STRATEGIE ENERGETICHE: Ecco il Gecf, il cartello dei Paesi produttori di gas

di Pietro Acquistapace

Il GECF (Gas Exporting Countries’ Forum) viene fondato a Teheran nel 2001 e costituito giuridicamente a Mosca nel 2008. Tra gli scopi dell’organismo internazionale ci sono la ricerca di una maggiore collaborazione tra i paesi produttori di gas ed il consolidamento del mercato di riferimento attraverso il superamento del vincolo dovuto al meccanismo che lega il prezzo del gas naturale a quello del petrolio; in sostanza la volontà sembrerebbe, a prima vista, quella di creare una vera e propria OPEC del gas.

Come si apprende dal sito del GEFC, allo stato attuale i membri effettivi sono undici (Algeria, Bolivia, Egitto. Guinea Equatoriale, Iran, Libia, Nigeria, Qatar, Russia, Trinidad&Tobago e Venezuela) più alcuni paesi presenti come osservatori (Kazakistan, Olanda e Norvegia). Di fatto il cartello raccoglie più del 70% delle riserve mondiali.

La costituzione di una vera e propria OPEC del gas è tuttavia un percorso non semplice sia per il carattere informale dell’organizzazione voluto dalla Russia (che si rifiuta di considerarla un cartello), sia per le differenti visioni dei membri a proposito della struttura futura del GECF stesso. Si spiegano così i lenti passi fatti dal Forum dalla sua creazione ad oggi, nonostante la regolarità degli incontri tenutisi. Le differenze tra gli Stati membri si sono rivelate anche nel corso dell’ultimo incontro tenutosi ad Orano (in Algeria) dal 19 al 21 aprile 2010 dove l’Algeria ha proposto una riduzione della produzione di gas per influenzare il mercato dei prezzi. Proposta tuttavia respinta e meeting conclusosi con una dichiarazione, non vincolante, sulla riduzione del gap tra prezzo del gas e prezzo del petrolio.

Il GEFC rappresenta, per la sua stessa natura, una importante sfida geopolitica, nonché un ulteriore segno del dinamismo russo in campo energetico secondo i dettami del decreto approvato dal presidente russo il 12 maggio 2003, che detta la “Strategia della sicurezza nazionale russa fino al 2020”. Testo che sottolinea l’importanza del possesso delle fonti dei beni strategici e non esclude l’uso della forza militare in caso di problematiche legate alla concorrenza. Tuttavia la Russia ha scelto di mantenere un basso profilo sia per non mettere in pericolo i suoi numerosi contratti di fornitura sia per la volontà di arrivare a creare non un cartello di produttori ma bensì un’organizzazione che raggruppi sia paesi esportatori che consumatori, senza dimenticare gli Stati attraversati dai gasdotti.

Il fatto che nel GECF siano presenti sia Russia che Iran (che con il Qatar posseggono più della metà delle riserve mondiali di gas) rappresenta una seria minaccia alla politica strategica degli USA nel settore dei beni energetici. Non a caso il Comitato per le questioni giuridiche del Senato americano, in concomitanza con il processo di formazione del GECF, ha approvato un progetto di legge orientato contro la creazione di cartelli di petrolio e gas a carattere di OPEC. Gli Stati Uniti di fatto si troverebbero di fronte ad un’alleanza strategica tra Russia e paesi del Vicino e Medio Oriente di non indifferente peso. Ed un segnale non certo favorevole per la politica statunitense lo si può leggere nell’elezione a segretario del GECF, avvenuta nel dicembre 2009, del rappresentante russo Bokhanovski.

In tutto ciò l’Unione Europea si trova di fronte al dilemma ormai sempre più frequente, ossia se rimanere ancorata alla fedeltà all’alleato americano o perseguire una politica economica, e non solo, autonoma e rispondente ai propri interessi. La crisi del gas russo-ucraina a cavallo del 2008 e 2009 ha ben mostrato come l’Europa sia vulnerabile dal punto di vista energetico.

Per tutti questi motivi sarà di estremo interesse vedere quali decisioni verranno prese nel corso dell’11° incontro del GECF previsto per il novembre 2011 in Qatar. Sembra indubitabile che queste saranno strettamente collegate ai futuri sviluppi geopolitici.

Leggi anche:

sul CSTO: Kiev e il nuovo Patto di Varsavia -pardon, di Tashkent

sullo SCO: Cos’è la Shanghai Cooperation Organization, unione asiatica anti-americana

Chi è Pietro Acquistapace

Laureato in storia, bibliofilo, blogger e appassionato di geopolitica, scrive per East Journal di Asia Centrale. Da sempre controcorrente, durante la pandemia è diventato accompagnatore turistico. Viaggia da anni tra Europa ed Asia alla ricerca di storie e contatti locali. Scrive contenuti per un'infinità di siti e per il suo blog Farfalle e Trincee. Costantemente in fuga, lo fregano i sentimenti.

Leggi anche

Andrea Borelli Putin

Putin non è fascista. Un libro di Andrea Borelli per capire il putinismo

Secondo molti osservatori, Putin sarebbe il volto del fascismo moderno. Un bel libro di Andre Borelli ci mostra invece quanto il putinismo sia debitore allo stalinismo, aiutandoci a comprendere meglio l'ideologia del Cremlino...

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com