UCRAINA: Elezioni parlamentari, i sommersi e i salvati

Ormai i risultati delle parlamentari in Ucraina sono definitivi. C’è chi vince e c’è chi perde ed il futuro Parlamento avrà una composizione diversa: più giovane e più “rosa”. Ma molte le questioni in sospeso: quale sarà la coalizione di governo? Yatseniuk e Poroshenko sapranno andare d’accordo? che ne è della tanto criticata e sopravvalutata estrema destra? siamo davvero al Good Bye Lenin con l’uscita dalla Verkhovna Rada del partito Comunista? un’analisi che spera di fare un po’ di chiarezza sulla situazione politica ucraina.

Da KIEV – Quando manca ormai una manciata di voti dal poter definire definitivi i risultati, si può provare a dare un’interpretazione complessiva della consultazione. Bisogna partire dai numeri, a partire dall’affluenza che è stata abbastanza bassa, prossima al 52,4%.

Il Fronte popolare del primo ministro Yatseniuk vince, a sorpresa, la gara col partito del presidente ed ottiene circa il 22,2% dei voti, pari a 65 seggi. Il Blocco Poroshenko raggiunge il 21,8%, conquistando 63 seggi. Samopovich, vera rivelazione della competizione elettorale, ne conquista 32 con l’11% dei voti. Il Blocco di Opposizione composto dagli ex appartenenti al Partito delle Regioni di Yanukovich, il Partito Radicale di Lyashko ed il Partito Patria della Tymoshenko ottengono rispettivamente il 9,4%, il 7,4% ed il 5,7% pari a 27, 22 e 17 scranni parlamentari. Sono fuori il Partito Svoboda (che chiede a gran voce il riconteggio), “Sylna Ukraina” di Sergey Tihipko, e Pravy Sektor.

Discorso diverso per quanto riguarda i seggi assegnati nei collegi uninominali, dove a farla da padrone sono i candidati del Blocco Poroshenko, che vincono in ben 69 casi e ben distanziati quelli del Fronte Popolare che conquistano 18 seggi. Come sempre i candidati indipendenti, che lo sono spesso solo sulla carta, sono di gran lunga maggioranza: 107 coloro che pur dichiarandosi non vicini ad alcun partito riescono a conquistare un seggio.

La nuova Verkhovna Rada, il parlamento, sarà il più giovane della storia ucraina, con una media età prossima ai 44 anni, e quello più “rosa”, con 47 donne. Sono 151 i deputati uscenti che vengono rieletti e tra loro ben 64 quelli che votarono il 16 gennaio scorso le leggi “liberticide” proposte dall’ex presidente Yanukovich. Gran parte di loro viene eletto come appartenente al Blocco di Opposizione, o come indipendente nei collegi uninominali, anche se non mancano casi, come Vladyslav Atroshenko, ex governatore della regione di Chernigov sotto Yanukovich, dove è il Blocco Poroshenko a riproporre ex membri del Partito delle Regioni.

Una nuova coalizione

Si va verso un governo di coalizione, con Primo Ministro Yatseniuk, e gran parte della compagine governativa composta da membri del Fronte Popolare e del Blocco Poroshenko. Questi due partiti insieme possono contare su 215 seggi, dieci meno della maggioranza assolut,a non considerando che non saranno presenti i 27 membri che avrebbero dovuto essere espressione della Crimea e delle zone sotto controllo dei ribelli in Donbass.

Le trattative inizieranno non appena ci saranno i risultati definitivi, ma si sta già cercando di trovare un accordo sulla futura coalizione, che vedrà, oltre ai due partiti menzionati, anche il partito Samopomich (‘Mutuo soccorso’) del sindaco di L’viv Andriy Sadovyi e forse anche quello della Tymoshenko, anche se il Presidente potrebbe preferire evitare di accollarsi una figura che appare sempre più isolata ed in cerca di visibilità. Insomma si dovrebbe formare una coalizione senza le ali più estreme dello scenario politico ucraino entrate in Parlamento, e che avrà come punti di riferimento le riforme e l’avvicinamento all’Europa.

Ma chi comanda?

Il risultato per certi versi deludente del Blocco Poroshenko, dato attorno al 30%, così come l’exploit del Fronte Nazionale fa sorgere dei dubbi su chi possa prendere la guida della coalizione. Yatseniuk con tutta probabilità verrà riconfermato Primo Ministro ma chiaramente il presidente vorrà avere voce in capitolo sulle decisioni governative ed è quindi difficile pensare che non ci saranno attriti tra le due personalità. Poroshenko ha dimostrato in questa campagna elettorale di sapersi dimostrare un uomo forte e già svezzato politicamente, ma forse paga una certa inesperienza nel ruolo di capo dello Stato. L’aver cercato il dialogo con Putin in più occasioni, come nel caso dell’accordo di Minsk e nell’ultimo vertice ASEM, gli hanno inimicato una certa parte di opinione pubblica che lo considera troppo soft nell’approccio al vicino russo. Allo stesso tempo la decisione di volare a Donetsk il giorno delle elezioni è sembrato un modo per fare campagna durante il silenzio elettorale senza considerare che gran parte dei soldati nella missione anti terrorismo non hanno potuto votare perché fuori dalle loro zone di residenza: il presidente avrebbe di certo potuto spendersi maggiormente per modificare la normativa.

L’opposizione esiste?

Saranno due i partiti certamente estranei alla maggioranza: il Partito Radicale, di stile populista, incentrato sulla figura del suo leader Oleh Lyashko ed il Blocco di Opposizione guidato da Yuriy Boyko, formazione che accoglie tra le sue fila numerosi fuoriusciti dal partito delle Regioni dell’ex Presidente Yanukovich.

Ci si chiede se la presenza in Parlamento di un partito che si richiama alla maggioranza parlamentare della precedenza legislatura, almeno fino agli eventi di Maidan ed alla fuga di Yanukovich, e che è composto da personalità controverse, sia qualcosa di positivo. L’est del Paese, nei casi in cui ha potuto (o voluto) votare, si è espresso a favore di questo partito dimostrando una volta di più di vedersi rappresentato meglio da partiti che preferiscono rafforzare i rapporti con la Russia. L’affluenza, che è stata particolarmente bassa nelle regioni orientali, a causa dell’impossibilità per molti di votare nel Donbass (32% a Donetsk e Lugansk), ma non solo (39% a Odessa, 41% a Kherson, 47% a Dnipropetrovsk), dimostra disaffezione da parte delle popolazioni orientali per il processo democratico ucraino soprattutto perché non vedono, allo stato attuale, dei partiti che possano rappresentarli. Il Blocco di Opposizione appare quindi l’unica eccezione e non può quindi che rappresentare una presenza positiva che legittima l’operato di un Parlamento che altrimenti sarebbe stato espressione di una sola parte del paese.

I veri sommersi

Svoboda, il Partito Comunista e “Sylna Ukraina” restano fuori pur avendo conquistato in varie regioni percentuali superiori all’8%. Il caso del Partito Comunista, che per la prima volta dall’indipendenza non ottiene scranni parlamentari, è per certi versi esemplificativo. In tutta la parte orientale del paese (Donetsk, Lugansk, ma anche Odessa, Mykolaiv, Kherson) i dati dimostrano che la popolazione segue ancora con passione, almeno stando ai numeri, questo partito, ma i risultati aggregati su base nazionale non gli permettono di superare la soglia di sbarramento. Questo dovrebbe suggerire di rivedere la legislazione elettorale che penalizza fortemente i partiti che hanno forti basi locali, regionali o anche macro regionali. Non è un caso che il sistema ad unica circoscrizione elettorale sia tradizionalmente utilizzato in paesi, quali, per esempio, Georgia ed Israele, dove la popolazione è di gran lunga inferiore rispetto a quella ucraina, e dove il territorio è incomparabilmente più ristretto.

Le destre

Come già nel caso delle elezioni presidenziali gli elettori ucraini hanno dimostrato poco interesse per i partiti più estremi del campo politico. Il Partito Radicale di Lyashko, di stampo populista con tanto di programma incentrato sul ritorno agli armamenti nucleari, entra in parlamento col 7,4%, raccogliendo con molta probabilità il voto di elettori scontenti dalle politiche conciliatorie verso la Russia ed i separatisti, ma al tempo stesso Svoboda non supera il 4,7% e Pravy Sektor nemmeno il 2%. Diventa sempre più difficile, soprattutto all’estero e soprattutto da parte del Cremlino, definire l’Ucraina un paese di fascisti che vedono nell’estremismo la via da seguire. Sembra soprattutto incredibile come in una situazione di guerra come quella attuale, e in un contesto fortemente esasperato dove si ricorre spesso, da parte dei politici, a retorica nazionalista per creare spirito patriottico questi partiti non abbiano attecchito più di molto e dimostra che l’elettorato ucraino è molto più vicino a posizioni moderate di quanto spesso si voglia far credere.

Ed ora?

Le elezioni si sono svolte in modo ben organizzato e senza eventi di particolare rilievo. Non era per nulla scontato visto l’acuirsi, una volta ancora, dello scontro nell’est del Paese. Il Parlamento che si insedierà a breve è stato eletto democraticamente nel pieno rispetto degli standard internazionali, come han riconosciuto l’OSCE e tutte le organizzazioni internazionali che hanno monitorato il processo elettorale, ed appare quindi pienamente legittimato a legiferare. La Russia ha riconosciuto il risultato delle elezioni anche se con tutta probabilità avrebbe preferito un esito diverso e la dichiarazione di voler riconoscere i risultati della consultazione elettorale che si terrà questo week end nelle zone orientali dell’Ucraina sotto controllo dei separatisti sembra dimostrarlo.

Il rischio più grande appare quindi il ripetersi degli eventi che si verificarono negli anni successivi alla Rivoluzione arancione del 2004 e che videro deteriorarsi i rapporti tra l’ex presidente Yushenko e la Tymoshenko e di conseguenza il crollo della coalizione di governo. Sarà anche il caso di Poroshenko e di Yatseniuk?

Chi è Pietro Rizzi

Dottorando in Relazioni Industriali presso l’Università degli Studi di Bergamo, collabora con l’OSCE/ODIHR come osservatore elettorale durante le missioni di monitoraggio in Est Europa. Redattore per East Journal, dove si occupa di Ucraina, Est Europa e Caucaso in generale. In passato è stato redattore ed art director del periodico LiberaMente, e si è a lungo occupato di politica come assistente parlamentare e consulente giuridico per comitati referendari. Ha risieduto, per lavoro e ricerca, a Kiev e Tbilisi.

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4 commenti

  1. 3 novembre – La Russia ha riconosciuto le “elezioni” nel Donbas. “Noi rispettiamo la manifestazione della volontà degli abitanti del Sud-Est. I rappresentanti eletti hanno ricevuto il mandato per risolvere i problemi pratici per ripristinare la vita normale nella regione… Visto il risultato delle elezioni, è estremamente importante prendere delle misure attive perché si stabilisca un dialogo tra il governo centrale e i rappresentanti del Donbas nell’ambito degli accordi firmati a Minsk. Siamo pronti a contribuire in modo costruttivo insieme ai nostri partner internazionali alla soluzione della crisi in Ucraina”, – dichiarazione del Ministero degli Esteri della Russia.

    3 novembre – Le Nazioni Unite non hanno intenzione di riconoscere le cosiddette “elezioni” organizzate dai militanti delle “DNR” ed “LNR” (Repubbliche Popolari di Donets’k e di Luhans’k), – ha detto il rappresentante ufficiale delle Nazioni Unite ad interim Farhan Haq.

    3 novembre – Il riconoscimento da parte della Russia delle finte “elezioni” nel Donbas è uno schiaffo in faccia all’UE e a tutti coloro che hanno creduto negli “accordi di Minsk”, – ha detto l’ex ministro degli Esteri svedese Carl Bildt.

    3 novembre – Dopo la dichiarazione riguardante il riconoscimento delle elezioni nelle autoproclamate “DNR” ed “LNR” la possibilità che le sanzioni contro la Russia vengano annullate è esclusa, – ha detto il portavoce del cancelliere della Germania Steffen Zaybert: “Se la situazione dovesse peggiorare, potrebbe rendersi necessario rafforzare le sanzioni”.

    3 novembre – La Russia continua a trasferire le proprie truppe sul territorio controllato dai militanti, – ha detto il portavoce del Centro informazioni del Consiglio di Sicurezza e di Difesa Nazionale Andrii Lysenko: “Va avanti l’intenso spostamento dei militari dell’esercito e delle attrezzature militari dalla Federazione russa ai territori temporaneamen

  2. 2 novembre – Nel corso di 72 ore la Russia ha effettuato le esercitazioni e la prova di tutti e tre i tipi di portatori di armi nucleari che sono nell’arsenale dell’esercito russo.

    2 novembre – La Russia ha in mente di utilizzare le cosiddette elezioni nelle “DNR” ed “LNR” (Repubbliche Popolari di Donets’k e di Luhans’k) per aumentare il numero dei militari delle Forze Armate russe presenti sul territorio, – ha detto il Consigliere del capo della SBU (Servizio di Sicurezza dell’Ucraina) Markian Lubkivskyi.

    2 novembre – La SBU ha aperto un procedimento penale contro le cosiddette elezioni a degli organi illegittimi delle “DNR” ed “LNR”. La SBU e il Ministero degli Interni qualificano ciò che accade il 2 novembre nei territori temporaneamente occupati delle regioni di Donets’k e di Luhans’k come un crimine contro il popolo ucraino e documentano i numerosi casi di terrore, di intimidazioni, ricatti, di corruzione, di lavori forzati e sequestri di persona. Ne parla la dichiarazione della SBU sulle “elezioni” in atto nel Donbas.

    2 novembre – Il Ministero degli Affari Esteri esprime una decisa protesta contro le azioni illegali della Federazione russa, contro la grave violazione del confine di Stato dell’Ucraina e chiede che la Russia ponga fine alle azioni provocatorie e si attenga alle “norme e ai principi del diritto internazionale e delle relazioni internazionali”. Ne parla la dichiarazione del MAE dell’Ucraina concernente l’attraversamento del confine da parte dell’ennesimo cosiddetto “convoglio umanitario” russo.

  3. 31 ottobre – Secondo i dati preliminari, dopo le elezioni parlamentari del 26 ottobre nella coalizione della maggioranza entreranno “Blok Petra Poroshenka”, “Narodnyi Front” e “Samopomich”. Il parlamento ucraino si è rinnovato per il 56%.

    31 ottobre – Il governo ha ufficialmente approvato l’elenco delle città che sono state coinvolte nell’operazione antiterrorismo.

    31 ottobre – Tra i terroristi filorussi si aggravano i conflitti: ne soffre in primo luogo la popolazione civile, come la persona morta a Donets’k e l’altra ferita il 30 ottobre, – ha detto il portavoce del Centro Informazioni del Consiglio di Sicurezza e di Difesa Nazionale Andrii Lysenko.

    31 ottobre – Le dichiarazioni dei funzionari della Federazione russa che manifestano la loro volontà di riconoscere le cosiddette “elezioni” nelle autoproclamate “DNR” ed “LNR” (Repubbliche Popolari di Donets’k e di Luhans’k) suggeriscono che la Russia continua i suoi sforzi per destabilizzare l’Ucraina, – dichiarazione del Segretario generale della NATO Jens Stoltenberg.

    31 ottobre – Il presidente dell’Ucraina, quello della Commissione europea e quello del Consiglio europeo hanno segnalato l’inizio dell’applicazione provvisoria dell’accordo di associazione del 1° novembre nella dichiarazione congiunta di Petro Poroshenko, Herman Van Rompuy e José Manuel Barroso.

    31 ottobre – Il capo del servizio nazionale di Guardia della Frontiera Viktor Nazarenko e il capo del servizio di Guardia della Frontiera della Russia ad interim hanno firmato un protocollo sul controllo congiunto sui punti di controllo di Kuibysheve-Dyakovo sul confine russo-ucraino. Inoltre, l’Ucraina e la Russia hanno identificato i meccanismi per instaurare un controllo congiunto sui punti di controllo di Donets’k-Izvaryne e Matveev Kurgan-Uspenka. Sono quei punti di controllo che l’Ucraina non ha più potuto controllare per mesi.

  4. Se la Russia non avesse fatto i gravi errori che ha commesso e sta continuando a commettere l’Ucraina potrebbe avere le basi per un buon sviluppo economico e democratico. Purtroppo si è preferito smembrare il territorio e produrre le condizioni per un embargo sul gas. Con quali risultati e benefici per la stessa Russia è da vedere. Per ora Putin utilizza i media interni, da lui quasi integralmente controllati, per accreditarsi quale campione della nazione russa. Un risultato in termini propagandistici che nasconde esiti strategici reali assai incerti. Quanto alle fandonie sulla supposta ed inesistente Ucraina fascista, bastava essere a Kiev nello scorso inverno/primavera (ero lì fino a maggio), per osservare quanto la propaganda russa fosse falsa.

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