Corruzione di testimoni. Sotto accusa Carla del Ponte, colei che portò Milosevic alla sbarra

Carla del Ponte è stata procuratore del Tribunale internazionale dell’Aja dal 1999 al 2007, di origini ticinesi ha prima di quella data ricoperto incarichi nella magistratura elevetica di cui è stata procuratore capo. E’ nota per avere portato alla sbarra i criminali di guerra dell’ex-Jugoslavia, tra cui l’ex presidente serbo Milosevic. Carla del Ponte e il suo team sono ora indagati per avere utilizzato metodi poco ortodossi nel reperimento di prove e nell’interrogare i testimoni: pressioni psicologiche, privazione del sonno, minacce, corruzione.

A riferirlo è The Guardian. I giudici del tribunale delle Nazioni Unite contro i crimini di guerra per l’ex Jugoslavia a L’Aia -lo stesso tribunale per cui lei lavorava- hanno ordinato un’inchiesta indipendente sulle pratiche usate sia da Carla Del Ponte, sia dai pubblici ministeri Hildegard Ürtz-Retzlaff e Daniel Saxon, per ottenere informazioni dai testimoni. L’inchiesta è scatatta a seguito delle denunce di alcuni testimoni.

Occorre dire che in questi otto anni Carla del Ponte si è fatta nemici un po’ ovunque, e dalle colonne dei giornali questo s’intuisce bene: c’è chi la difende (pochi) e chi si frega le mani (molti) descrivendone il temperamento iroso e autoritario. C’è chi plaude alla notizia, specie nei Balcani, rammentando le “fallimentari inchieste del procuratore” e il “processo farsa” a Milosevic. Dalla Francia alla Serbia uno stormo di avvoltoi si è lanciato sulla carcassa del magistrato elvetico antipatico soprattutto all’elite kosovara (e a chi la sostiene). L’Uck, l’esercito di liberazione kosovaro che combattè contro i serbi a fine anni Novanta, è infatti accusato dal magistrato di avere sovvenzionato la propria lotta attraverso il traffico d’organi. Organi di serbi, specialmente bambini. L’accusa ha mosso l’Unione Europea a promuovere un’inchiesta ufficiale nel 2008.

Ora al posto della Del Ponte, mandata in Argentina presso l’Ambasciata svizzera –promoveatur ut amoveatur ci verrebbe da dire- c’è Serge Brammertz che fa sapere: “Siamo convinti che il nostro Staff abbia lavorato in modo professionale e all’interno delle regole” facendo inoltre un’importante precisazione: “È menzionata (Carla Del Ponte, ndr.) unicamente perché era a capo dell’ufficio, ma le accuse sono indirizzate agli investigatori e agli avvocati che hanno lavorato per lei”.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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