SLOVACCHIA: Fico ancora contro la minoranza magiara

All’indomani della vittoria di Fidesz alle elezioni ungheresi, un nuovo provvedimento è al vaglio del Parlamento magiaro. Un provvedimento che mette in agitazione il vicino slovacco poiché oggetto della legge è il conferimento della cittadinanza ungherese a tutti i magiari che vivono all’estero. Il primo ministro slovacco Robert Fico ha reagito con asprezza alla notizia, in conferenza stampa ha dichiarato che “se l’Ungheria adottasse unilateralmente la legge senza consultarci, questa sarebbe a deterimento e pericolo di coloro che applicheranno per ottenere la cittadinanza”.

Tradotto: coloro che chiederanno la cittadinanza ungherese, potrebbero perdere quella slovacca. La qual cosa sarebbe dannosa per chi, pur magiaro di origine, è nato e cresciuto in Slovacchia, avendo lì lavoro e tutela sociale. La perdita della cittadinanza slovacca sarebbe un forte deterrente, ma anche un’azione che certo non andrebbe a migliorare i già tesi rapporti tra i due Paesi. E c’è un precedente, poiché anche la Rep. Ceca ha cancellato la cittadinanza boema a coloro che avevano avanzato richiesta di ottenerne una seconda.

Il premier slovacco Fico ha dichiarato che la Slovacchia considererà l’adozione del provvedimento come una minaccia alla sicurezza nazionale (che sarà immediatamente deferita all’Alto Commissario OCSE per le Minoranze). Ha detto anche che:  “A nostro avviso l’adozione di questa norma, se avvenisse, violerebbe i principi delle amichevoli relazioni tra vicini”.

Di amichevole, però, le relazioni hanno ben poco già da tempo. I reciproci nazionalismi inquinano la politica estera e quella interna. La questione della doppia cittadinanza segue, infatti, quella della lingua: la Slovacchia ha approvato nel settembre 2009 una legge che vieta l’utilizzo di lingue diverse dallo slovacco negli uffici pubblici, a meno che la minoranza non superi il 20% della popolazione. E la minoranza ungherese è “solo” del 10%.

E questa legge, che irritò i magiari, fu preceduta dall’incidente diplomatico del 21 agosto 2009, quando Bratislava non ha permesso al presidente ungherese Laszlo Solyom di entrare in Slovacchia per assistere all’inaugurazione del monumento di Santo Stefano, patrono ungherese. E di questo passo si potrebbe risalire ad almeno un decennio fa, forse anche fino al giorno dell’indipendenza dei due Paesi, senza nemmeno più capire cosa abbia scaturito simili tensioni. Il dialogo tra i due Paesi continua ad essere un dialogo tra sordi.

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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