TRANSNISTRIA: Quando le elezioni non significano democrazia

da Il Manifesto, articolo tratto dal blog “Est est est” del giornalista Astrit Dakli, uno dei maggiori esperti di spazio post-sovietico in Italia

Dopo la Sud Ossezia e la Federazione Russa, si vota anche in un’altra singolare dépendance della Russia, la secessionista repubblica di Transnistria, già parte della Moldova ma mai realmente controllata dalle autorità di Kishinev, fin dal momento della disintegrazione dell’Urss.

Se non ci saranno altre sorprese, dovrebbe vincere facilmente – e ottenere il suo quinto mandato presidenziale consecutivo – l’attuale leader Igor Smirnov, al potere fin dal 1991 e a quanto pare intenzionato a restarci tutta la vita. I suoi avversari sono funzionari del suo regime, come lo speaker del parlamento Anatoly Kaminski e l’ex-speaker Yevgeny Shevchuk, cui si aggiungono il leader del Partito Comunista Oleg Horjan e quello del movimento Proryv (sfondamento)Dmitry Soin.

La Transnistria ha formalmente un regime multipartitico, ma finora l’unico potere che conta è stato quello del presidente, e le elezioni tenute regolarmente per la presidenza e per i 43 seggi del parlamento sono state regolarmente macchiate da pesanti sospetti di brogli e manipolazioni. Nella giornata di oggi, per la prima volta, dovrebbero esserci anche degli exit polls (finora proibiti) mentre i risultati del voto dei 400mila elettori verranno comunicati domani.

Negli ultimi tempi la tenuta del regime di Smirnov, considerato in generale come “il buco nero d’Europa” per l’altissimo livello di illegalità che vi regna, tanto da farne un vero porto franco per le più importanti organizzazioni mafiose della Russia, dell’Ucraina e di altri paesi dell’Europa orientale, ha visto formarsi qualche crepa, soprattutto per le crescenti difficoltà con i protettori di Mosca (la Russia mantiene un contingente militare in Transnistria, ufficialmente con compiti di peacekeeping rispetto al mai del tutto risolto conflitto con la Moldova).

Il figlio di Smirnov, Oleg (che ha come moltissimi abitanti della Transnistria anche la cittadinanza russa) è stato incriminato e messo sotto processo (in contumacia) in Russia per appropriazione indebita: avrebbe rubato gran parte dei 30 milioni di euro stanziati da Mosca per aiuti umanitari alla piccola repubblica. Più in generale, le autorità russe cominciano forse a sentire il loro impegno a favore della Transnistria “smirnovizzata” come un peso fastidioso che crea loro parecchi problemi, dalla difficoltà di rapporti con la Moldova alle spine che frenano i negoziati sul disarmo europeo con la Nato, oltre che generare spese non indifferenti.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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