Guerre jugoslave, verso l’assedio di Mostar

L’attacco a Mostar, prima i serbi poi i croati

Nell’aprile del 1992 Mostar fu attaccata dall’JNA (Armata Popolare Jugoslava, in pratica l’esercito di Belgrado) e da unità paramilitari serbe, tra cui gli “Šešeljevci“, gli “Arkanovci” e i “Beli“. I musulmani e i croati si difesero a fianco a fianco. Un anno dopo iniziò il conflitto tra quelli che fino ad allora erano stati alleati, in quanto la Croazia attaccò inaspettatamente la Bosnia Erzegovina. Il mondo occidentale definì quest’aperta aggressione da parte della Croazia una “guerra nella guerra“. Secondo l’opinione di esperti osservatori, la diplomazia internazionale avrebbe dovuto fermare il conflitto tra musulmani e croati. Essa invece, non solo non ha agito, ma, anzi, ha addirittura acuito il conflitto.

Il piano Vance-Owen per la spartizione della Bosnia

A scatenare il conflitto erano state le mappe contenute nel cosiddetto piano Vance-Owen. Cyrus Vance e Robert Owen, i due negoziatori delle Nazioni Unite per la Bosnia Erzegovina, agli inizi del 1993 avevano proposto di suddividere la Bosnia in dieci regioni autonome con un debole governo centrale. In tal modo l’Onu favoriva una spartizione della Bosnia tra croati e serbi. A seguito di questa ripartizione, ai croati, che costituivano solo il 17% della popolazione, si sarebbe dovuto assegnare il 26% del territorio. Mostar sarebbe dovuta diventare la capitale della Regione prevalentemente croata, sebbene nella città stessa vivessero più musulmani che croati. Il Comandante dei croati di Bosnia, Mate Boban, firmò subito detto piano. Le mappe originarono poi, nell’aprile del 1993, le discussioni sulla ripartizione del territorio bosniaco tra croati e serbi come poi ammesso da alcuni rappresentanti della Croazia.

Herceg-Bosna, etnicamente pulita

Il 15 aprile il Comando croato rivendicò il controllo militare delle tre regioni che nel piano Vance-Owen erano definite “croate”, compresa la città di Mostar. I croati aspiravano alla creazione di uno Stato “etnicamente pulito” che denominarono “Herceg-Bosna” e cominciarono ad intercettare i convogli che trasportavano gli aiuti umanitari.

L’assedio e il lager

Il 9 maggio 1993 cominciò l’assedio di Mostar. I croati adottarono la tattica dei serbi ed espulsero più di 30.000 musulmani bosniaci dal territorio della città. Più di 10.000 musulmani bosniaci furono invece condotti nei lager. Il più grande ed il più temuto dei campi di concentramento, divenuto noto con il nome Heliodrom, si trovava in una fabbrica di aerei abbandonata nei pressi di Mostar.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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