo. Nuovi attori come Cina e Unione Europea perseguono i propri obiettivi che, nel caso di Pechino, possono in certa misura sovrapporsi con quelli del Cremlino, ma non costituire una base solida per bilanciare il potere americano.

Mancano, inoltre, la mutua condivisione di regole di comportamento (percepite e non scritte) e il rispetto diplomatico reciproco che hanno caratterizzato il periodo della Guerra Fredda, almeno a partire dalla crisi cubana dell’ottobre 1962. Proprio per questi motivi i rischi di overreaction (reazione eccessiva a stimoli esterni o interni) e di misperception (percezione ingannevole del comportamento dell’altro) appaiono ora più elevati.

Dal crisis-resolution al crisis-management

Sarà possibile vedere una distensione nei rapporti tra Washington e Mosca nel prossimo futuro? La risposta a questa domanda è probabilmente negativa. La posta in gioco è ora molto alta per entrambi. Il coinvolgimento russo nella crisi ucraina ha assunto ormai carattere irreversibile mettendo in moto processi che, se il Cremlino dovesse fare un passo indietro in Ucraina, rischiano di minare la stabilità interna della Federazione Russa e la struttura socio-statale sulla quale lo stesso Putin ha poggiato la propria legittimità (interessante da questo punto di vista il suo famoso Millennium Manifesto). Per gli Stati Uniti invece la crisi ucraina significa la principale sfida all’ordine internazionale da loro costituito dopo la caduta del Muro di Berlino. Scendere a patti (che constaterebbero la modifica da parte del Cremlino dell’ordine internazionale) rischierebbe di compromettere definitivamente la già traballante credibilità di Washington come attore dominante nella politica mondiale.

Quello a cui probabilmente potremo assistere nei prossimi anni non sarà quindi una risoluzione della crisi nelle relazioni tra il Cremlino e la Casa Bianca, che sta assumendo ormai carattere permanente, ma piuttosto ad una sua necessaria e difficile gestione politico-diplomatica. Quella ucraina sarà destinata così a rimanere una questione irrisolta ed essere il simbolo, il focus, di un confronto che si combatterà anche su numerosi altri campi, come il settore economico-finanziario, quello militare, quello culturale ed informatico.

Quale ruolo per l’Europa ora?

Il minimo storico nelle relazioni con Washington ha contribuito a deteriorare anche i rapporti tra il Cremlino e le principali capitali europee. L’Unione Europea (in primis la Germania) così, nel prossimo futuro sarà chiamata ad assumere un ruolo intermedio e dovrà cercare di costituire nuove basi per le sue relazioni con Mosca, in un periodo storico in cui praticamente tutti i confini esterni del vecchio continente sono caratterizzati da un altissimo livello d’instabilità. Che piaccia o no la sicurezza europea, non solo quella militare, dipende (seppur non esclusivamente) dalla qualità dei suoi rapporti con Mosca.

L’accordo trilaterale firmato qualche giorno fa, che garantisce la fornitura di gas all’Ucraina per i mesi invernali, sembra poter rappresentare una valida base di partenza per l’apertura di un dialogo più pragmatico sulla crisi ucraina. Il secondo step in questo lento processo sarà la ripresa dei negoziati sulla situazione nel Donbass una volta stabilizzata la situazione politica a Kiev dopo la felice tornata elettorale. L’Europa, più che gli Stati Uniti, è chiamata ad assumere un ruolo fondamentale per evitare la ripresa ufficiale delle ostilità su ampia scala a Donetsk e Lugansk. Il formato da seguire sarà quello degli accordi di Ginevra dello scorso aprile. In caso contrario gli esiti di una nuova guerra nell’est dell’Ucraina potrebbero essere davvero imprevedibili.

Chi è Oleksiy Bondarenko

Nato a Kiev nel 1987. Laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Bologna (sede di Forlì), si interessa di Ucraina, Russia, Asia Centrale e dello spazio post-sovietico più in generale. Attualmente sta svolgendo un dottorato di ricerca in politiche comparate presso la University of Kent (UK) dove svolge anche il ruolo di Assistant lecturer. Il focus della sua ricerca è l’interazione tra federalismo e regionalismo in Russia. Per East Journal si occupa di Ucraina e Russia. Collabora anche con Osservatorio Balcani e Caucaso.

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5 commenti

  1. 16 novembre – Il presidente Petro Poroshenko ha firmato un decreto per l’entrata in vigore della decisione del Consiglio di Sicurezza e di Difesa Nazionale del 4 novembre “Sulle misure urgenti per la garanzia della sicurezza pubblica”.

    16 novembre – La Russia, in violazione delle richieste della comunità internazionale e dell’Ucraina, ha introdotto sul territorio ucraino 74 camion di un ennesimo “convoglio umanitario”; il suo contenuto e la sua destinazione sono sconosciuti, – ha detto il portavoce del Centro Informazioni del Consiglio di Sicurezza e di Difesa Nazionale Andrij Lysenko.

    16 novembre – Lo scopo militare immediato della Russia nel Donbas potrebbe essere quello di formare un corridoio terrestre fino alla Crimea, – ritiene il direttore esecutivo dell’Istituto di McCain, l’ex ambasciatore degli Stati Uniti presso la NATO Kurt Volker. Egli ha dichiarato che l’aumento dell’attività militare della Russia nel Donbas è una prova delle intenzioni del Cremlino di dare il via ad un’operazione militare su vasta scala. “Nel corso delle ultime settimane abbiamo assistito ad un aumento del flusso delle attrezzature militari russe e delle truppe dalla Russia verso l’est dell’Ucraina e la Crimea. È aumentata l’intensità dei combattimenti dal momento della sottoscrizione dell’accordo di Minsk riguardante il cessate il fuoco. Dobbiamo stare molto attenti”, – ha detto.

    16 novembre – L’Ucraina continuerà a fornire gas ed energia elettrica alle parti del Donbas da essa controllate, ma non gratuitamente, – ha detto il Primo Ministro dell’Ucraina Arsenii Iatseniuk.

  2. 15 novembre – Il capo del Servizio di Sicurezza dell’Ucraina Valentyn Nalyvaichenko dichiara che 200 persone sospettate di atti terroristici e sovversivi sono state arrestate.

    15 novembre – Nel corso dell’ultima giornata nella zona dell’ATO si sono svolti 62 bombardamenti e 3 scontri militari; a seguito delle azioni militari sono morti 7 soldati ucraini e 10 sono i soldati che hanno ferite di varia gravità e che sono stati diretti a strutture mediche, – comunica il centro stampa dell’ATO.

    15 novembre – Il Servizio di Controspionaggio del Servizio di Sicurezza dell’Ucraina (SBU) ha fermato nella zona Volnovaskyi della regione di Donets’k due cittadini ucraini che, secondo le indicazioni dei servizi segreti russi, stavano preparando un’azione di sabotaggio contro i militari ucraini. Lo ha comunicato il servizio stampa della SBU.

    15 novembre – Il presidente Petro Poroshenko ha incaricato il Governo di fermare l’attività delle imprese si Stato nella zona dell’operazione antiterrorismo e di evacuare il loro personale entro il 21 novembre.

    15 novembre – Il Primo Ministro del Canada Stephen Harper ha consigliato al presidente russo Vladimir Putin di “uscire dall’Ucraina”. Harper lo ha detto nel corso di un breve incontro con Putin prima dell’apertura del vertice del G-20 a Brisbane. Lo comunica “RBK-Ukraina” facendo riferimento al quotidiano canadese “Globe and Mail”. “Credo che sia mio dovere stringerLe la mano, ma posso dire solo una cosa: dovete uscire dall’Ucraina,” – ha detto a Putin il Primo Ministro canadese. Il Procuratore Generale dell’Australia George Brendis e il governatore generale Peter Cosgrove non hanno stretto la mano al presidente Vladimir Putin in segno di saluto al vertice del G20. Il procuratore e il governatore si trovavano a pochi metri da lui, ma non hanno fatto neppure un passo in avanti, – comunica The Courier Mall.

  3. 14 novembre – Due caccia F16 olandesi, che come parte delle forze della NATO controllano il cielo sopra la regione baltica, hanno intercettato un aereo da trasporto militare russo IL questo mercoledì sera. In precedenza, questo aereo russo aveva violato lo spazio aereo di Estonia e Lituania.

    14 novembre – Il rublo russo ha di nuovo raggiunto la soglia del'”antirecord”. Il tasso di cambio del dollaro nel corso delle negoziazioni alla Borsa di Mosca è salito ancora una volta sopra la soglia dei 47 rubli.

    14 novembre – Il presidente russo Vladimir Putin dichiara che l’economia russa è pronta per un possibile calo significativo dei prezzi del petrolio. Attualmente, il prezzo del petrolio Brent è di circa 77$ e tende a cadere ancora.

    14 novembre – Il Primo Ministro Arsenii Iatseniuk dichiara di avere l’intenzione di proporre uno dei leader europei per il posto di Vice Primo Ministro per l’Integrazione europea, però, secondo la legge sul Consiglio dei Ministri, possono essere membri del governo soltanto coloro che hanno la cittadinanza ucraina.

    14 novembre – A Luhans’k sono in corso le lotte tra diversi gruppi terroristici. Lo ha comunicato il portavoce del Centro Informazioni del Consiglio di Sicurezza e di Difesa Nazionale Andrij Lysenko, facendo riferimento alla missione dell’OSCE. I territori occupati dai terroristi russi assomigliano sempre di più alla Somalia.

    14 novembre – L’esercito ucraino è in grado ed è pronto a difendere i confini del nostro Paese, – ha detto il presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko. “Non c’è alcun motivo per farsi prendere dal panico. Negli ultimi due mesi abbiamo fatto dei passi importanti per preparare le nostre Forze Armate e le altre unità alla difesa dell’Ucraina. Se gli eventi si svolgeranno diversamente da come previsto nel piano di pace, le Forze Armate saranno pronte e capaci di controbattere l’attacco”, – ha detto lui.

    14 novembre – L’utile netto di “Gazprom” secondo gli standard russi, nei primi tre trimestri del 2014 è di 35,8 miliardi di rubli. Nello stesso periodo dell’anno precedente, “Gazprom” aveva realizzato un utile di 446,5 miliardi di rubli. In questo modo, tale indicatore è calato di 13 volte.

  4. 18 novembre – In alcune città delle regioni di Donets’k e di Luhans’k gli abitanti sono usciti a manifestare per esigere il pagamento dei sussidi economici da parte dei leader dei militanti locali; e le città di Sverdlovs’k e di Chervonopartyzans’k hanno deciso di separarsi dalle finte repubbliche.

    18 novembre – Nel corso della scorsa giornata nella zona dell’ATO hanno perso la vita 6 militari ucraini e altri 9 sono stati feriti, – ha detto il portavoce del Centro Informazioni del Consiglio di Sicurezza e di Difesa Nazionale Andrij Lysenko.

    18 novembre – I russi stanno allestendo nel Donbas dei campi di addestramento per i terroristi, – ha dichiarato il capo della SBU (Servizio di Sicurezza dell’Ucraina) Valentyn Nalyvaichenko.

    18 novembre – “Secondo le ultime informazioni, decine di corpi di terroristi e militari russi, morti di recente nella zona di Debaltsevo, su ordine della leadership dei gruppi terroristici sono stati portati in una miniera privata che è stata poi fatta saltare in aria”, – ha detto il portavoce del Centro Informazioni del Consiglio di Sicurezza e di Difesa Nazionale Andrij Lysenko.

    18 novembre – Nel mese di ottobre 2014 la produzione industriale dell’Ucraina si è ridotta del 16,3% rispetto all’ottobre 2013.

    18 novembre – Il Primo Ministro dell’Ucraina Arsenij Iatseniuk dichiara che la responsabilità per l’impossibilità di effettuare i pagamenti sociali e gli aiuti umanitari ricade sulla Russia, la quale ha deciso di intervenire nel Donbas. “Il Cremlino è responsabile per la catastrofe umanitaria che si sta propagando nelle regioni di Donets’k e di Luhans’k”, – ha detto Iatseniuk.

    18 novembre – Il presidente Petro Poroshenko e il ministro degli Affari Esteri della Germania Frank-Walter Steinmeier hanno discusso la possibilità di condurre le negoziazioni riguardo al Donbas nel “formato di Weimar”, con la partecipazione di Germania, Polonia e Francia.

  5. 17 novembre – La minaccia da parte della Russia non riguarda solo l’Ucraina, ma anche la Georgia, la Moldova e i paesi balcanici, – ha detto il cancelliere Angela Merkel a Sidney.

    17 novembre – Nel corso dell’ultima giornata, nel Donbas hanno perso la vita 6 militari ucraini, – ha detto il portavoce del Centro Informazioni del Consiglio di Sicurezza e di Difesa Nazionale Andrij Lysenko. – 9 soldati sono stati feriti.

    17 novembre – Il governo dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donets’k, in risposta ad un decreto del presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko sulla chiusura delle banche e degli uffici pubblici nelle Repubbliche Popolari di Donets’k e di Luhans’k, ha iniziato a lavorare sull’introduzione di un doppio sistema monetario: della hrivna e del rublo russo.

    17 novembre – Il presidente russo Vladimir Putin potrebbe reagire male all’ostruzione pubblica da parte dei leader mondiali al vertice del G20, – ha detto il politologo russo Stanislav Belkovskij.

    17 novembre – Entro l’inizio del 2015, l’Ungheria e la Slovacchia costruiranno un sistema di collegamento dei gasdotti che aprirà una nuova possibilità alla fornitura inversa del gas all’Ucraina.

    17 novembre – Il Segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha dichiarato che la sua organizzazione prende tutte le misure necessarie in relazione all’intensificarsi della circolazione di aerei militari russi nello spazio aereo europeo. Dall’inizio di quest’anno, gli aerei della NATO hanno intercettato circa 100 aerei militari russi: tre volte in più rispetto allo scorso anno.

    17 novembre – L’Ucraina, che dal giugno 2014 è scollegata dalle forniture del gas russo dalla “Gazprom”, a ottobre 2014 ha ridotto il proprio consumo rispetto al 2013 del 27,2%. Il consumo di carbone rispetto ad ottobre 2014 è diminuito del 34,5%. L’interruzione del lavoro del 80% delle miniere nel Donbas ha fatto sì che l’Ucraina iniziasse ad importare il carbone per soddisfare le esigenze delle centrali termoelettriche.

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