SLOVENIA: La crisi colpisce Lubiana, da 'piccola Austria' a 'piccola Italia'

Una piccola Austria, la più scandinava delle repubbliche slave, la verde Slovenia è sempre stata un modello di efficienza e solidità economica, la più veloce tra le ex repubbliche jugoslave a farsi europea con livelli di benessere “occidentali”. Ma la crisi è arrivata anche lì e la piccola Austria sembra ormai una piccola Italia. Almeno questo è il parere del Sueddeutsche Zeitung che ha pubblicato un articolo di fuoco sull’economia slovena che molto ha fatto discutere in patria per gli ovvi contraccolpi politici che può produrre una notizia del genere. Ma il Sueddeutsche Zeitung non parla a vanvera.

La Slovenia, oggi duramente colpita dalla stretta creditizia, si è recentemente vista tagliare il rating del suo debito sovrano e delle maggiori banche da tre agenzie internazionali, per la seconda volta dall’inizio dell’anno. Sono pertanto sempre più insistenti le voci secondo le quali in autunno la Slovenia potrebbe diventare il sesto Paese membro dell’Unione a chiedere aiuti al fondo salva-stati europeo. Prima il 2 agosto Moody’s ha declassato lo status della Slovenia da A2 a Baa2, con un outlook negativo, poi è stata la volta di Standard and Poor’s (da A+ ad A) e infine, mercoledi’ scorso di Fitch, sempre di un punto, ad A-, spiegando che la decisione è motivata ”dallo stato preoccupante in cui versa il settore finanziario del Paese”.

Il deterioramento della situazione nelle banche e la lentezza dell’azione del governo, che continua a posticipare la decisione sulla ricapitalizzazione dei maggiori istituti di credito, tra l’altro di proprietà dello Stato, vengono indicati da tutte e tre le agenzie come la principale ragione per il giudizio negativo sullo stato delle finanze pubbliche slovene. Secondo Fitch il governo dovrà spendere circa 2,8 miliardi di euro per stabilizzare le banche, pari all’8 per cento del Pil nazionale. Immediatamente è schizzato anche lo spread e ora gli interessi sui titoli di Stato sloveni a scadenza decennale sono arrivati al 7,03%, limite considerato insostenibile a lungo termine, dopo il quale altri Paesi dell’euro hanno dovuto chiedere aiuti a Bruxelles.

Il governo, guidato dal conservatore Janez Jansa, ha più volte smentito le voci che Lubiana dovrà ricorrere al fondo salva-stati e si è detto ”sorpreso” dal giudizio delle agenzie che ”non avrebbero valutato in modo adeguato le misure di risparmio messe in atto dallo scorso maggio”. Jansa continua a insistere come, per quanto sia evidente che la banche avranno bisogno di aiuto, lo stato delle finanze pubbliche è lontano dal definirsi preoccupante. Infatti la legge finanziaria prevede una diminuzione del deficit dal 6,4 nel 2011 a circa 4% quest’anno, mentre il debito pubblico continua a mantenersi a livelli contenuti, al 48% del Pil.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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