STORIA: Le due chance perdute del papa armeno

Per ben due volte la Chiesa cattolica e’ stata vicina ad avere un Papa armeno, nel ’58 e nel ’63. Ma fu una manovra antisovietica del Sifar, il servizio di spionaggio italiano, concordata con ambienti ecclesiastici, ad impedire che il Conclave da cui uscì papa Giovanni Battista Montini, entrato come candidato già forte, eleggesse il cardinale armeno Gregorio Pietro Agagianian, prefetto del dicastero missionario Propaganda Fide ai tempi di Pio XII e di Giovanni XXIII, considerato vicino ai russi e a un certo punto apparso come possibile outsider nella partita.

Una storia, rivelata nel 1993 dalla rivista Trenta Giorni, che la dice lunga su come l’elezione di un Pontefice sia oggetto non solo di tentativi interni di condizionamento ma anche esterni, da parte di Stati e governi che vedono proiettati nella Cappella Sistina anche i propri interessi nazionali. Lo scenario, del resto, nel ’63 era quello della Guerra fredda e l’origine armena, geograficamente vicina alla Russia sovietica, era un peccato originale troppo grande per chi temeva, fuori e dentro la Chiesa, l’instaurarsi di un pericoloso legame con i comunisti o, peggio, un’influenza di questi sul Vaticano.

E così, il Sifar mise in piedi l’Operazione Conclave supportato da ambienti ecclesiastici a loro volta interessati a sventare un’elezione che vedevano come fumo negli occhi. Tutto nacque per una innocente ammissione di Papa Giovanni XXIII, che fece puntare l’attenzione dei servizi su Agagianian. Nel corso di una visita al collegio armeno, Roncalli aveva dichiarato: ’Sapete che il vostro cardinale ed io eravamo come appaiati nel Conclave dello scorso ottobre?’. Quando alla sua morte, nel ’63, il nome di Agagianian – nato nell’Akhaltsikhe, ora nella Repubblica Transacaucasica di Georgia, all’epoca settantenne – prese sempre più consistenza tra le candidature al papato, ambienti ecclesiastici e ambienti del Sifar concordarono la manovra. ’I primi – scriveva Trenta Giorni -, temendo una pressione sovietica sul Conclave, si erano serviti dei secondi per dar corpo a maldicenze circolate in Vaticano’.

I servizi colpirono Agagianian confezionando, con una strategia che si rivela delle più longeve, un dossier sul conto della sorella del porporato, la settantenne, Elizabeta Papikova. Secondo il dossier, la donna aveva legami con il Kgb, i servizi segreti sovietici, e si sarebbe messa in contatto con l’ambasciata sovietica durante una sua visita a Roma nel ’62 al fratello. In realtà, dagli appostamenti degli 007, emerge quasi solo la ’consuetudine amichevole’ e del tutto innocente della vecchietta con un certo dottor Megarditich Hebojan, un medico nato a Costantinopoli, ma residente a Roma dal 1935.

Ma il 10 giugno, a poco più di due settimane al Conclave, ecco l’evento che induce i servizi italiani a convincersi di essere in presenza di una Mata Hari. Elizabeta riceve la visita del primo segretario dell’ambasciata sovietica, un certo Againe Gorguen, armeno, ’noto al Cs (e cioe’ i Servizi segreti italiani) quale sospetto agente del Si (Servizio informazioni) sovietico operante in Italia’. Gli agenti registrano che ’il diplomatico, lasciata la sede del collegio armeno, effettua una telefonata da esercizio pubblico ubicato in via San Nicola da Tolentino 23/B, allontanandosi subito dopo in direzione di via Veneto’.

Il colpo finale alla candidatura di Agagianian viene assestato facendo pervenire misteriosamente una copia del dossier in Vaticano. In realtà, la povera e ignara Elizabeta Papikova, aveva ricevuto la visita di cortesia di un addetto alla sua ambasciata, armeno come lei, al quale si era rivolta per registrarsi, dato che continuava a essere cittadina sovietica. Non tutti pero’ sono d’accordo con questa versione dei fatti. ’Nel 1963, l’elezione di Paolo VI era scontata; non c’era bisogno di manovre del Sifar’, reagì il giorno dopo le rivelazioni di Trenta Giorni padre Carlo Cremona, biografo di papa Montini. Secondo Cremona, il cardinale Agagianian era ’papabile’ nel 1958 (quando peraltro si dice che rifiuto’ il papato affermando: ’Il mondo non e’ pronto per un Papa non italiano’) ma nel 1963, non era più in corsa; nel 1963, l’arcivescovo di Milano, Giovanni Battista Montini, entrò nel Conclave ’da papa’ e ne uscì ’da papa’.

Foto: Flickr

Chi è Giovanni Bensi

Nato a Piacenza nel 1938, giornalista, ha studiato lingua e letteratura russa all'Università "Ca' Foscari" di Venezia e all'Università "Lomonosov" di Mosca. Dal 1964 è redattore del quotidiano "L'Italia" e collaboratore di diverse pubblicazioni. Dal 1972 è redattore e poi commentatore capo della redazione in lingua russa della radio americana "Radio Free Europe/Radio Liberty" prima a Monaco di Baviera e poi a Praga. Dal 1991 è corrispondente per la Russia e la CSI del quotidiano "Avvenire" di Milano. Collabora con il quotidiano russo "Nezavisimaja gazeta”. Autore di: "Le religioni dell’Azerbaigian”, "Allah contro Gorbaciov”, "L’Afghanistan in lotta”, "La Cecenia e la polveriera del Caucaso”. E' un esperto di questioni religiose, soprattutto dell'Islam nei territori dell'ex URSS.

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